
Don Marco Crippa
Non so quale sia la vostra percezione, ma questi, che lo si voglia o no, che lo si capisca o no, sono giorni drammatici.
Negli ospedali della Lombardia i posti letti in terapia intensiva sono tutti pieni.
Quei posti non servono solo per chi si ammala di coronavirus, ma anche ad altre emergenze.
I medici già da qualche giorno si trovano a dover decidere chi continuare a curare e chi no, a chi dare la precedenza e a chi dover staccare il respiratore. Come in guerra!
Continuando la vita di sempre, come se nulla fosse, come se non ci fosse un domani, potrebbe accadere che siate proprio voi a portare il virus nelle vostre case o nelle case dei vostri amici: contagiarlo ai vostri genitori, ai vostri nonni.
SENZA VOLERLO, CERTO. MA NON POTRETE CERTO DIRE: NON LO SAPEVO!
Non lo scrivo per spaventarvi, ma perché è spaventoso camminare ad occhi chiusi per non vedere. Si va sbattere e ci si fa male.
In futuro questi giorni verranno raccontati sui libri di storia e noi potremo dire di esserci stati. Ma esserci stati soltanto non avrà importanza. Conterà ciò che avremo fatto perché tutto finisse bene.
DOBBIAMO RISPETTARE E FAR RISPETTARE le norme di comportamento suggerite dalla scienza. Questo è il miglior modo per proteggere la nostra salute e quella degli altri. Per volerci bene e volersi bene.
Se ti voglio bene ora non ti abbraccio, non ti bacio.
Sì! adesso è questo il modo per dirsi il bene: tener da parte tutti quegli abbracci e quei baci, quel camminare vicini vicini per il giorno in cui tutto sarà finito e sarà meraviglioso abbracciarci, baciarci, camminarci vicini e dirsi: mi è mancato tutto questo.
E torneremo alla vita di sempre!