Si andrà a votare con liste decise a Roma dai capi partito, così la rappresentanza locale scompare

Ci siamo. Partiti, movimenti, aggregati hanno presentato liste e candidati. Il 25 settembre si vota per eleggere il nuovo Parlamento Italiano. Fa ancora caldo. Spiagge, piazze e monti sono affollati. La gente è ancora lontana con la testa dal 25 settembre, è stanca del covid, scappa dalla guerra tra Ucraina/Russia, rimuove l'aumento delle bollette del gas, fugge da una serie di spettri che i media e le governance stanno cavalcando. A giugno il grido di battaglia del mercato era vacanza, turismo, ottimismo con le solite reboanti banalità estive.

Poi, nell'arco di qualche giorno il governo dei governanti è caduto e si è passati immediatamente al voto elettorale. Il Parlamento in carica avrebbe avuto tutto il tempo per emanare una nuova legge. Si andrà a votare con liste decise in quattro locali a Roma dai capi partito; scompare la rappresentanza territoriale dei parlamentari; la scacchiera dei collegi è stata predefinita con doppie, triple candidature dal nord al sud; i collegi elettorali non corrisponderanno alle piccole minuzie antropologie dei luoghi.

I candidati in primo piano sono i capi partiti, generali, colonnelli e con l'aggiunta di personaggi dello sport, spettacolo, informazione che svolgono una funzione mediatica nei vari articolati media e nei network. Sono rari, pochi, i rappresentanti del territorio; se non sono trainati da qualche capo bastone, che cede il passo per essere stato eletto da un'altra parte, in linea di massima non saranno eletti.

Tutto questo non è frutto del caso o di una cattiva, demenziale legge, ma risponde a un modo elettivo che corrisponde a una politica post-novecentesca nella quale prevale la dimensione dell'immagine, dell'apparire, dell'influencer, dell'ipertrofia tempo, dell'immediatezza, delle cicale, dei twitter, dei personaggi.

Questa politica è frutto della post-globalizzazione che è iniziata con la crisi del 2008 in America con la caduta sociale, geopolitica ed economica nella produzione, nell'economia materiale, determinando precarietà, riduzione di opportunità. Contemporaneamente a livello geopolitico si sono generati conflitti, guerre, localismi territoriali e statali con costruzione di confini, frontiere, generando un clima di conservazione, chiusura dei territori.

Nella post-globalizzazione nell'individuo prevale l'insicurezza, perdita di prospettiva, derealizzazione, sfiducia. La post-globalizzazione favorisce il costituirsi di società locali difensive che tendono a un'azione centripeta di chiusura e difesa.

E' dentro questo contenitore post-globalizzato che si sviluppa questo modo di costruire le liste. Sono liste composte da fiduciari, da persone che condividono la scelta. La presenza di candidati provenienti dal territorio - sconosciuti - sono per definizione pericolosi. Per le leadership attuali è indispensabile avere gruppi identitari e visibili.

In questa logica post globalizzata prevale il dinamismo scissionistico tra mondo politico, mondo sociale e realtà. Il voto dell'elettore risponderà a criteri che coinvolgeranno l'immagine, la rappresentazione, il personaggio più che aspetti materiali, reali. L'elettore si identifica e vota più per gli oggetti rappresentati - immaginifico - che per quelli reali.

Dr.Enrico Magni
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