A seguito della pubblicazione degli atti riguardanti la Vas intermedia del Piano Cave provinciale, il Coordinamento Cornizzolo non ha mancato di manifestare perplessità in merito all’evidente allargamento dei confini dell’area estrattiva “Gi.4”, comprendente fra l’altro un possibile piano di recupero dell’ex cava Borima sita nel territorio di Suello.
I dubbi in particolare si concentrerebbero sulla possibilità di mettere mano alla vecchia cava, a 40 anni dalla sua chiusura avvenuta nel corso degli anni ’70.
“Per prima cosa non capiamo l’utilità di convocare una conferenza di Vas l’ultimo giorno di luglio, in un periodo dove molte persone sono già partite per i luoghi di villeggiatura e non potranno quindi assistere a un incontro di questa importanza – ha commentato Giuseppe Stefanoni, portavoce del Coordinamento Cornizzolo –
capisco il voler a tutti i costi convocare il tavolo entro l’inizio delle ferie ma in questo modo non si contribuisce a lanciare un buon segnale. Entro venerdì il Coordinamento si riunirà per discutere i nuovi documenti e per presentare le osservazioni del caso da sottoporre durante la conferenza di Vas”.
Il versante suellese e civatese del Cornizzolo, con gli evidenti segni delle ormai dismesse attività estrattive
Il primo nodo al vaglio delle associazioni del territorio riguarderà l’opportunità di recuperare l’ex cava Borima, ipotesi inserita in queste settimane all’interno dei documenti riguardanti l’area estrattiva del Cornizzolo.
“Per come la vedo parlare di recupero di quella zona rappresenta un’assurdità – ha continuato Stefanoni –
un’operazione completamente fuori luogo visto che a 40 anni dalla sua chiusura la natura ha provveduto con le proprie forze a ripristinare lo stato di quei luoghi. Si tratta di una cava dalla superficie contenuta, nemmeno lontanamente paragonabile a quella dell’Alpetto. Riprenderla in mano e modificarla di nuovo costituirebbe un danno gravissimo”.L’area attualmente appare recintata e l’accesso al perimetro risulta interdetto al pubblico. Nelle immediate vicinanze, inoltre, il Coordinamento segnala la presenza del Sasso “Bicicola”, una formazione rocciosa contenente fossili preistorici oggetto nel recente passato di un sentiero geologico realizzato a scopo didattico.
“Il percorso è stato chiuso perché il territorio di quell’area risultava franoso – ha concluso Stefanoni –
la cava Borima poggia su un settore molto delicato sotto il profilo geologico, perché allora andare a metter mano nuovamente al comparto quando la natura ha già provveduto a re impadronirsene? In tutti questi anni non si sono mai registrati problemi o inconvenienti, a questo punto è necessario parlar chiaro: o si vuole riprendere l’escavazione anche in quel punto o si eviti di usare il recupero dell’ex cava come “scusa” per legittimare il nuovo sito estrattivo del Cornizzolo”.Dubbi anche in merito alla relazione che la Provincia di Lecco ha stilato in vista della seconda conferenza di Vas del 31 luglio prossimo.
Il documento, ancora in fase di esame da parte del Coordinamento, è stato accolto con un tiepido ottimismo dal sindaco di Civate Baldassarre Mauri:
“leggendo la relazione sembra che l’evoluzione di questa Vas possa rivelarsi positiva per la nostra montagna, in virtù dei numerosi “paletti” posizionati a tutela dei vincoli idrogeologici, forestali, paesaggistici e architettonici che sussistono nelle immediate vicinanze del giacimento. Vista così la Vas potrebbe andare nel senso sperato, arrivando a stralciare il Cornizzolo dall’elenco dei siti estrattivi lecchesi in virtù dei numerosi vincoli riconosciuti sulle sue pendici. Uno scenario che aggiungerebbe peraltro valore alla “causa” Unesco per San Pietro al Monte”.
Il nuovo perimetro dell'area estrattiva (in violetto) paragonato a quello individuato nel documento di scoping (in giallo)Dal Coordinamento, invece, i commenti risultano essere ben più cauti:
“nella relazione, oltre ai vincoli, si parla anche della possibilità di scavare. Se oltre ai vincoli vengono messe nero su bianco ipotetici scenari di escavazione, nulla si può escludere. Rimane il fatto che la scheda riguardante il Cornizzolo è rimasta inserita nel Piano ed è enormemente più grande, anche se non ne si conosce la ragione”.“È un fulmine a ciel sereno – ha invece commentato il sindaco di Suello, Carlo Valsecchi –
se per “recupero” si intende l’allargamento del fronte di cava, fermo da 40 anni, non siamo sulla strada giusta e la cosa non mi trova assolutamente d’accordo. Gli elementi in nostro possesso sono ancora troppo scarni per prendere delle posizioni, ma messa così la vicenda sembra quasi che si vada a escludere l’ipotesi di cavare nella parte alta della montagna per ripiegare su Borima, ben più bassa e nascosta alla vista. Non avevamo mai preso in considerazione un simile scenario, per questo vogliamo andare cauti e approfondire il discorso. Posso anche essere d’accordo su un ipotetico recupero della cava, ma in che termini si pensa di lavorare? Esistono delle case nelle immediate vicinanze, l’area risulta ormai urbanizzata. Interrogativi che richiedono approfondite delucidazioni”.
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