
Il sindaco Canali e il dottor Mattioni Marchetti
Venerdì sera l'aula mensa della scuola primaria di Sirone ha ospitato un incontro sulle tossicodipendenze, aperto a genitori e figli e voluto dai sindaci dell'oggionese per discutere di un problema particolarmente diffuso nella nostra zona.
''Purtroppo anche alla luce del giorno si verificano casi di spaccio di sostanze stupefacenti: quindi sono state allertate la prefettura e la questura, ma vogliamo fare ancora di più. In passato, infatti, c'era più attenzione rispetto a queste tematiche, ma ultimamente sono passate in secondo piano. Vista la frequenza con cui i nostri giovani entrano in contatto con questa realtà, ci siamo sentiti in dovere di rimettere il tema al centro dell'attenzione" ha detto il sindaco di Sirone Matteo Canali.
Il pedagogista Maurizio Mattioni Marchetti del Servizio S. M. I. Broletto di Lecco, relatore dell'incontro, ha quindi presentato l'operato del centro, un servizio pubblico gestito da un'organizzazione no profit privata. "Il Servizio Multidisciplinare Integrato del Broletto, fondato 30 anni fa, è cresciuto nel tempo: prima si svolgeva presso la casa del fondatore, ora ci sono sette comunità terapeutiche che si occupano di questo delicatissimo problema sociale. I meccanismi neuronali delle dipendenze sono tutti uguali, sia che si parli di droga, sia di ludopatia. Il mondo però è cambiato, così come la società e il mercato. Non si percepisce più la pericolosità del fenomeno, ma la relazione al parlamento presentata nel 2018 parla chiaro: una ricerca del Cern nelle scuole ha dimostrato che esiste un mercato della droga pari a 14,4 miliardi di euro e la cannabis è il prodotto più diffuso. La spesa è cresciuta del 40% per la cocaina e i decessi sono aumentati del 10%. Il 34% degli studenti usa la cannabis e un altro dato allarmante è che questo mercato rappresenta l'1% del PIL. Oramai, infatti, la droga è estremamente diffusa a causa dell'attenuazione del suo livello di pericolosità, di una maggiore accessibilità economica e territoriale e di un'indifferenziazione nella vendita delle sostanze. Inoltre, il modello culturale prevalente è indirettamente favorevole ai consumi. L'adolescente, tra l'altro, per sua natura è più portato a sbagliare perché la sezione del cervello che gli permette di distinguere il bene dal male è l'ultima che si sviluppa: questo processo finisce intorno ai 25 anni. Ogni cervello, poi, punta al risparmio energetico e alla routine, meccanismo che gli permette la gratificazione. Quando un soggetto è dipendente dalle droghe, dal cellulare o da altre sostanze, viene meno l'azione della corteccia prefrontale: la dipendenza nasce quando non si è più in grado di scegliere" ha affermato il pedagogista. Non va sottovalutato nemmeno il fatto che sia cambiato anche il mercato dell'alcol: i cocktail sono invitanti da un punto di vista estetico e soprattutto sociale; in un momento della propria vita in cui il giovane cerca la propria identità, è facile quindi che prenda direzioni sbagliate. Ma perché adesso gli adolescenti sono più vulnerabili alle dipendenze?

Basta vedere le protesi tecnologiche: la dipendenza è dovuta a oggetti esterni, verso cui si proietta la realizzazione della propria felicità. "L'adolescente in crisi non crede di poter trovare soddisfazione in sé, quindi la cerca altrove. Per arginare questi fenomeni, sarebbe bello che le famiglie venissero coinvolte nel corso delle terapie che vengono avviate nelle nostra comunità. Le amministrazioni a propria volta potrebbero creare un gruppo di ascolto per le famiglie, spesso escluse per la paura provata dai giovani: così potrebbero aiutarsi vicendevolmente, sia a risolvere i problemi, sia a prevenirli. Nessuno, infatti, sa come si fa il genitore quando lo diventa: è un'avventura bellissima ma non semplice, che se condivisa potrebbe dare frutti ancora migliori" ha suggerito il dottore. Specialmente oggi, che dalla famiglia etica si è passati alla famiglia affettiva, cioè a una famiglia che pensa alla solo alla realizzazione dei figli e non alla loro educazione, perché magari entrambi i genitori lavorano tutto il giorno e non riescono a essere presenti per i figli. L'attaccamento alle tecnologie o alle sostanze stupefacenti avviene proprio per questo: i giovani hanno bisogno di ruoli e valori ben definiti, non di genitori che si comportano come amici e li accontentano in tutto, senza però dar loro ciò di cui davvero hanno bisogno. Come in ogni aspetto della vita, quindi, l'unione fa la forza: la soluzione è fare comunità, condividere, aiutarsi reciprocamente.
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