In hand bike nella Penisola Arabica: la sfida sportiva di Parsani presentata al Poli

''Athar - East to West'': è una sfida coast-to-coast in hand bike della Penisola Arabica, che fino a poco tempo fa era ritenuta impossibile per una persona che dal 2017 vive con una lesione spinale incompleta.
L’eccezionale impresa sportiva vedrà protagonista il professor Matteo Parsani, docente di Matematica Applicata e Scienze Computazionali alla King Abdullah University of Science and Technology (KAUST), che in seguito a un incidente vive con una lesione spinale incompleta. Il progetto, che ha una fortissima valenza sociale e scientifica, è stato presentato questa mattina alla sede lecchese del Politecnico di Milano, in un incontro moderato da Massimo Caputi, giornalista e Direttore Newsroom DMTC Public Relations e Cristina Sarto, giornalista e Content Strategist DMTC Public Relations. 
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Al centro il prof.Parsani con i rappresentanti delle istituzioni intervenuti alla conferenza

Il 18 dicembre 2023 il prof. Parsani partirà dalla costa del Golfo Arabico per percorrere oltre 3.000 chilometri in un mese (circa 150 al giorno) in handbike, fino alla costa del Mar Rosso. Questo progetto lancia un messaggio di inclusione, speranza e autodeterminazione a tutte le persone che convivono con una disabilità. Allo stesso tempo, accende un riflettore sull’innovazione bio-tech nella Medicina Riabilitativa e nel campo delle human performance. Nel corso del suo viaggio, infatti, Matteo Parsani verrà monitorato attraverso degli speciali sensori applicati su tecnologie indossabili che invieranno i suoi dati biologici al Villa Beretta Rehabilitation Research Innovation Institute (VBRRII) di Costa Masnaga, dove verranno analizzati dal direttore clinico Franco Molteni e dal suo staff. 
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''È un grande piacere per noi ospitare questo evento, perché s'inserisce in un filone di studio e ricerca che ci interessa moltissimo, quello della riabilitazione attraverso lo sport - ha affermato, nei saluti introduttivi la professoressa Manuela Grecchi, prorettore del Polo di Lecco dell'ateneo milanese - Inoltre, si tratta di un'ulteriore collaborazione con il Villa Beretta Rehabilitation Research Innovation Institute, che da diversi anni ci vede affiancati in numerosi progetti''.
Sarà il dottor Franco Molteni, direttore clinico del Centro di Riabilitazione Villa Beretta e dell'istituto di ricerca e innovazione a esso collegato, a monitorare il professor Parsani nella sua sfida, per comprendere a fondo gli effetti di un'attività fisica estrema sul sistema nervoso di una persona con una lesione spinale. 
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"Quella di Matteo Parsani non è soltanto un'impresa umana: è anche un'occasione per condividere esperienze utili al progresso scientifico - ha spiegato il dottor Franco Molteni, confermando il lungo rapporto di Villa Beretta con Politecnico di Milano - I grandissimi progressi che la tecnologia ci sta mettendo a disposizione, se usati in modo intelligente, aiutano le persone a ricostruire il senso di una vita e dimostrano che la tecnologia ci può rendere più umani. In riabilitazione creiamo connessioni con il cervello e il midollo spinale, ma le connessioni sono anche scientifiche. Matteo indosserà una maglietta con sensori in grado di fornire dati per una valutazione biologica continuativa nel tempo: questo permetterà di abbattere le distanze nel tempo e di avere masse di dati importanti da analizzare''.
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La particolarità di quest’impresa risiede nella distribuzione dell’esercizio tra arti superiori e inferiori. ''È molto importante l’aspetto di esercizio per la salute: l’esercizio è un farmaco, il più importante che abbiamo a disposizione''. Per questo la biologia dell’esercizio deve sposarsi con tecnologia. ''La medicina riabilitativa è uno dei tre pilastri dei sistemi sanitari del futuro. Con queste imprese stiamo affrontando una popolazione che sta invecchiando: la tecnologia ci umanizza perché ci fa conoscere cose importanti del nostro sistema biologico. In questo Matteo ci sta dando una mano enorme: la biomeccania del movimento sarà fondamentale. Questo progetto è un esempio mirabile di alleanza terapeutica e tra componenti sane della società civile per guardare insieme mondi diversi, capaci di avere visioni di futuro comune della ricerca scientifica per il bene della persona''.
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Marco Tarabini, professore al Dipartimento di Meccanica e responsabile dello Human Performance Lab del Polo Territoriale di Lecco, ha aggiunto: ''Lecco è una parte di sperimentazione del Politecnico dove lo sport vuole diventare uno stile di vita attivo per aiutare persone con disabilità a diventare più abili, tanto che il Politecnico ha lanciato a settembre un corso di sport engineering. Vogliamo cambiare il punto di vista del gesto sportivo: l’attrezzo deve essere un connubio con la persona, per fare un’estensione di qualcosa che le persone non possono fare''. 
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A sinistra il professor Parsani con il dottor Franco Molteni di Villa Beretta

