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Scritto Mercoledì 13 settembre 2017 alle 23:20

Nibionno: scoperti grazie ad appostamenti, intercettazioni e foto sui ''social'', i 4 marocchini accusati di spaccio sulla SS 36

Il materiale posto sotto sequestro ai 4 dai carabinieri
Potrebbero definire la propria posizione giudiziaria con un patteggiamento - se le difese riusciranno a trovare un accordo con il pubblico ministero titolare dell'indagine - i quattro marocchini finiti in carcere nel marzo scorso, poichè ritenuti responsabili di un vasto giro di spaccio di sostanze stupefacenti che avveniva a ridosso della superstrada 36, tra i territori di Bosisio e Sirone.
Stamani infatti, dinanzi al giudice per le udienze preliminari Paolo Salvatore, sono comparsi Abdel Karim Madani, classe 1996, il 26enne Youssf Slimi, Tarik Ezzaoudi classe 1991 e Ahmed Sidali, di un anno più grande, tutti detenuti in carcere a Pescarenico da sei mesi, da quando cioè si è conclusa la complessa indagine che, condotta dai carabinieri della Compagnia di Merate, ha portato all'arresto dei quattro giovanissimi.
Coordinata dal sostituto procuratore Silvia Zannini e basata su attività di appostamento e intercettazioni telefoniche, dall'attività investigativa è infatti emerso che i quattro - seppur con ruoli differenti - si sarebbero resi responsabili di una prolungata attività di spaccio di sostanze stupefacenti: cocaina, hashish ed eroina, ceduta agli acquirenti nella zona boschiva oggionese, già scenario in passato di altre operazioni da parte delle forze di polizia.
A dare un contributo decisivo all'indagine, sarebbe stata la Polizia locale Bevera Briantea, di cui fanno parte i comuni di Cassago, Renate e Veduggio. Il 4 febbraio scorso, mentre erano impegnati in un normale servizio di pattugliamento del territorio in Via Nazario Sauro a Cassago, gli agenti avevano infatti intimato l'alt ad una Seat Ibiza che procedeva in direzione Renate. Invece di arrestare la propria corsa però, il giovane conducente - che viaggiava in compagnia di un coetaneo - si era dato alla fuga. Era scaturito così un inseguimento per le strade al confine tra le province lecchese e monzese, sino a raggiungere - dalla superstrada - il territorio di Molteno. Qui, dopo aver cercato di speronare l'auto delle ''divise'' nel tentativo di arrestarne la corsa, i due fuggitivi si erano dovuti arrendere al passaggio a livello della linea ferroviaria lungo la quale corre il ''besanino'' che, abbassato, bloccava la circolazione stradale. Si erano così dati alla fuga a piedi, consentendo però agli agenti di recuperare 87 grammi di sostanza stupefacente (nella fattispecie cocaina, per un valore di qualche migliaia di euro), oltre ad un bilancino di precisione e ad un rotolo di pellicola trasparente. Un'attività di cui era stata notiziata la Procura della Repubblica di Lecco e che ha dato un contributo importante alle indagini dei carabinieri. Grazie ad intercettazioni telefoniche, alle testimonianze dei consumatori, ad appostamenti in loco e all'esame anche delle pagine aperte da alcuni degli arrestati sul più noto dei social network - dove venivano postate immagini che li ritraevano con parecchi soldi fra le mani, forse provento dell'attività di spaccio - i militari sono riusciti a mettere a fuoco un vasto giro di spaccio che coinvolgeva circa duecento acquirenti ogni giorno. In taluni casi i fermati sarebbero ricorsi addirittura all'utilizzo di armi: fucili, pistole e machete che secondo le risultanze investigative, avrebbero mostrato all'occorrenza per difendere la propria ''piazza'' dalla concorrenza, particolarmente agguerrita in quella zona.

Il bilancino, la pellicola e la cocaina rinvenuti sull'auto fermata dalla P.L. Bevera Briantea

Un'operazione culminata quindi con l'arresto dei quattro nelle abitazioni di Ello e Nibionno nelle quali vivevano. Dopo l'udienza di convalida del fermo tenutasi nel marzo scorso davanti al giudice Mercaldo, stamani i quattro sono comparsi nuovamente in tribunale a Lecco. Stante l'assenza del pubblico ministero Silvia Zannini - oggi sostituita dal collega Nicola Preteroti - l'udienza è stata aggiornata al prossimo 27 settembre, per la definizione dei patteggiamenti, strada processuale verso la quale sarebbero orientate le difese degli imputati. Accolta infine l'istanza - sfociata nella scarcerazione di Abdel Karim Madani, il più giovane dei quattro - degli avvocati Marco Accolla del foro di Milano e dalla collega monzese Lara Rigamonti, che assistono anche Youssf Slimi. Già quest'oggi il 21enne ha potuto beneficiare della misura dell'obbligo di dimora presso l'abitazione di Gaggiano, nel milanese, in virtù anche della posizione apparsa più marginale rispetto a quella dei connazionali, essendo arrivato in Italia una manciata di giorni prima dell'arresto. Insieme al coetaneo Slimi, e ospite presso l'abitazione nibionnese degli altri due imputati, il giovanissimo magrebino a detta dei suoi legali avrebbe svolto prevalentemente la funzione di ''palo''.
Si torna quindi in aula a fine mese quando, una volta che le difese avranno formulato l'eventuale proposta di patteggiamento al Pm, si potrà entrare nel vivo della discussione per poi avviarsi alla chiusura del procedimento.
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G.C.
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