Si è conclusa, presso la Konig di Molteno, la fase di esuberi scaglionati che ha portato la nota azienda produttrice di catene da neve a chiudere interamente la sede produttiva. Nel grande stabilimento di viale Lombardia oggi resta infatti un organico composto da poco meno di 25 lavoratori. Si tratta per lo più di personale impiegatizio, addetto alla mansione commerciale, e di dipendenti nel settore logistico.
Un ulteriore impoverimento del tessuto produttivo locale, come già accaduto in passato per altre realtà aziendali, che si è esplicitato, come un fulmine a ciel sereno, nell'anno del 50esimo anniversario di fondazione quando Pegaw, la società austriaca che nel settembre 2015 aveva acquisito il marchio dalla svedese Thule, ha annunciato - ad aprile - un drastico piano di ristrutturazione aziendale che è poi stato effettivamente attuato.

La sede della Konig a Molteno durante un presidio dei lavoratori l'estate scorsa
Nonostante le insistenti trattative sindacali e le convocazioni ai tavoli istituzionali di Regione Lombardia e del Ministero per lo sviluppo economico, l'azienda ha dato seguito al piano annunciato, aprendo una procedura di mobilità per 103 lavoratori, rispetto ai 106 inizialmente previsti. Questi licenziamenti non erano giustificati con un calo della richiesta del prodotto, ma con il trasferimento della produzione in Carinzia e Repubblica Ceca dove l'impresa austriaca possiede già stabilimenti.
L'uscita dall'azienda dei dipendenti, con incentivo economico, è avvenuta però a scaglioni: alla fine del mese di settembre, circa una settantina di dipendenti hanno definitivamente lasciato il sito moltenese. Gli altri esuberi, come da programma, sono avvenuti alla metà e alla fine del mese di ottobre.
Alcuni ex dipendenti hanno già trovato una nuova collocazione, riuscendo così a "piazzarsi" nuovamente sul mercato del lavoro. Per gli altri è prevista una mobilità di un anno, per le persone sotto i 50 anni, e di 18 mesi per gli ultra cinquantenni. Tuttavia, sebbene il contributo economico continui ad essere garantito fino alla scadenza, a partire dal primo gennaio, non saranno più previsti sgravi contributivi per le imprese che intendono assumere lavoratori iscritti alle liste di mobilità.
In questi mesi si stanno inseguendo però voci sulla destinazione futura di quel sito produttivo di grosse dimensioni che non viene più utilizzato. "L'azienda, già in fase di trattativa, aveva comunicato che tutto quello spazio non sarebbe servito e che avrebbe valutato alternative all'attuale stabilimento. Confidiamo però che possa rimanere qui a dare continuità" ha spiegato Luigi Panzeri della Fiom Cgil che ha seguito la vicenda insieme a Giovanni Gianola della Fim Cisl. Le organizzazioni sindacali, al momento, non sarebbero al corrente di eventuali trattative per cedere il sito. Quello che in ogni caso sarebbe da escludere con il trasferimento della sede è il licenziamento in toto della forza lavoro attualmente rimasta: ai dipendenti che hanno lasciato volontariamente il lavoro è stato infatti chiesto di rispettare il contratto nazionale del lavoro, avanzando un preavviso. Un segnale che testimonierebbe la volontà aziendale di proseguire con l'attività di rivendita, seppur con l'esiguo organico rimasto.
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