Per chi non lo conosce, risulta persino impossibile da trovare.
Stiamo parlando dello Stagno di Brongio, area naturale di grande valenza naturalistica e paesaggistica collocata a breve distanza dal cimitero della frazione, nei boschi che si estendono verso il confine con Barzago e Costa Masnaga.
Lungo la strada a fatica si possono scorgere i cartelli che indicano l’area, un’anonima chiazza di vegetazione all’interno di un prato ai piedi della salita che conduce alla Cappelletta.
Eppure, appena nel 2004, il Comitato Bevere annunciò il completamento dei lavori di bonifica e sistemazione dell’area attorno alla quale venne realizzato un percorso naturalistico – didattico a disposizione delle scuole, pensato per far conoscere la realtà scarsamente nota delle zone umide lecchesi.
Gioiello, Diamante della Brianza, sito “unico”: negli anni gli aggettivi utilizzati per sottolineare la straordinarietà di questo angolo di natura sono stati molteplici, volti a sottolineare appunto l’esclusività e la rarità dell’ecosistema sviluppatosi negli anni attorno allo Stagno.
Dal gambero di fiume alla rana di Lataste, a seguito dei lavori di sistemazione condotti nel 2004 diverse specie di fauna e flora vennero identificate lungo le sponde dello Stagno e giudicate introvabili in altre aree del lecchese.

Confronto fotografico tra la situazione del 2004/2005 e oggi

Nonostante le continue attività di pulizia e le campagne volte al ripristino di questi luoghi, lo Stagno di Brongio versa oggi in uno stato di apparente abbandono, ricoperto da canneti e vegetazione attraverso la quale a fatica è possibile scorgere il pelo dell’acqua. Tra i giunchi, di tanto in tanto, è possibile sentir guizzare una rana o una delle specie che popolano questo minuscolo specchio d’acqua, segno che il piccolo ecosistema è ancora lontano dalla sua fine.

I lavori di recupero eseguiti nel 2004
Sebbene un confronto fotografico tra la situazione attuale e quella di alcuni anni fa lasci spazio ad alcune perplessità circa l’attrattiva che un simile luogo può avere sui potenziali visitatori, la certezza che la natura stia comunque facendo il suo corso e che lo Stagno, a differenza di tanti altri in Brianza, continui a vivere lascia ben sperare per il futuro.


Lo stagno visto dalla strada per la Cappelletta
Grazie anche all’attività dei volontari e del Comitato Bevere, attivi di anno in anno nelle campagne di pulizia dei percorsi e delle aree attigue a questo stagno che, con qualche aiuto in più, potrebbe tornare al suo antico splendore e mostrarsi in tutta la sua suggestiva bellezza a studenti, camminatori e perché no, visitatori o addirittura “turisti” desiderosi di ammirare un’autentica rarità naturale.
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