E' un periodo all’insegna dell'ibrido. Il virus c’è ma si va al mare; il Grillo parlante teorizza uno è uno ma lui è il tutto. Un ibrido

E' un'estate all'insegna della variabilità tra variante delta/alfa del coronavirus e dell'apparente  normalità: tutti al mare, tutti in vacanza. Si esalta il green pass, ma si controllano le frontiere e si mette in quarantena chi  va e chi viene. Aumenta il deficit storico, ma si esalta  la crescita minimale del PIL. E' come se si fosse seduti sulla cresta di un'onda che si muove tra un dire e un fare contrapposti: tutto va bene, tutto va male. Ma si va. Ci si fida del navigatore ma non dei naviganti, dei nominati ma non degli eletti; il campionato europeo di calcio è girandolo, si gioca nelle varie capitali e dovrebbe concludersi in Inghilterra che non è più in Europa.

Tutto ciò accade perché si è in una fase ibrida. L'ibrido è una creatura composta da due o più  componenti, un misto di sacro, profano, violenza, mitezza, sapienza, ignoranza: ibrido è il Minotauro, divoratore di giovani e vergini; ibrido è il centauro Chirone, medico e saggio che si sacrificò per liberare Prometeo dalla condanna di Zeus.

Ibrido è il Grillo parlante che decide di staccare la spina al suo avvocato perché immaturo per cogliere il seme della sapienza del movimento che lui ha partorito. Lui, essendo un unicellulare della famiglia del paramecio è in grado di svolgere tutte le funzioni.

E' per definizione un ibrido. Non è di sinistra né di destra, all'occasione però applica  pratiche di destra o di sinistra; uno è uno, lui è il tutto: il Garante. La democrazia è diretta quando risponde al suo desiderio: come il Minotauro nel labirinto di Conosso dagli addetti ci aspetta i sacrificanti in funzione di un bene supremo. Lui è lui. Altro che democrazia diretta.

L'ibrido non è un padre padrone, non è un padre perché non esiste l'orda, il gruppo, la fratria,  esistono delle unità virtuali individuali.

La democrazia diretta virtuale si blocca quando fa i conti con quella reale: la realtà materiale scompare. E' castrata. La dialettica tra reale e virtuale salta, non ci sono regole,  norme tra le componenti: l'ibrido non le sopporta. Gli eletti in Parlamento, essendo il frutto di un voto virtuale, degli Avatar, quando sono chiamati a confrontarsi scompaiono, tanto che non si oppongono al totem: non esistono.

Sulla scena mediatica appaiono una decina di nominati che decidono per tutti: sono l'interfaccia  del  generante.

Quello che sta accadendo dentro il Movimento 5Stelle è importante da decifrare perché è un fenomeno nuovo che corrisponde a dei codici da interpretare, da decodificare di questa società avanzata che si articola su più livelli tra reale/virtuale e non solo. La questione non va banalizzata. In questa vicenda ci sono dei segni premonitori di come siano fragili le democrazie e tutto ciò  necessita di un approfondimento.

Invece, il partito classico novecentesco risponde di più alla logica totemica tra padre/figli, tra a conflitto orizzontale e verticale. E' il classico problema dei partiti tradizionali della sinistra. Quelli di destra rispondono di più alla metafora di Cronos o di Sansone: per salvaguardare il suo potere il capo distrugge i suoi eredi.

Nell'epoca ibrida le parti si mischiano, danno forma a un mostruoso con forme sconosciute. Questo è quello che sta accadendo in natura con il mutevole e mutante virus e in politica. Per paradosso,  anche l'attuale Governo è un ibrido. Parti che non si sono mai avvicinate si sono messe insieme   partorendo un qualcosa di indefinibile. Non è un caso, forse, stando sempre nella dialettica della metafora, che a capo di questo ibrido ci sia un “drago”.

 Alcuni popoli associano il drago alla religione, lo considerano una divinità; per altri rappresenta le forze della natura, l’universo nella forma primordiale; altri lo ricollegano con la saggezza e la longevità; mentre nelle visioni più negative sarebbe il simbolo del male, del peccato e dell’avidità.
Dr. Enrico Magni
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