Casatenovo: anche i lavoratori Vismara protestano contro la vendita della villa dei Ferrarini

C'era anche una rappresentanza dei dipendenti del salumificio Vismara di Casatenovo al presidio organizzato questa mattina a Milano dagli addetti del gruppo Ferrarini, per manifestare contro....Banca Intesa che a detta di alcuni di loro sarebbe ''il primo oppositore della buona riuscita del piano di salvataggio e da tre anni in modo diretto o indiretto attacca l'azienda con ricorsi in tribunale e in Cassazione''. Una condotta che, a loro dire, avrebbe ritardato tutto l'iter concordatario e l'adunanza dei creditori, fissata ora a maggio 2022.

Alcuni dei lavoratori che hanno preso parte alla protesta di stamani a Milano

L'iniziativa dei lavoratori scaturisce dalla messa all'asta di villa Corbelli, in cui si colloca l'attività produttiva di Rivaltella (Reggio Emilia), pignorata per iniziativa di Unicredit. Contro la vendita erano stati presentati tre ricorsi: uno della vedova di Lauro Ferrarini, proprietaria dell'immobile, uno del gruppo Pini, partner della famiglia Ferrarini, e uno della Banca del Mezzogiorno, a sua volta creditrice, secondo la quale la stima del valore di villa Corbelli fatta dal perito sarebbe troppo bassa. Il 2 novembre scorso il giudice dell'esecuzione, Camilla Sommariva, ha respinto tutte e tre le istanze. villa Corbelli andrà all'asta il 14 dicembre. L'avviso di vendita è già stato pubblicato sul sito dell'Istituto Vendite Giudiziarie di Reggio, concessionario per il locale tribunale. L'immobile andrà all'asta con un prezzo base di 3 milioni e 680mila euro, mentre l'offerta minima è stata fissata in 2 milioni e 760mila euro. Insieme alla sede del gruppo Ferrarini, andranno all'asta anche 380mila metri quadrati di terreni agricoli circostanti. In questo caso il prezzo base è di 1 milione e 100mila euro.
Una circostanza che metterebbe a rischio il futuro dell'azienda. Come noto infatti, il gruppo emiliano (di cui fa parte anche lo stabilimento di Casatenovo) è di fatto oggetto di una contesa tra due cordate: il gruppo Pini-Amco (ex sga controllata al 100% dal Mef) e un secondo cavaliere bianco, sostenuto da Intesa Sanpaolo e Unicredit, composto da Bonterre Grandi Salumifici Italiani, Opas (la più grande organizzazione di prodotto tra allevatori di suini in Italia) e Hp. A valere in questo momento sull'azienda è il piano di concordato Pini-Amco che due anni fa ha presentato un piano di rilancio (recentemente aggiornato). Ora però questa proposta concordataria rischia di essere revocata e mandare all'asta la società nell'ambito di una procedura di amministrazione straordinaria in parte guidata dal Mise.
In mancanza di continuità industriale (senza lo stabilimento parte integrante della proposta Pini) infatti, il rischio è che il tutto possa saltare da un momento all'altro (ex articolo 173 della legge fallimentare) con relativo passaggio in amministrazione controllata.
Intanto, pur dissociandosi solo parzialmente dall'iniziativa dei dipendenti, le segreterie nazionali dei sindacati Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil hanno chiesto un incontro al ministero dello Sviluppo economico sulla vicenda del concordato Ferrarini. Come noto lo storico marchio di salumi emiliani è conteso tra due cordate (con capofila rispettivamente Bonterre e Pini) intenzionate a rilevarlo. L'asta di Villa Corbelli potrebbe complicare le cose: ed è proprio questo aspetto che i sindacati vogliono approfondire in sede ministeriale.
''Comprendiamo appieno le preoccupazioni delle lavoratrici e dei lavoratori che, ormai da più di tre anni, si trovano in una situazione di estrema incertezza in relazione al futuro del proprio posto di lavoro, preoccupazioni spesso alimentate anche da informazioni mediatiche infondate e altre pressioni che finiscono col generare ulteriore confusione e un clima di tensione'' spiegano in una nota Fai, Flai e Uila prendendo infine le distanze dall'iniziativa odierna. I sindacati la giudicano "non condivisibile" e ribadiscono invece, "con ferma convinzione, la necessità di riattivare il tavolo istituzionale per arrivare ad una soluzione positiva di questa complicata vertenza".

Una manifestazione sulla quale si è espressa anche l'azienda che in una nota ha specificato di non averla mai proposta, e nemmeno caldeggiata. L'iniziativa in Piazza della Scala, è stata ''comunicata e autorizzata dalle Istituzioni preposte assicurando il massimo rispetto delle regole anti-Covid''.
L'azienda ha respinto inoltre l'accusa di non aver informato le organizzazioni sindacali della decisione di mettere quest'oggi i dipendenti in ferie collettive. ''Da una verifica da parte dei responsabili si è infatti appreso che le adesioni alla manifestazione avrebbero impedito le normali attività a causa dell'assenza di alcune figure indispensabili per lo svolgimento delle stesse e anche per ragioni organizzative, di sicurezza, qualità e non di meno, amministrative''. Ferrarini infine si dichiara ''profondamente dispiaciuta per i disagi creati a quei dipendenti che avrebbero dato la loro disponibilità al lavoro ma, al tempo stesso, è consapevole di dovere in ogni modo contenere quanto più possibile i costi e preservare l'efficienza economica e la sicurezza di persone e impianti''.
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