
La struttura di Casatenovo
Per la fine dell’anno i locali saranno pronti. Il quinto piano del padiglione Villa dell’Ospedale di Merate si appresta ad accogliere la nuova Pneumologia. Struttura pressoché identica, come disposizione, alla sottostante Pediatria, si presenterà come un lungo corridoio lineare su cui si affacceranno gli studi medici, i locali di servizio e le camere in grado di ospitare fino a 30 posti letto di cui 24 di degenza ordinaria e 6 per sub-intensivi. 1650 mq la superficie complessiva destinata all’attività di una specialità intermedia fino ad oggi “affidata” all’Inrca di Casatenovo e di cui, dunque, al momento, l’Azienda ospedaliera della Provincia di Lecco non dispone seppure, al San Leopoldo Mandic così come all’Alessandro Manzoni, l’attività connessa di chirurgia toracica, non riconosciuta come unità struttura complessa ma inserita nel piano di organizzazione aziendale (poa), abbia raggiunto una ragguardevole “consistenza” e, ogni anno, nei reparti di Medicina si registrino all’incirca 800 ricoveri etichettabili come “di pneumologia” (di cui 500 nell’ospedale del capoluogo e 300 nel presidio meratese). Considerando poi che la chirurgia toracica e la pneumologia per acuti richiedono, oggi, l’adeguato supporto della diagnostica strumentale nonchè l’attivazione di un percorso completo di stadiazione dei tumori e che, seppur “sovrazonale”, metà dei pazienti dell’Inrca afferiscono al bacino lecchese, non si può fare a meno di chiedersi, considerata la situazione attuale, quale sia il futuro “funzionale” della pneumologia in provincia di Lecco e, prima ancora, come si è giunti alla situazione attuale.
Per rispondere a quest’ultimo quesito bisogna quantomeno tornare indietro all’inizio degli anni ’80, al momento dunque della definizione dell’attività condotta dall’allora Istituto Nazionale di Riposo e Cura per Anziani “Vittorio Emanuele II” di Ancona con sede distaccata a Casatenovo, dettata dal nuovo Piano Ospedaliero regionale e dal decreto 7 agosto 1981 del Ministero della Sanità, di concerto con il dicastero della Pubblica Istruzione, con il quale venne confermato il riconoscimento del carattere scientifico della stesso Inrca. Nel “ratificare” infatti tale atto ministeriale, il Comitato di Gestione dell’Unità socio sanitaria locale n.14, presieduto dall’ingegner Luigi Zappa, evidenziando come l’attività condotta nella struttura casatese fosse “esterna” e dunque si sottraesse all’azione programmatoria dell’Assemblea dei Comuni competenti per territorio, chiese e ottenne di poter sedere al tavolo aperto in regione per la stipula della Convenzione inerente le prestazioni diagnostiche, terapeutiche e di ricovero a favore dei cittadini lombardi e dunque anche quelli afferenti all’Ussl meratese ma utenti dell’Inrca. Ciò al fine di poter coordinare l’attività sanitaria condotta dalle due realtà, “evitando – ed è questo il passaggio centrale, che citiamo testualmente - che detta attività ne costituisca un inutile dispendioso doppione, o, peggio che si ponga in contrasto con i programmi sanitari del territorio”. E così, dunque, che, alla struttura di Monteregio, vennero assegnati i posti letti di Pneumologia, con la disponibilità del Mandic di “abdicare” ogni pretesa in materia, al fine di scongiurare accavallamenti che avrebbero danneggiato entrambi gli enti, creando diseconomie.
Inizia in questo modo un periodo di collaborazione tra le due realtà: nell’84, giusto per fare qualche esempio, il Comitato di gestione, stipulò una convenzione con l’Inrca per l’effettuazione, nei locali casatesi, di analisi chimico-cliniche rendendosi poi disponibile a “prestare” propri professionisti all’istituto di ricerca per consulenze sanitarie specialistiche in loco (anestesia, chirurgia e neurologia) o per prestazioni da eseguire, a richiesta, in ospedale (diagnostica elettroencefalografica e radiografica specifica, esami istologici e batteriologici, fornitura di sangue intero o “parziale”).
Gli accordi fino a questo punto intercorsi, vengono poi ulteriormente rafforzati con la sottoscrizione, nel febbraio del 1988, della “Convenzione con l’Inrca di Casatenovo per la gestione di un poliambulatorio per l’attività socio-sanitaria dell’Ussl n.14 per la popolazione dei distretti”. Nel documento, recante le firme di Sandro Cesana (presidente del Comitato di Gestione) e Novarro Simonazzi (presidente dell’Istituto marchigiano), si legge, tra le altre cose: “l’Inrca in attuazione del Piano Sanitario Regionale oltre all’effettuazione della propria attività poliambulatoriale, si impegna , dietro autorizzazione regionale, alla realizzazione di un reparto di riabilitazione con posti letto. I servizi che l’Inrca di Casatenovo mette a disposizione della popolazione del territorio dell’Ussl n.14, previsti dal Piano Sanitario Regionale, sono: rieducazione respiratoria, radiologia e laboratorio di analisi chimico-cliniche-allergologiche. Gli ambulatori: pneumologia, cardiologia e allergologia”. Tramite tale convenzione, poi viene concessa all’Unità Socio-Sanitaria locale meratese l’utilizzo a titolo gratuito di Villa Rosa, nel parco di Monteregio, per la realizzazione di specialità ambulatoriali non “in concorrenza” con quelle offerte dell’Inrca.
L’impianto della Convenzione, “sopravvissuto” anche allo smembramento dell’Ussl in Asl e Azienda ospedaliera, e mantenuto fino ad oggi inalterato, ha iniziato a “traballare” con la Legge Sirchia di riforma degli Irccs che ha di fatto“regionalizzato” gli istituti di ricerca, sottraendolo dalla dipendenza diretta del Ministero. La programmazione , il controllo e i cospicui finanziamenti da parte delle autorità centrale hanno sempre rappresentato il punto di forza degli Istituti a carattere scientifico. In questo contesto l'Inrca arrivò a rappresentare uno dei più qualificati e potenti Istituti con sedi sparse lungo lo Stivale. La Regione Marche nell'attuare la legge Sirchia non seguì l'esempio lombardo di trasformare gli Irccs in Fondazioni e da quel momento per l'Istituto anconetano inizia un lento e graduale ridimensionamento. Perde subito la sede di Firenze, prestigiosa sul versante della ricerca , che viene regionalizzata. Stessa sorte tocca alle sedi di Roma e Cagliari. In pratica la "nazionalità" dell'Inrca è ora rappresentata dai 60 posti letto di Casatenovio più una settantina di Cosenza. Ridottssima risulta ora anche la dotazione di posti letto, intorno ai 200, nelle Marche.
Lo scenario prospettato dalla Legge Sirchia ha provocato negli ultimi anni il dibattito sul futuro del Centro di Casatenovo e conseguentemente della pneumologia nel territorio lecchese che ha visto protagonisti il Comitato di Coordinamento dei Sindaci presieduto da Felice Baio, molto più attivo dell'attuale, e della Regione Lombardia che alla fine "impone" il nuovo reparto presso il "Mandic" (continua….)
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