Usare il termine "covid free" - precisa il direttore Bettega - può essere potenzialmente pericoloso perché può generare una falsa sensazione di sicurezza, come se tutto fosse alle spalle e fossimo autorizzati a dimenticare. Sappiamo bene che il SARS CoV2 circola ancora, abbiamo un problema di campagna vaccinale incompleta e di varianti che potrebbero prendere il sopravvento e riportarci in breve in una situazione di sofferenza, sottovalutando i campanelli di allarme e rischiando di andare nuovamente incontro ad un nuovo baratro a cui i "soliti noti" dovranno far fronte con sacrificio e abnegazione.
"Dopo il periodo più emergenziale siamo ora di fronte a una fase in cui uno dei termini più gettonati è "ripartenza", eppure in verità per il personale medico non c'è mai stata una sosta, per cui non si tratta di "ripartire", ma piuttosto di rigenerare energie fisiche e mentali per continuare a fare al meglio il nostro lavoro. È comunque vero che tutta la progettualità e le energie che il Covid ha assorbito ora dovrebbero progressivamente essere riattivate e riposizionate e cercheremo di farlo" aggiunge il dottor Bettega.
Nel corso dell'anno le varie strutture ospedaliere sono state sull'orlo del collasso, ma grazie al supporto del personale medico siamo riusciti a superare momenti molto difficili. Impossibile, però, dimenticare alcuni episodi, come afferma il direttore: "Ricordo che nel marzo 2020 stava per saltare l'impianto ospedaliero dell'ossigeno perché troppo "sfruttato": sarebbe stata una catastrofe che abbiamo evitato grazie all'impegno di chi coordinava le attività; ricordo poi nel novembre scorso il giorno in cui c'erano 9 ambulanze in coda fuori dal PS in attesa di affidare i pazienti al Pronto Soccorso intasato e nessun letto in ospedale: come non pensare che stavamo per essere travolti e che non ce l'avremmo fatta? E come rimuovere le sensazioni legate al suono piuttosto angosciante delle sirene delle ambulanze nel silenzio totale di strade stranamente vuote o il sibilo quasi assordante dell'ossigeno ad alti flussi impiegato a piene mani per trattare le gravi difficoltà respiratorie in un reparto saturo di malati tra cui si aggiravano come api o formiche operose strani personaggi irriconoscibili perché infilati in tute integrali con maschera e visiera, dietro a cui c'erano infermieri e medici che non si sono mai tirati indietro e sempre hanno avuto un sorriso benché non visibile?"
Il Coronavirus ci ha rammendato che non siamo onnipotenti o invincibili, ma che c'è un limite insito nella natura umana. Forte è stato ed è il richiamo al valore e alla forza dell'essere un vero gruppo; ho avuto ed ho la fortuna di lavorare con un gruppo di persone "di buona volontà" e di grande responsabilità, oltre che competenza e questo ha reso il nostro lavoro sicuramente più efficiente ed efficace; ognuno ha messo in campo le proprie doti umane e le proprie competenze, ci siamo sostenuti gli uni con gli altri e in questo modo posso dire "ce l'abbiamo fatta" anche se non sempre abbiamo avuto esiti favorevoli e in noi rimane qualche cicatrice perché tutta la sofferenza che abbiamo visto e il senso di impotenza che a volte abbiamo sperimentato non si cancellano facilmente. L'auspicio è che continuiamo a essere "forti" perché siamo un gruppo vero anche fuori dal periodo emergenziale e di questo sono convinto" conclude il direttore Bettega.