Come ha sottolineato Alessandra Pedrocchi, professoressa al Dipartimento di Elettronica, Informatica e Bioingegneria del Politecnico di Milano ''il lavoro che facciamo è capire come la tecnologia può essere un fattore abilitante per l’esercizio e quindi diventare un fattore clinico importante. Accanto allo studio scientifico, vogliamo rendere questo esercizio uno strumento di accessibilità ad ampio spettro: raggiungere le persone anziane che non si sentono sicure nell’uso della bicicletta o persone con disabilità che, invece, di essere spinte, contribuiscono al movimento. Questo è lo spirito: dalla ricerca alla clinica fino a raggiungere la vita di una popolazione più ampia''. 
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Alla presentazione del progetto è intervenuto anche un rappresentante dell’ambasciata dell’Arabia Saudita, che ha elogiato l’impresa di Matteo Parsani come ''un esempio incredibile delle persone con disabilità''.
Il KAUST ha da subito sposato il progetto di questo suo professore che vanta collaborazioni con il gruppo McLaren e guida un team di ricerca di circa 15 persone. Teofilo Abrajano, Chief of Staff of KAUST ha presentato il campus che si trova sulla costa del Mar Rosso in Arabia Saudita, mettendo in evidenza l’attenzione ai temi dell’innovazione e dell’avanguardia in campo sicentifico: ''Matteo è un esempio straordinario di quello che KAUST fa tutti i giorni, traslare la scienza e l’ingegneria alla pratica. Allo stesso modo, questa impresa simboleggia lo spirito di resilienza e dedizione incrollabile che guida il nostro Regno verso una visione trasformativa per il futuro''.

