Il sottosegretario regionale Daniele Nava ha fatto il punto della situazione dal punto di vista istituzionale, evidenziando come il tavolo territoriale di Lecco - che ha sviluppato un documento di sintesi trasmesso a Regione Lombardia in vista della presentazione di una proposta lombarda al Governo di Roma - abbia dato indicazioni chiare: "Lecco guarda a Monza e a Como in prima battuta, mentre un'aggregazione ampia che contempli anche Varese è da evitare".
Ed è stato il consigliere Piazza a spiegare il perché: "Un conto è trovarsi con Monza e con Como per ragioni di continuità, di conoscenza e di temi in comune, con l'obiettivo dichiarato di salvaguardare i servizi per i cittadini e le imprese là dove vengono erogati; un altro è avere a che fare con un territorio che neppure conosciamo come Varese".
"E a quanti reclamano il lago unito, rispondo che questo non può essere il prezzo da pagare finendo in un'area così vasta da vederci marginali e periferici. Pensiamo alla distribuzione delle risorse e delle politiche di sviluppo in un ente che contenga Varese e Como - ha aggiunto Piazza - Saremmo gli ultimi della fila. E le nostre specificità sarebbero diluite: le nostre valli come tante altre valli, le nostre zone turistiche come tante altre più forti e sviluppate. Meglio allora puntare a essere la sola area montana, la sola area turistica di un territorio, Lecco-Monza, dove tutti gli sforzi (montagna) o quasi tutti (turismo) confluiscano".
E che la strada indicata sia quella corretta lo ha confermato, cifre alla mano, anche Gianni Menicatti, ricercatore del Gruppo Class: "L'intesa con Monza e con Como porterebbe Lecco insieme ai propri alleati al quinto posto in Italia per valore aggiunto (45,9 miliardi) e al sesto per numero di società di capitali (63 mila). Se Lecco fosse sola con Como, ad esempio, sarebbe al 17° posto (23 miliardi) per valore aggiunto".