Oggiono: ''A te che cerchi il meglio'', nuovo libro di Don William

Sei lettere per riflettere su altrettanti temi che condizionano la nostra vita e il nostro approccio agli altri nella società odierna. È il nuovo libro epistolare pensato e scritto da don William Abbruzzese, presbitero della diocesi di Milano e vicario nella comunità pastorale San Giovanni Battista di Oggiono, Annone ed Ello.
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Don William Abbruzzese

Del suo ultimo libro “A te che cerchi il meglio” il sacerdote spiega: “Attraverso le sei lettere scritte al mondo di oggi, con alcune sottolineature che vanno a toccare sei elementi, cerco di far venire fuori il meglio da una persona”.

L’invito è a “non fermarsi” di fronte al fatto che vi sono, nel testo, personaggi biblici, in quanto “vengono affrontati temi che oggi sono universali”.

L’opera di don William pone al lettore interrogativi anche forti, che obbligano a riflettere. “Ad esempio – aggiunge – Giuseppe che mostra un volto amico di Gesù, allo stesso tempo mostra come pur essendo legato alla legge, non considera la legge una barriera, ma cerca il dialogo. Giuseppe arriva a non uccidere Maria anche se avrebbe potuto farlo, rimanendo lo stesso nel giusto, perché la legge l’avrebbe ammesso”.

Così a partire dal titolo, in quel “A te”, ognuno può intravedere sé stesso nelle sei lettere e interrogarsi relativamente al modo di affrontare ognuno dei quesiti che ciascuna lettera porta con sé. “Viviamo – prosegue – in una società in cui ci sono grandi schieramenti, nella politica fra destra e sinistra, nella Chiesa fra conservatori e progressisti. Il messaggio di Giuseppe cerca di farci capire che c’è sempre, in ogni parte, una scintilla di bene”. “La via del dialogo è sempre la via migliore” conclude.

Un altro esempio tratto da “A te che cerchi il meglio” lo si può trovare nella lettera di Nicodemo. Tramite questo testo don William suggerisce di non affidarsi alla verità che ognuno di noi pensa di detenere, una verità frutto e condizionata dall’individualismo, ma di andare alla ricerca della vera verità.

L’idea di scrivere questo libro di una settantina di pagine “è nata ascoltando le persone, è il frutto di tanto lavoro di confronto e dialogo” spiega.

Con la lettera di Giuda,  l'autore arriva a chiedere: “ma Giuda è davvero così cattivo? Ma se fossimo stati noi al suo posto cosa avremmo fatto?”. Leggendo altri passaggi si colgono inviti a “non aver paura degli ostacoli” che si incontrano nella vita oppure l’invito a “cambiare lo sguardo sulla realtà”.

Un libro – il quinto scritto dal vicario di Oggiono – che pone un forte punto di riflessione di fronte all’incapacità odierna di guardare nel profondo il mondo e le persone che ci circondano. Una superficialità che va di pari passo con la libertà di commentare in modo diffuso, su di ogni aspetto, di frequente esprimendo giudizi negativi.

“Lamentarsi sempre è sintono di una fatica” sostiene don William aggiungendo: “io cerco, in questo libro, di dare qualche piccolo spunto per uscire da questa situazione”.

E allora, di fronte all’abitudine di “porsi sempre dalla parte di chi ha ragione” quindi “dalla parte di chi non ha peccato”, il sacerdote risponde con l’invito a “cercare il meglio” ovvero a “riconoscere di avere bisogno degli altri, riconoscendo i nostri limiti e nostri pregi”.
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L.A.
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