Nuova puntata della nostra rubrica ''Incontri a Villa Beretta'', un viaggio nella struttura di Costa Masnaga attraverso i racconti di alcuni pazienti. Oggi è Giovanni Bareato, direttore d'albergo a Bali e grande appassionato di viaggi e immersioni subacque, a raccontarci la sua storia di forza e speranza:

Giovanni Bareato
Ci siamo incontrati in una soleggiata mattina d'autunno nel giardino di Villa Beretta. Mentre le foglie cadevano dagli alberi e preannunciavano l'arrivo dell'inverno, anche Giovanni si è "spogliato" e con schiettezza ha raccontato l'improvviso cambio di stagione che ha attraversato la sua vita: da un'estate piena di vigore e di avventure vissute a un gelido inverno trasportato da un vento di tramontana che ha spazzato via con violenza ogni aspettativa. Ora è alla ricerca di una nuova primavera.
Giovanni Bareato, originario di Genova ma residente a Segrate dall'età di quattro anni, oggi ne ha 51 e porta sulle spalle tante esperienze che gli hanno dato la forza di affrontare a mente lucida una nuova prova che la vita gli ha messo davanti.
Ex dipendente di una compagnia assicurativa, nel 2004 aveva lasciato tutto per seguire la sua passione, l'immersione subacquea. Era partito per l'Egitto come operatore di diving e ha in seguito collezionato esperienze in India e Indonesia cogliendo anche l'opportunità di diventare direttore d'albergo.
Ha vissuto momenti di terrore quando si è trovato perso in un relitto a 80 metri di profondità senza trovare la via per risalire in superficie, o ancora quando, appena scoppiata la rivoluzione in Egitto, è stato sequestrato per 24 ore insieme all'allora compagna e ai colleghi del club d'immersione.
"Con una vita così alle spalle sei portato ad avere il sangue freddo in alcune situazioni e a ragionare in fretta" ha esordito Giovanni. Ne ha viste delle belle, eppure per lui non è ancora finita. La vita gli ha riservato ora una nuova e grande sfida.
Tutto è cominciato con un semplice mal di schiena a cui Giovanni, all'epoca direttore d'albergo a Bali, non aveva dato peso. C'era tanto lavoro da sbrigare all'interno della struttura e non c'era tempo per pensare alla salute. Poi, con le prime difficoltà nella deambulazione, ha fatto rientro nel paese d'origine per sottoporsi a controlli.
La diagnosi è stata una sentenza: un tumore benigno alla spina dorsale era cresciuto provocando lesioni in altre parti del corpo.
"Lo togliamo subito e io tornerò a camminare" aveva detto allo specialista a cui si è rivolto. La parte inferiore del suo corpo era completamente paralizzata.
Alla fine del 2016 è stato operato all'ospedale Humanitas di Milano e, dopo un mese di degenza, a gennaio è entrato a Villa Beretta, da cui è stato dimesso lo scorso ottobre. Una setticemia che lo ha indotto al coma e un blocco intestinale hanno ostacolato i primi mesi di ricovero, appesantendo la già delicata situazione.
Pur avendo già cominciato a frequentare la palestra, il suo corpo non aveva reagito all'elettro stimolazione.
"A marzo ho cominciato a muovere le dita dei piedi. Non volevo crederci, ma non volevo nemmeno alimentare speranze perché avrebbe potuto essere soltanto un riflesso: non ne ho parlato nemmeno a mia moglie. L'ho confidato solo alla fisioterapista che non mi ha mai lasciato un attimo, anche nei giorni peggiori" ha spiegato Giovanni che ha cominciato a fare i primi esercizi, sopportando il bruciore e il dolore del corpo che si risvegliava. Gradualmente gli esercizi hanno portato al miglioramento della sensibilità e del movimento.
"Se qualche mese fa non avessi visto la luce non ce l'avrei fatta: non mi sono emozionato perchè ho trasformato questo momento in un punto di partenza e non di arrivo. Il mio unico e vero obiettivo, chiaro dall'inizio, è quello di tornare a camminare. Non mi accetto sulla sedia a rotelle (la chiama carriola, ndr) perchè, per me, equivale a fermarsi. Accettarmi in questa condizione significherebbe non cogliere la chance che la vita mi ha dato".

L'ingresso a Villa Beretta
In questo percorso, oltre all'equipe che lui ha definito fantastica, ha avuto un ruolo determinante la moglie, che vive ancora lontano.
"Grazie alla tecnologia, riuscivo a sentirla tutti i giorni: è stata il mio faro". Non è nemmeno mancata la vicinanza del fratello e della sorella.
La volontà di tornare a camminare è il suo pensiero fisso.
"Da solo non riesci neanche ad incominciare, ma poi devi essere forte: è la tua missione, la tua religione, la tua fissa, la tua paranoia".Giovanni ha lasciato Villa Beretta dopo aver cominciato a muovere i primi passi, con l'ausilio di diversi supporti.
"Il rifiuto dell'attuale condizione mi serve per non mollare, per andare avanti. L'attesa è snervante: tra un miglioramento e l'altro, magari per alzare di qualche centimetro in più la gamba, intercorrono mesi". I dieci mesi trascorsi nella struttura masnaghese, però, lo hanno cambiato dandogli una nuova sensibilità.
"La grande ricchezza di questo luogo consiste nell'aver mantenuto la centralità dell'uomo al fianco di una tecnologia molto avanzata. Grazie al personale presente lì dentro sono tornato a credere nelle persone e questo valore umano non è quantificabile" ha concluso Giovanni.
5/Continua
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