Correva l’anno 2003 quando il Comitato Bevere avviò il progetto di riqualificazione degli “Stagni di Brongio”, pozze d’acqua dimenticate ma caratterizzate da una straordinaria biodiversità tale da rendere uniche nel loro genere queste zone umide.
Grazie a un attento lavoro nel corso del medesimo anno si riuscì a inaugurare il primo percorso didattico degli Stagni, un suggestivo tracciato ad anello che dal cimitero della frazione conduceva passeggiatori e scolaresche attraverso boschi, campagne e sentieri alla scoperta di un territorio ricco di acqua e dei suoi curiosi animali.

Uno degli stagni di Brongio, oggi
Dalla rana di Lataste al gambero di fiume (più comunemente noto come “Gamber del Lamber”, nome indubbiamente poco scientifico ma ben presente nell’immaginario collettivo dei nostri antenati), numerosi animali minacciati dall’estinzione popolano le pozze della frazione di Garbagnate, nascosti alla vista e pressoché sconosciuti al grande pubblico.
A seguito del nostro servizio sullo stato di conservazione degli stagni il Comitato ha voluto puntualizzare alcuni aspetti riguardanti queste delicate aree naturali, soggette purtroppo a ripetuti vandalismi e minacciate soprattutto dal disinteresse di popolazione e amministratori.

Confronto fotografico tra la situazione del 2004/2005 e oggi


Pietro Pozzoli
“Gli stagni rappresentano aree molto delicate per la presenza di acque sorgive – ci ha spiegato Pietro Pozzoli, presidente del Comitato –
come tali necessitano di cure e attenzioni costanti. Nell’area di Brongio esistono tre pozze con queste caratteristiche, soggetti alla presenza di una fauna unica e di un delicato ecosistema. Nel 2003 avevamo avviato questo progetto di recupero ponendoci l’obiettivo di seguire gli stagni di Brongio per 10 anni. Nel 2013, sebbene la nostra attenzione rimarrà alta a Garbagnate, il progetto è destinato a esaurirsi. A quel punto chi si occuperà della manutenzione e della pulizia degli stagni? Purtroppo, con l’eccezione di poche persone, tanto la popolazione quanto l’amministrazione locale non si rendono conto di avere sul proprio territorio un immenso bene naturale, da sfruttare sotto il profilo didattico o semplicemente da “godere” per le passeggiate all’aria aperta. Anche per questo vorremmo poter coinvolgere maggiormente la politica locale, per non perdere quanto realizzato a fatica in questi anni”.La riqualificazione degli stagni di Brongio cosò all’epoca circa 15.000 euro, finanziati per metà da un bando della Fondazione Provincia di Lecco. In una nota del 2003 il Comitato scriveva: “
il progetto dovrà vedere una piena partecipazione dei cittadini di Garbagnate, delle scuole e delle attività imprenditoriali dell’area in modo tale da restituire alla popolazione un gioiello di acque e vita, ora purtroppo abbandonato all’incuria”. Auspici che, negli anni, sembrano essersi soltanto parzialmente realizzati a giudicare dall’attuale stato di conservazione degli stagni e del sentiero didattico, recentemente documentato nei nostri servizi.
I lavori di recupero eseguiti nel 2003 “Ogni anno ci ritroviamo insieme ad alcuni cittadini di Garbagnate e Brongio per pulire il sentiero e gli stagni – prosegue Pozzoli –
purtroppo di volta in volta ci troviamo davanti a cartelli indicatori divelti, recinzioni abbattute, vandalismi di ogni genere. Cerchiamo con i nostri sforzi di garantire continuità al recupero di questi ambienti ma con le sole nostre forze non è semplice”.Da qui l’idea di garantire al territorio di Brongio un’ulteriore tutela sotto il profilo normativo, grazie a un’ipotetica estensione dei confini del vicino PLIS della Valletta distante solo poche centinaia di metri.
L'accesso al percorso didattico nei pressi del cimitero “Si tratta di un’ipotesi che potrebbe garantire a queste aree umide una maggiore attenzione, certo la scelta di una simile strategia prescinde dalle nostre competenze e risulta unicamente a discrezione dell’amministrazione comunale locale” conclude Pozzoli.
Cittadini e volontari del Comitato durante i lavori di pulizia del 2011
L’unica certezza, al momento, è quella legata alla conclusione del progetto avviato quasi 10 anni fa dal Comitato Bevere. Oltre al recupero di questa area naturale, il lavoro del Comitato permise di portare alla luce una delle peggiori stragi di gamberi di fiume del circondario, scoperta nel 2004 tra Brongio e il torrente Marcione e successivamente denunciata alla Procura di Lecco. Pur non essendo mai stati identificati i colpevoli, l’attenzione profusa dal Comitato Bevere verso questo territorio è servita per portare alla luce uno dei suoi “gioielli” dimenticati, nella speranza che qualcun altro possa presto raccogliere il testimone e occuparsi della custodia di questi suggestivi luoghi.
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