Anche perché sentiamo il bisogno di riunire la nostra comunità cassaghese almeno in queste occasioni, per scambiarci il sincero desiderio di un futuro migliore, per chiederci cosa può fare ciascuno di noi. Così diventa prezioso anche il tempo dell'ascolto, perché ci aiuta a vivere con maggiore consapevolezza il mistero del Natale di Cristo. E trovo importante, bello e significativo che questo concerto sia stato offerto dalla Parrocchia e dall'Amministrazione Comunale, insieme, per aiutare ciascuno a riscoprire il senso dell'attesa, che magari è un po' appannato, e così reimparare a fare silenzio "in" noi e "fra" noi per ascoltare voci e suoni nella suggestiva cornice della nostra chiesa parrocchiale.
Con serenità ci siamo fermati e incontrati davanti alla musica della nostra corale polifonica applaudendo il lavoro svolto con passione in tante prove, un impegno di cui siamo grati e che certo è stato tanto: queste care persone hanno lavorato duramente - così come lavorano durante l'anno per accompagnare le celebrazioni liturgiche - e meritano tutta la nostra gratitudine.
Perché non basta tirar fuori la voce, evidentemente. Occorre studiare, imparare e interpretare quei brani sviluppandone la potenzialità, in una parola occorre "crescere" in questo impegno allacciando al linguaggio di canto e note anche l'anima e il sentimento indispensabili per calarsi nella spiritualità dei testi. Non si tratta quindi, semplicemente, di banali suoni ma di un vero e proprio frutto che giunge a maturazione dopo essere stato coltivato con la vanga della passione e annaffiato con l'acqua dell'impegno, coniugando capacità e consigli per suscitare in chi canta e in chi ascolta il desiderio di voler condividere l'emozionante viaggio dentro le note e i testi.
Chiaro che, per tutto questo, siano più che meritati i complimenti a chi, con la voce e con gli strumenti musicali, ci ha dato l'occasione di riscoprire l'universalità del "messaggio del Natale Santo" riappropriandoci del suo valore: questo "nuovo incontro" cancella la paura di quel buio che vogliamo combattere e fa rinascere la speranza di ritrovare e riaccendere il lume che ci aiuta a scoprire il senso della vita anche nei momenti più difficili.
Ad affascinarmi, durante il concerto, era più di tutto il Maestro: a ogni battuta alzava le braccia e le muoveva, dirigendo, come se danzasse nell'accompagnare la melodia. C'erano sfumature così dolci - sia nei canti tradizionali e semplici sia nei brani di grandi autori del passato - che era impossibile non essere coinvolti nell'interpretazione deli coristi e dei musicisti. Sentire l'organo, il violino, i clarini e tutti gli altri fiati mi riportava alla mente memorie antiche e mai spente, come quando con tono dolce e affabile la mamma, affascinante maestra, m'insegnava quelle melodie che tuttora mi riempiono di pace davanti alla semplice e povera capanna del presepe; anch'io, come la piccola pecora con il pastore, mi appoggiavo al vestito caldo e profumato della mamma. E benché sempre affaccendata era, al contempo, sempre attenta affinché - nelle pause del suo sferruzzare per farci maglie e calze - non mancassero i canti tradizionali del Santo Natale. Io amavo il fruscio e l'odore di quella veste di cotone pesante, e mi pareva che l'animo ne assorbisse il tepore. Ero fortunato, indubbiamente: appoggiavo la testa sognante su quel suo grembo che mi aveva ospitato ottenendo il premio del suo sorriso e la carezza di quelle sue mani tanto operose.
Così fra un brano e l'altro libero i pensieri, ripercorro orme di infantili ricordi, dolci respiri e natalizie melodie che cantavamo anche allora... col cuore, con la mente e con la voce, aspettando la "Luce vera" tutti insieme, "nel calore dell'affetto e nella certezza del ritrovarsi insieme nella nostra casa" facendo coro davanti alle statuine del presepe, con la forza della fede. "Tu scendi dalle stelle...".
Come i fiori di vita che hanno piantato e colto tutte le mamme nelle loro case nei loro giardini più o meno segreti, così ogni anno sempre ricrescono e certamente fioriranno - siano essi in serra, nel vasto prato o ai margini d'una strada - conservando lo stesso profumo in una festa di luce, colore e calore.
Il Natale era allora ed è ancora oggi, come sarà sempre, un rifiorire di canti e di luce non per consuetudine ma per la realtà del mistero di Dio che si fa uomo: un "dono" per gli uomini con cui Egli ha camminato e cammina... da sempre. Che sia un buon Natale per tutti noi.