Gianluca Setti, rettore del KAUST, ha accolto la richiesta di Matteo Parsani di lasciare il campus per un mese, invitandolo però a fare in modo che questa iniziativa potesse andare oltre l’impresa personale e trasformarsi in un beneficio anche per altri. ''Il secondo obiettivo è testare tecnologie innovative in modo che questo possa essere un primo passo a beneficio dell’umanità ed essere veicolo di conoscenza per migliorare il benessere dei cittadini di tutto il mondo''.
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Matteo Parsani, oltre a una maglietta sensorizzata indosserà una serie di strumenti creati all’interno del KAUST per permettere un monitoraggio continuo delle sue condizioni biologiche: avrà un set di patches (stampati in 3D) per acquisire segnali elettrocardiografici a lungo termine per misurare il tasso di idratazione e sudorazione durante l’attività fisica. Indosserà poi un elmetto sensorizzato alimentato a pannelli solari (con un’antenna embedded nell’elmetto) per misurare il battito cardiaco e la temperatura e un sensore GPS per tracciare la posizione di Matteo (qualora non dovesse funzionare, l’elmetto darà la possibilità di essere rintracciato). C’è inoltre una parte di maching learning in grado di misurare il livello di attività fisica che può suggerire a chi lo indossa di fermarsi e idratarsi. ''Siamo certi che i dati siano importanti per comprendere il processo di riabilitazione di Matteo e testare sistemi innovativi per aiutare il KAUST a sviluppare soluzioni che possano essere di beneficio per l’intera umanità'' ha concluso il rettore dell’università dell’Arabia Saudita. 
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È quindi intervenuto il protagonista dell’impresa, Matteo Parsani. ''Athar è un viaggio iniziato un anno e mezzo fa, di speranza e di disperazione. Non sono super eroe ma voglio dimostrare che, se uno dentro di sé ha speranza e determinazione, si possono conquistare traguardi che prima, quando potevo camminare, non mi ero mai posto. Athar combina la determinazione mia e del team che mi sta dietro. Voglio fare sport-awareness e dimostrare che le persone con disabilità sono in grado di fare sport, di raggiungere obiettivi e di non porsi limiti. L’unione di innovazioni serve per raccogliere fondi per bambini con disabilità''.
A seguito di un episodio personale, Matteo ha constatato come, in Arabia Saudita, non tutte le persone con disabilità possono permettersi di avere una sedia a rotelle.
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Nella lingua araba la parola "Athar" significa "lasciare un segno": un termine che la dice lunga sulla molla che ha spinto il professor Parsani a portare avanti questo progetto. "Desidero avere un impatto positivo: promuovere valori come la speranza, l'empowerment e l'autodeterminazione, sostenere le persone con disabilità fisiche e promuovere l'innovazione – ha proseguito il professor Matteo Parsani. - Non dobbiamo guardare lontano per vedere qualcuno che sta peggio di noi. Si tratta di riformulare il pensiero e cambiare prospettiva. Quando affrontiamo un momento di incertezza e ci sentiamo bloccati, dovremmo comunque essere grati, anche per le cose che ci sembrano ovvie. Dobbiamo avere fiducia perché, quando una porta si chiude, se ne apriranno altre quattro. E si aprono tutte su un balcone con vista sull'oceano".
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In quest’impresa, in cui percorrerà 150 km al giorno, sarà accompagnato da un team di 16 persone: partirà da Damman, attraverserà il deserto, arrivando ad Alula. Si sposterà a Red Sea Global, una zona dedicata alla costruzione di resort per persone con qualsiasi disabilità. Tappa poi nelle città più importanti dei musulmani, Medina e La Mecca e poi tornerà a nord, a Jedda, prima di giungere al KAUST, dove si concluderà l’impresa. Saranno 30 giorni di dati acquisiti che saranno usati per una tesi di dottorato e che verranno processati anche a Villa Beretta. Tra le numerose collaborazioni, va segnalata quella di United Nation Global Compact, che darà l’idea del respiro planetario dell’impresa.
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A portare i saluti del Presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, è anche Mauro Piazza, sottosegretario con delega Autonomia e Rapporti con il Consiglio Regionale. ''Rappresento un territorio che si distingue sempre di più per le eccellenze nel tema della riabilitazione e della qualità di vita degli ambienti. Inoltre, tematiche come lo sport, l'inclusione e la ricerca sono nell'agenda di Regione Lombardia, che su questi temi è da sempre all’avanguardia''.

Lo spirito del protagonista di Athar - East to West non ha conquistato solo l'Arabia Saudita. Anche le istituzioni sono rimaste colpite da questo espatriato nato a Scanzorosciate, un paesino della Bergamasca. ''Il professor Matteo Parsani sarà protagonista di un'impresa dal valore sportivo e sociale di altissimo livello. Vorrei far passare il messaggio che non è importante vincere, ma far battere i cuori, fare sinergia, unire il mondo e la conoscenza - ha concluso la dottoressa Lara Magoni, sottosegretario con delega allo Sport e ai Giovani di Regione Lombardia - Per questo motivo, è con grande onore che desidero consegnargli la bandiera lombarda e nominarlo Ambassador di un impegno che Regione Lombardia ha preso e continuerà a mantenere: rendere la nostra regione quanto più inclusiva possibile".
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''Athar - East to West'' è insomma un’impresa dalle molteplici sfaccettature: punta a promuovere l’inclusione delle persone diversamente abili nella società araba, a raccogliere fondi a supporto dei ''children of determination'' - così sono definiti in Arabia Saudita i bambini diversamente abili - a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza dello sport quale elemento chiave per la salute, ma soprattutto a promuovere la ricerca scientifica in chiave bio-tech.
Michela Mauri
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