Nell'ottobre del 1964 veniva inaugurato l'ultimo tratto mancante dell' Autostrada del Sole, quello tra Orvieto e Chiusi, determinando così un fatto epocale: il collegamento rapido su gomma tra il nord ed il sud del paese. Un'esigenza fortemente sentita dalla classe dirigente ed imprenditoriale già dal primo dopoguerra, nel pieno della ricostruzione, ma che si concretizzò solo nel 1956 quando con una speciale, diremmo oggi, joint venture che vedeva in prima fila aziende del calibro di Fiat, Pirelli, AGIP, Italcementi, furono uniti alcuni iniziali progetti di singole aziende in un'idea di più ampio respiro destinata a mutare per sempre il volto dell'Italia.
I lavori iniziarono nel 1956 nel tratto Milano - Parma e poco dopo sulla direttrice Napoli - Roma. Vi era, in questa scelta, la volontà di offrire un'immagine di paese che non fosse a due velocità, avanzando gradualmente da Nord come da Sud.
Un segnale forte, di un paese lanciato verso un boom economico ed un benessere senza precedenti, unico nel mondo occidentale di quegli anni. La velocità con cui i lavori avanzarono fu straordinaria. Fu pagato un alto prezzo di vite umane, oltre 160 lavoratori persero la vita negli otto anni necessari a completare l'opera; ma non vi fu nessuna particolare polemica o recriminazione.
La realizzazione del tracciato autostradale fu anche l'occasione per il lancio di progetti avveniristici nell'ambito dei servizi ad esso connessi.
Prima fra tutti l'Autogrill a ponte, seconda opera di questo tipo ad essere realizzata a livello mondiale, preceduto solo di pochi mesi da uno simile negli Stati Uniti.
Non sapremo mai se "gli amici" di oltreoceano che contribuirono finanziariamente alla ricostruzione postbellica del nostro paese, non ci avessero imposto in qualche modo di tagliare loro per primi il traguardo in questo settore. Le grandi opere o attività scientifiche che si realizzavano in quegli anni avevano sempre un forte significato politico e vi era un tempismo determinato spesso anche da queste esigenze di immagine planetaria, di sfida tra blocchi contrapposti, tra singole nazioni, tra vecchio e nuovo mondo e tra vincitori e vinti. Una sfida forse un po' cinica e velleitaria ma con ricadute comunque positive sulla vita reale di decine se non di centinaia di milioni di individui.
Stasera la televisione ci proporrà uno sceneggiato realizzato in due puntate dal titolo "La strada dritta". E' la storia dell' Autostrada del Sole, dei suoi protagonisti politici e tecnici e del paese che si preparava a ricevere forse l'unica vera grande opera del dopoguerra .
Per molti di noi sono ancora chiarissimi i ricordi del serpente d'asfalto che corre veloce sotto le ruote dell'auto nuova di famiglia, con il solleone o in fresche notti da "partenze intelligenti " ante litteram, dei profili avveniristici e un po' da film di fantascienza delle polverose aeree di servizio e degli autogrill ancora in costruzione, di automobili meno fortunate ma sopratutto meno abituate a velocità e distanze, inchiodate ai bordi autostradali con radiatori fumanti e pneumatici forati in un "fai da te " che oggi fa sorridere.
I sogni e gli entusiasmi di quegli anni unici sembrano finiti per sempre. Solo un altro vero "miracolo", che passi però questa volta dalle menti e dalle coscienze di chi ha responsabilità politiche ed imprenditoriali, potrà ridarci un nuovo benessere economico nel senso antico di "oikos nomos" cioè di "legge che governa i beni di famiglia".
Ma la famiglia di questi tempi, si sa, e' un po' fuori moda.
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