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Scritto Domenica 17 aprile 2011 alle 19:01

Lecco: Vittorio lo abbiamo ricordato così

L'abbiamo ricordato rileggendo le sue parole, le sue battaglie, le sue storie, le sue inchieste di "giornalista per caso". Scudo umano, voce libera, attivista esperto. Dal suo manoscritto "Restiamo Umani" (Manifesto libri) abbiamo estratto passaggi chiave dell'operazione "Piombo fuso", che ha visto la Striscia di Gaza, dove Arrigoni era l'unico italiano ed uno dei pochi europei, martoriata dai bombardamenti israeliani. Abbiamo riprodotto anche gli audio di sue recenti interviste, concentrate sempre su quella "catastrofe innaturale" che continuava a riprodursi nella Striscia.
Vittorio Arrigoni, esempio di resistenza civile nel Paese della vigliaccheria, è morto due volte.
La prima in circostanze sospette, ancora da chiarire; la seconda, purtroppo, per mano degli sciacalli che si sono ricordati di lui in netto ritardo, dipingendolo come "folle utopista" (Ferrara), "vittima del suo buonismo" (Belpietro), "amico dei fondamentalisti" (Nirestein).
Dalla piazza di ieri, che ha visto decine e decine di persone strette intorno alle battaglie di Vittorio Arrigoni, parte un messaggio chiaro, inequivocabile: non si può celebrare la morte di un uomo semplificando o banalizzando le sue lotte. Queste sono imprescindibili. La Striscia di Gaza, lager verso cui nessuna Comunità Internazionale spende un centesimo della sua "umanità", è (anche) Vittorio Arrigoni. A tutti coloro che vorrebbero chiudere la bara di Arrigoni per smorzare ogni spiffero di denuncia e contrasto ai crimini di guerra rispondiamo così: prima di "restare umani" è necessario diventarlo.
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