"Dopo la disfatta di Caporetto nulla è più stato come prima". A partire da questa affermazione il gruppo degli alpini di Sirone ha riflettuto sulla battaglia di cui ricorre quest'anno il centenario.
Con l'evento che si è tenuto nella serata di venerdì 27 ottobre si è aperta la programmazione di eventi, che proseguiranno anche nel prossimo anno, per celebrare la conclusone del primo conflitto mondiale. Un calendario proposto dal gruppo di penne nere di Sirone e di Garbagnate Monastero.

Daniele Buzzi, ingegnere di professione e grande appassionato di storia, ha condotto la serata mettendo a disposizione la sua approfondita conoscenza sul tema.
"A distanza di cento anni ci sono ancora opinioni divergenti su questa battaglia. Se è ormai chiaro quello che è accaduto dal punto di vista militare, mentre sono ancora oggetto di dibattito le cause che hanno portato a questo avvenimento" ha esordito il sironese.
"E' stata sicuramente una disfatta di grandi proporzioni perchè l'Italia, dopo tre anni di guerra e 11 battaglie per fermare l'avanzata austro ungarica, non ha conquistato nulla. Nell'interpretazione comune gli italiani hanno perso non perchè sconfitti ma perchè hanno lasciato le armi e non hanno combattuto". 

Il generale Luigi Cadorna comprendendo che l'unica porta per impedire l'avanzata nemica era accedere alla pianura friulana: sono così cominciate le battaglie sul fronte orientale, note come guerre dell'Isonzo. Buzzi si è concentrato in particolare sulla battaglia della Bainsizza, l'undicesima, quella che ha preceduto Caporetto.
Il suo racconto coinvolgente è stato poi arricchito dalle testimonianze raccolte nel diario di Giovanni Piazza, un sironese socialista chiamato alle armi sull'Isonzo.

Dopo aver preso parte alle undici battaglie è rimasto ferito da una granata uscendo dalla trincea. Mentre i commilitoni combattevano a Caporetto, lui è stato impegnato sull'altro fronte. Si è salvato e, a distanza di molti anni, ha raccolto la testimonianza in un libro corredato da immagini.
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