Hanno deciso di lasciare la Brianza per trasferirsi in Congo, dedicando la loro esistenza a chi è meno fortunato.
Fabrizio Sormani, la moglie Elisa e il piccolo Gabriele sono partiti lo scorso 7 giugno da Rogoredo, frazione di Casatenovo, con destinazione Kinshasa.

Alcune immagini scattate per le vie di Kinshasa da Fabrizio e Elisa Sormani
L'obiettivo è quello di restare in Africa per almeno un paio d'anni, anche se l'esperienza è talmente forte e gratificante che, come spiegano i due giovani, tutto può succedere.
Un'avventura che i coniugi Sormani, poco più che trentenni, hanno intrapreso grazie al Coe di Barzio, una comunità impegnata da anni in progetti di cooperazione e sviluppo in diverse parti del globo.

Non è la prima volta che Fabrizio ed Elisa si recano in Congo.
"Ci siamo già stati tra il 2006 e il 2007 per sette mesi - ci hanno spiegato
- quando eravamo impegnati in una zona della savana per la costruzione di un ospedale a Tshimbulu nel Kasai occidentale".
Questa volta ai due coniugi casatesi si è unito il figlioletto Gabriele, di soli tre anni. Il progetto al quale stanno lavorando è quello di aprire entro un paio di mesi, una casa di accoglienza per studenti universitari, con alcune attività collaterali: biblioteca, sala computer con internet, piccolo auditorium per conferenze e proiezioni, campo da basket e calcetto.
"L'intento - hanno proseguito Elisa e Fabrizio
- è quello di dare dei mezzi in più agli studenti per studiare, di fare un educazione civica sul buon governo e contro la corruzione, di dare una formazione cattolica cristiana ai ragazzi visto e considerato che il partner locale del progetto è la diocesi di Kinshasa. Il tutto per far si che i futuri intellettuali restino nel loro paese e migliorino il funzionamento degli apparati statali e privati".
Un'esperienza sicuramente forte e difficile, ma vissuta dalla famiglia con molto entusiasmo e soprattutto con la voglia di mettersi al servizio degli altri.
"Quando abbiamo conosciuto il Coe ci ha affascinato la sua sensibilità nei confronti delle altre culture - ha spiegato Elisa Sormani
- il rispetto nei confronti dell'alterità così come la capacità di non rinunciare al proprio punto di vista e di cercare piuttosto di costruire insieme dei progetti di promozione dell'uomo nella sua integralità e complessità. Ha preso così forma anche in noi il desiderio di condividere un po' del tempo della nostra vita, anche come famiglia, con chi vive una vita così diversa da quella cui siamo abituati e soprattutto ha orizzonti, speranze, aspettative davvero lontani dai nostri".
Certo, i dubbi all'inizio non sono mancati, viste le problematiche che pone la vita in un paese del terzo mondo, ma più forte è stata per i coniugi Sormani, la convinzione che si può provare a lasciare il noto per l'ignoto, lasciandosi pervadere dalla diversità, dagli interrogativi, dalle contraddizioni che permeano tante realtà come quella in cui sono inseriti attualmente.
"In noi è forte la convinzione che si possa affrontare tutto questo semplicemente con le proprie capacità e i propri limiti, mettendo a disposizione se stessi e camminando insieme a questi nostri amici".
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