Oggiono: per i micologi di ATS Brianza che controllano i funghi ''sono i dettagli a fare la differenza''

''I dettagli fanno la differenza''. Queste parole costituiscono un vero e proprio principio di vita per gli ispettori micologici di ATS Brianza. O meglio, un principio che salva le vite, quelle dei più inesperti, o cocciuti, tra le migliaia di fungiatt che ogni autunno si riversano sui pendii delle nostre montagne alla ricerca di funghi. 
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Da sinistra Eleonora Masala, Stefano Balestreri, Gaia Villa

''L’anno scorso come ATS abbiamo rilasciato 299 certificazioni di commestibilità per un totale di 345 chili di funghi esaminati. Dal 1° agosto abbiamo registrato 30 accessi all’ispettorato micologico di Desio, dove normalmente lavoro, e 66 accessi qui a Oggiono'' ha spiegato Stefano Balestreri, referente degli ispettori micologi di ATS Brianza. ''Una volta che inizierà a piovere prevediamo che i numeri aumentino. Oltre agli utenti abituali, ovvero persone che vengono nei nostri uffici da anni, c’è un crescente numero di giovani che si approccia alla raccolta funghi in maniera responsabile. Studiano tanto e sono preparati''. 
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Se in provincia di Monza ci sono tre ispettorati, rispettivamente a Monza, Desio e Usmate, nel lecchese ne esistono solo due, uno in Via Papa Giovanni XXIII a Bellano e l’altro in Via I Maggio ad Oggiono, dove si è svolta quest’intervista. Nel laboratorio oggionese, aperto fin dal 1995, operano le dottoresse Simona Vercelloni, Gaia Villa e Eleonora Masala.
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''In ATS Brianza lavorano in tutto 14 ispettori micologici. Questo servizio è compreso tra i LEA. Decidere di svolgere questa professione è di fatto una scelta di vita. È necessario frequentare dei corsi di formazione che si sviluppano nell’arco di due anni'' ha aggiunto Balestreri. ''Dopodiché, ATS ogni anno organizza dei corsi di aggiornamento con docenti interni ed esterni. Il personale è coinvolto in attività sul campo inerenti alla raccolta e al riconoscimento dei funghi. In parallelo, sono previste lezioni tese ad analizzare eventuali aggiornamenti delle normative oppure alcuni casi studio legati alla gestione delle intossicazioni''.
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Accanto all’ispettorato, infatti, gli esperti sono impegnati nel Servizio di Pronta Reperibilità Micologica. ''Il nostro compito è quello di lavorare in tandem con i medici e i tecnici del centro antiveleni al fine di individuare quale specie di fungo ha causato una determinata intossicazione. Si tratta di un passaggio fondamentale poiché propedeutico all’avvio del corretto protocollo di cure. Veniamo contattati direttamente dai Pronto Soccorso. Finora quest’anno a livello di ATS siamo stati coinvolti nella gestione di tre casi di intossicazione'' ha evidenziato Balestreri.
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Si tratta di un compito particolarmente difficile: non solo esistono migliaia di specie diverse di funghi ma in alcuni casi le persone li lavorano prima di ingerirli. Oppure li vomitano. ''Quando un micologo non riconosce qualcosa porta il campione nel laboratorio di secondo livello, come quello che si trova proprio qui a Oggiono. In queste strutture vengono eseguiti ulteriori esami fino a quando non si individua la specie a cui appartiene il fungo'' ha concluso il referente dei micologi ATS.
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Tuttavia, il servizio più importante rimane quello dell’ispettorato micologico. ''Il cittadino prende un appuntamento via telefono. Dopodiché viene qui con i funghi raccolti, i quali devono essere interi e toccati il meno possibile. L’esame è immediato e inizia con una pesatura. Le certificazioni che rilasciamo sono a uso personale del cittadino. I funghi destinati alla vendita seguono tutto un altro iter'' ha spiegato la dottoressa Eleonora Masala. ''Il micologo va a cercare quei dettagli che differenziano una specie commestibile da una tossica. In parallelo, si valuta lo stato di conservazione dei funghi. Se sono troppo maturi non vengono restituiti al cittadino. Ci impegniamo anche a sensibilizzare la popolazione ma non sempre veniamo ascoltati''. Già perché, come accade anche a tanti altri professionisti della sanità, anche i micologi spendono diverso tempo nella formazione per poi sentirsi dire: ''eh ma io ho sempre fatto così''.
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''Per quanto tu possa addurre delle motivazioni sensate, chi ha mantenuto le stesse abitudini per decenni è difficile da convincere. Alcuni portano un solo fungo e lasciano a casa gli altri sostenendo che, secondo loro, sono tutti uguali'' ha proseguito l’esperta. ''Altri contestano l’idea che i loro metodi di cottura siano sbagliati o rischiosi perché ''i funghi li hanno sempre mangiati così''. È poi molto diffusa la credenza che i funghi larvati si possano mangiare ma in realtà non è vero. Nei fori si annidano i vermi, i quali rilasciano gli escrementi. Inoltre, un fungo bucato è esposto a contaminazione batterica''.
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Eccoli, i dettagli. Quei dettagli che fanno la differenza tra un buon pasto e una dolorosa gastroenterite, la distruzione del fegato o, nei casi più gravi, la morte.  
Andrea Besati
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