Pillole ineludibili di narrazione mediatica

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Forse sto scrivendo troppo, e peraltro quasi sempre sottraendo tempo al sonno... 
ma è impossibile non registrare in questo periodo foriero di continue e forse eccessive narrazioni mediatiche alcuni elementi, spesso preoccupanti, prendendoli da alcuni esempi televisivi.
Quindi come non commentare brevemente la trasmissione di La7 di ieri sera, di solito dai contenuti perlomeno accettabili, cercando con discernimento di metterne a nudo alcuni elementi di costume più generale.
Iperrealismo o cos'altro si può definire il passare disinvoltamente dalla trattazione drammatica della carneficina medio orientale all'ennesima valutazione dei suoi contraccolpi speculativi sui famigerati “Mercati”?
Mi appare proprio come una conferma di un rovesciamento etico sempre più evidente: riecheggiando le inquietanti parole di Papa Francesco nell'Evangelii gaudium non è possibile che facciano ormai più notizia, e magari ridacchiando, gli orientamenti dei cosiddetti Mercati finanziari ed annessi famigerati rating più che la morte di migliaia di inermi civili, in maggioranza donne e bambini.
E che su entrambe le questioni, di fatto, si registri nel cosiddetto terzo millennio un'allucinante impotenza strutturale, quasi che ci si debba rassegnare ad un mondo che gira a rovescio.
Un mondo dove la vita umana rischia di essere misurata più con le lenti delle ricadute economiche che sul suo valore intrinseco.
E un mondo dove, sempre di fatto, si rischia di assistere alla legittimazione del primato della forza sulle ragioni del diritto umano: se si lascia consacrare questa legittimazione autodistruttiva in che cosa, specie i nostri giovani, potranno credere?
Certamente mi diranno che questo è un sermone moralistico e che non vivo nel mondo reale, ma è proprio nel mondo reale che è da vario tempo in atto un rovesciamento valoriale ammantato di modernismo: non è che stiamo smarrendo i fondamentali?
Solo con una rinnovata spinta dal basso (anche agendo, giorno per giorno, a livello locale) e un ritrovato senso partecipativo che metta in discussione i paradigmi di questo modello di inviluppo ( ripeto: inviluppo e non sviluppo) si potrà costruire un futuro degno di tale nome.
Germano Bosisio
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