Ferrarini Spa: a Reggio l'adunanza creditori sul piano concordatario

Il salumificio Vismara di Casatenovo
Adunanza dei creditori per Ferrarini Spa. Stamani in tribunale a Reggio Emilia si è tenuta un'importante udienza nell'ambito del piano concordatario presentato dall'azienda alimentare; quest'ultimo, come noto, prevede il passaggio sotto il controllo del gruppo lombardo Pini (con la finanziaria pubblica Amco azionista di minoranza con il 20% e la famiglia Ferrarini a mantenere la gestione).
Ancora presto per capire quale sarà l'esito delle votazioni. Per ora è emerso che il 12% è contrario, poco meno del 9% favorevole.
La restante parte dei creditori avrà ulteriori venti giorni di tempo per esprimersi e a quel punto si potranno delineare gli sviluppi futuri con maggiore certezza.
Intanto, stando a quanto è emerso, il passivo del gruppo ammonterebbe a 236 milioni di euro, mentre al voto erano ammessi creditori per 197 milioni. Tra loro anche RH, ovvero la società guidata dal gruppo Bonterre/Grandi Salumifici italiani, Opas e HP, che aveva presentato una proposta concordataria alternativa a quella di Ferrarini, bocciata però dal tribunale. Il voto espresso da RH (come intuibile), è stato contrario, anche se il parere presentato non è stato accettato dal commissario giudiziale.
I creditori istituzionali si riuniranno nei consigli di amministrazione la prossima settimana e stabiliranno il loro voto. La speranza espressa da Sido Bonfatti, legale di Ferrarini, è che il voto di chi quest'oggi non l'ha espresso sia positivo.
RH, nel frattempo si è rivolta alla Corte d'appello di Bologna, intenzionata a non lasciar cadere la questione.
Uno scenario, quello reggiano, che coinvolge in maniera stretta il salumificio Vismara Spa di Casatenovo che da lontano sta seguendo la complessa vicenda giudiziaria, poichè lo sviluppo di Ferrarini determinerà inevitabili risvolti anche per l'impresa con sede a Cascina S.Anna.
A questo proposito non è un mistero che il piano concordatario di RH - secondo quanto era emerso negli ultimi mesi - non prevede la continuità produttiva in Brianza, con ipotetiche ripercussioni su centinaia di lavoratori e sulle loro famiglie.
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