Proprio per questo stiamo assistendo ad un pubblico dibattito sui pro e contro le varie ipotesi sul tavolo. A volte, in alcuni passaggi, tutto ciò può apparire complicato ai comuni Cittadini nelle sue articolazioni tecnico-normative stante una legislazione perlomeno farraginosa se non a volte contraddittoria. Ma la scelta di campo "Politica" e la reale posta in gioco risulta comunque chiara ed è intimamente connessa al pieno rispetto della volontà di 27 milioni d'Italiani, di cui ben 138.000 lecchesi, sopra richiamata.
Il rischio però che tutto questo possa essere inficiato da logiche "campanilistiche" (pure importanti se sottintendono questioni di congruità economica) o di stretta appartenenza partitica ( assolutamente distorsive) è un rischio che dobbiamo tutti evitare visto che la tutela e la gestione del patrimonio dell'Acqua, come degli altri Beni Comuni Primari, rappresenta una priorità assolutamente trasversale.
Eccessi ed enfatizzazioni, anche strumentali alle proprie tesi, tendenti a far balenare l'idea di presunte alleanze Lega/Sel od inciuci Pd/Pdl sviliscono e rischiano di fuorviare rispetto al contenuto reale della delicatissima questione che è e rimane incentrata sull'ineludibile "funzione sociale"che servizi essenziali per la collettività debbano coerentemente mantenere in un quadro esclusivamente pubblico e partecipato direttamente dai comuni che sappia essere efficiente, efficace, economico.
Su questo fronte, per tutto quanto emerso finora nel dibattito pubblico, l'unico modello di gestione pienamente coerente, lo ribadiamo da tempo in tutte le sedi, è L'Azienda Speciale Consortile di diritto pubblico perché realmente si pone fuori dalle strette logiche del mercato, tipiche del "privato" ma anche di certo "pubblico privatistico e multiservizi" delle SPA o SRL "ex municipalizzate" come costitutivamente e di fatto risulta essere LRH, che ha in pancia Idroservice. Quest'ultima, per tutti i motivi abbondantemente documentati nel "dibattito", ci auguriamo sia solo apparentemente destinata a gestire il sistema idrico provinciale, come da orientamento espresso dalla maggioranza dei sindaci della Provincia.
Proprio per questo Idrolario ci sembrerebbe più consona (stante anche il parere Anea, ma non solo) a recepirne l'affidamento ma solo se esclusivamente e tassativamente, lo ribadiamo ancora una volta, trasformata in Azienda Speciale che è e rimane l'unico modello pienamente coerente.
L'opzione Idrolario è quindi assolutamente surrettizia e non certo perché sinora ha brillato per efficienza o congruità gestionale. Ad esempio è assolutamente contraddittoria e da condannare la recentissima messa a gara di 4 mesi del servizio a cura del proprio C.d.A. a dimostrazione palese della "debolezza" del tanto decantato "controllo diretto" dei Comuni-soci (depositari in questo caso del cosiddetto controllo analogo di primo livello). Figuriamoci cosa potrebbe succedere in Idroservice in cui i Comuni non hanno il controllo diretto (controllo analogo di secondo livello). Questa apparente negazione assoluta del risultato referendario ( con la gara, peraltro anacronistica di 4 mesi) risulta però, per i più avvertiti, "viziata" da una serie di errori derivanti dalla "gestione complessiva" del sistema idrico ex ATO (Ambito Territoriale Ottimale)non certo imputabili solo ad Idrolario per le note questioni messe in risalto nel dibattito pubblico mediatico.
Ecco perché noi siamo, anche qui lo ribadiamo fortemente, per il patrimonio e la gestione dei Beni Comuni Primari come l'Acqua esclusivamente e direttamente in mano pubblica. Ma questo "pubblico" deve essere un "pubblico QUALIFICATO" e quindi non " arruffone", carrozzone clientelare, legato a logiche finanziarie utilitaristiche e commerciali(e via di seguito), fornendo così sconsideratamente il fianco, come succede a volte anche strumentalmente, all'apertura ai "privati", certamente legittimati in altri contesti di mercato ma non in ambiti così basilari per la Collettività in quanto sottesi a diritti e doveri inalienabili.