
Foto di repertorio di un mezzo dell'azienda
Ivano Perego e Andrea Pavone hanno varcato stamani le porte del tribunale di Lecco, imputati nell'ennesimo filone giudiziario che riguarda la ex Perego Strade di Cassago.
A processo insieme ad altre diciannove persone con l'accusa (ancora tutta da dimostrare) di traffico illecito di rifiuti, sono stati tradotti dalla polizia penitenziaria dalle carceri di Vigevano e di Pavia, dove sono rispettivamente detenuti.
Un fascicolo che il tribunale di Milano ha trasferito per competenza a Lecco, dal momento che i rifiuti non trattati sarebbero stati stoccati in un deposito a Cassago, nell'area ex cementeria.
L'udienza si è aperta intorno alle ore 10,30 alla presenza del giudice monocratico Salvatore Catalano e del pubblico ministero Cinzia Citterio. Affollata come raramente capita di vederla, l'aula del foro lecchese che ha ospitato buona parte degli imputati intervenuti (sei gli assenti) e i rispettivi legali.
Tra loro come dicevamo, anche Ivano Perego, giunto per ultimo in tribunale. A salutarlo, appena varcato il corridoio del primo piano del palazzo di giustizia, la moglie e i familiari, alcuni dei quali a loro volta imputati nel procedimento.
Stiamo parlando più precisamente dei fratelli di Ivano, Claudio ed Elena Perego, anche loro ai vertici dell'azienda di Tremoncino prima del ''crac'', oltre che di Giovanni Barone e Andrea Pavone, al loro fianco (a fasi alterne) negli ultimi mesi di vita di quella che è stata per anni una delle più floride realtà imprenditoriali nel settore edile.
A processo anche due dipendenti responsabili della gestione dei rifiuti per conto della Perego, e numerosi autisti e trasportatori alle dipendenze della società cassaghese (ben quattordici), anche loro accusati del grave reato. Agli imputati viene infatti contestata la creazione di una vera e propria organizzazione che si sarebbe occupata ''a 360 gradi'' del ciclo di gestione dei rifiuti speciali: non solo il trasporto (diverse migliaia i viaggi contestati), ma anche la ricezione e lo smaltimento degli stessi.
Ingenti quantitativi di rifiuti speciali da demolizione, provenienti da cantieri edili gestiti dal gruppo, sarebbero stati abusivamente conferiti presso il capannone in area ex cementeria a Cassago, di proprietà dell'azienda stessa e poi immessi sul mercato illecitamente e senza le dovute certificazioni.
Il giudice Salvatore Catalano ha nominato uno dopo l'altro, gli imputati e i relativi legali, aggiornando poi l'udienza al prossimo 10 dicembre. Era presente in aula anche Giovanni Barone, liquidatore dell'azienda cassaghese, già a processo per il ''crac'' della galassia Perego, procedimento che si sta svolgendo in queste settimane in tribunale a Lecco. Barone ha annunciato al giudice dottor Catalano, il cambio di difensore, nominato proprio stamani: si tratta di Giovanni Priore del foro lecchese.
A seguire l'avvocato Maria Grazia Corti ha presentato formalmente la costituzione di parte civile per conto del circolo ambiente Ilaria Alpi di Merone, rappresentata in aula dal presidente Roberto Fumagalli. L'associazione ambientalista che da anni si batte per la salvaguardia del territorio a cavallo tra le province di Lecco e Como ritiene infatti di essere stata danneggiata dalle condotte contestate agli imputati e ha formulato richiesta per ottenere un risarcimento pari a 50mila euro. La costituzione di parte civile del circolo Alpi si è scontrata con il parere dei legali di Ivano Perego e Andrea Pavone. L'avvocato Filippo Caccamo di Milano che assiste quest'ultimo ha espresso perplessità rispetto alla richiesta avanzata dalla collega:
''i fatti oggetto del capo di imputazione si sono svolti a Cassago. Cosa c'entra l'associazione, che ha sede a Merone, con questo territorio? Nemmeno il comune di Cassago si è costituito in giudizio''. Una posizione condivisa dall'avvocato di Ivano Perego, Marcello Elia che ha parlato di
''mancanza di interesse concreto'' alla base dell'istanza.

Ivano Perego e Andrea Pavone
in due immagini risalenti al 2008
Tornando ai fatti oggetto del procedimento odierno, al centro vi è la gestione dei rifiuti speciali da parte dell'azienda: non solo il trasporto (diverse migliaia i viaggi contestati), ma anche la ricezione e lo smaltimento degli stessi.
Si parla dei rifiuti provenienti da importanti cantieri: l'ex area Fucina di Canzo, il raddoppio ferroviario Airuno-Carnate, la clinica Mangiagalli di Milano, il raddoppio dell'ex Paullese solo per fare qualche esempio, tutti formalmente destinati ad un impianto specializzato in provincia di Novara e a una cava del milanese, ma che in realtà sarebbero stati stoccati nell'area ex cementeria di Cassago, luogo privo delle opportune certificazioni.
I rifiuti, secondo l'impianto accusatorio, sarebbero stati poi immessi sul mercato, violando la normativa di riferimento in materia di smaltimento degli stessi e a seguire reimpiegati per altri cantieri quali ad esempio il nuovo ospedale S.Anna di Montano Lucino, il sottopasso a Lurago d'Erba, il raddoppio ferroviario Airuno-Carnate e poi ancora in altri cantieri a Orsenigo, Nibionno e in provincia di Novara. Si parla di oltre un centinaio di metri cubi di rifiuti. Fatti che, secondo l'accusa, si sarebbero ripetuti tra il 2007 e il 2009 e che avrebbero consentito alla Perego Strade di conseguire un illecito profitto pari a oltre 2milioni di euro.
L'udienza odierna si è chiusa nel giro di un quarto d'ora. Si torna in aula il prossimo 10 dicembre.
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