Il valore delle piccole azioni

Ogni azione, ogni scelta ha un valore. Sempre, anche se all'apparenza è insignificante, Non è una sentenza ma una semplice constatazione logica. Prendete l'azione dell'andare a votare domenica e lunedì, del utilizzare qualche minuto di una domenica, magari di una bella domenica di sole, per esercitare un diritto fondamentale. Prendere una scheda, fare una croce su un simbolo, scrivere un nome se c'è qualcuno nelle liste che ci sta simpatico, riporre la scheda nell'urna. Raccontata così sembra qualcosa di irrilevante, un gesto inutile. Tanto non cambia mai niente. Eppure, può essere decisivo. Andare a votare domenica e lunedì è fondamentale perché di acqua, ormai, né è passata troppa sotto i ponti. Al di là della propaganda elettorale, che per lo meno riguarda solo temi "regionali" dato il mancato accoppiamento con le politiche, la realtà è chiara ed evidente a tutti, dal fabbro, all'imprenditore, dall'anziano al giovane. Lo stato dell'economia, della sanità, dei trasporti pubblici, dell'inquinamento ambientale sono certificati dai numeri e raccontati dai cronisti di provincia e di città. Basta dedicare qualche minuto per leggere quegli articoli e costruirsi un'opinione. Ecco, un'altra piccola azione che ha un valore. Un enorme valore se i protagonisti sono i giovani. Quel mondo di cui si parla spesso a sproposito. O meglio, di cui si parla senza prima ascoltare che cosa i giovani hanno da dire. Salvo, si intende, rapidi exploit social di video dove si denunciano episodi di sfruttamento. Se in tanti tra i giovani facessero quelle piccole azioni, ossia leggere, farsi un'opinione e andare a votare, sarebbe estremamente importante. Vorrebbe dire che coloro che hanno in mano il futuro di questa regione hanno deciso da chi vogliono essere governati e non hanno subito la scelta delle solite vecchie lobby di potere. Anche perché non è chiara solo la realtà. Sono chiare anche le idee di futuro dei contendenti in campo e questo richiede una scelta netta. Dopo tutto quello che è successo in questi due anni di pandemia, con la situazione della sanità e dei trasporti pubblici esistente, è necessario che le elezioni diano un risultato chiaro e certo, con un'affluenza significativa. Si va avanti così o si cambia. E a deciderlo dovrebbero essere i giovani, o almeno quelli che non hanno già deciso di andarsene. Ma torniamo alle piccole azioni e al loro valore. In questi giorni, fermarsi davanti al televisore a guardare le immense distese di macerie lasciate dal terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria è una piccola azione. Piccola in confronto all'impegno che stanno mettendo in campo i soccorritori, anche italiani, per cercare di salvare quante più vite possibili. Eppure, non possiamo fermarci lì, a quei tre minuti di servizio o collegamento in diretta dall'Anatolia. Perché quella è solo una piccola parte del dramma. Qualche centinaio di chilometri più a est, nel nord della Siria, ci sono città altrettanto devastate in cui i soccorsi stranieri non stanno arrivando. Perché? Perché questo diamine di mondo è complesso. E quell'area, in questo diamine di mondo, è forse la più complessa di tutte sotto tanti punti di vista. Perché lì è in corso da un decennio una guerra civile di cui nessuno parla a sufficienza. Del resto, non fa share, non fa click. Quando però poi succede la catastrofe, ecco che d'improvviso la nostra attenzione si accende. Una flebile luce che potrebbe essere trasformata in un accecante riflettore attraverso una piccola azione: leggere. Leggere i reportage, gli articoli, le inchieste ai fumetti di quei pochi giornalisti che dedicano la loro vita a raccontare i volti più brutti del mondo. Leggere per provare a comprendere, leggere per farsi un'idea che sia fondata su dati certi e non sul disinteresse o addirittura sul pregiudizio. Ecco, di nuovo, il valore di una piccola azione come leggere un articolo o un reportage. Anche perché quelle realtà, per quanto sembrino lontane, sono terribilmente vicine. Quanti sono i profughi siriani arrivati dal Mediterraneo o lungo la rotta balcanica che non abbiamo accolto e che ora stanno congelando tra le montagne o sono torturati nelle carceri libiche? Di fronte a drammi come questi leggere ha valore perché è l'arma migliore contro l'indifferenza. Leggere i racconti di chi ha visto con i propri occhi rende consapevoli. Rende impossibile girarci dall'altra parte o prestare attenzione alla propaganda. Ecco il valore di questa piccola azione. Quando si sarà calmata l'onda mediatica creata dal terremoto, e con essa la nostra commozione di fronte alle immagini di bambini tirati fuori dalle macerie, chi si ricorderà e parlerà della Siria?
Andrea Besati
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