Retesalute: l’ennesima assoluzione, ora però qualcuno dovrà pagare per questo disastro

Per quanto ci riguarda non sussisteva dubbio alcuno: come abbiamo più volte scritto - nella consueta solitudine - la dottoressa Anna Ronchi non rivestiva un ruolo tale da poter "pilotare" la contabilità di Retesalute. Altre figure, semmai, avrebbero dovuto essere chiamate a rispondere del reato di false comunicazioni sociali. Ma il collegio liquidatori presieduto dal dr. Ciro D'Aries ha preferito puntare contro due dipendenti, Anna Ronchi, appunto, e Simona Milani. E ha perso su tutta la linea. Con le conseguenze del caso: costi economici altissimi, crollo della credibilità dell'assemblea dei soci, danni morali e professionali per la Ronchi e la Milani. Le due avevano già ottenuto un parziale risarcimento di 11mila euro ciascuna. Ma non è detto che ora si apra un nuovo capitolo risarcitorio per l'autentico calvario che hanno subito per tre anni.

Un disastro che ha preso forma con l'assurda decisione di porre in liquidazione volontaria l'azienda salvo poi farla ritornare in bonis nonostante ancora non avesse un patrimonio netto positivo. Proseguito con una raffica di denunce tra cui, le più pesanti, quelle contro Ronchi e Milani. Milioni avrebbero dovuto piovere dai tribunali. E l'assemblea dei soci presieduta e guidata da Massimo Augusto Panzeri, sindaco di Merate avallava acriticamente, quasi gongolando. Invece sono arrivati ceffoni da paura, uno dietro l'altro in sede civile e in sede penale. Eppure in assemblea ci sono anche commercialisti come Daniele Villa sindaco di Robbiate che non hanno alzato la mano per contestare queste procedure almeno sotto il profilo professionale come invece hanno fatto i componenti del nuovo Consiglio di Amministrazione e in particolare Sandro Feole e Chiara Cogliati, con lucidità e durezza.

Questa vicenda - penosa per Retesalute, per Anna Ronchi, per Simona Milani e i cittadini chiamati a pagarne le conseguenze monetarie e soprattutto per gli utenti che hanno assistito a un calo dei servizi sia in termini di quantità che di qualità - dà però la misura dello spessore (bassissimo) dei nostri sindaci, o quanto meno, del disinteresse con cui hanno operato.

Il lavoro del CdA in carica tra il 2017 e il 2018 di allargare la base societaria, rilanciare l'azienda grazie a un piano di copertura e adeguamento delle tariffe è andato perduto nel giro di qualche mese, finito sotto i colpi del CdA presieduto da Alessandra Colombo con Valerio Colleoni (presto dimissionario), Marco Stocola, Patrizia Monti e Enrico Bianchini, passato poi dal CdA a direttore generale dell'azienda.

E' indispensabile azzerare le cariche e eleggere un nuovo presidente dell'assemblea dei soci. E poi andare a fondo circa le responsabilità di questo disastro. Perché chi voleva farla pagare a Ronchi e Milani ora dovrà rispondere. In attesa che la Corte dei Conti scenda in campo.

Claudio Brambilla
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