Cassago: Giuditta Pini, studentessa di medicina, racconta il suo tirocinio in Kazakistan. Un'esperienza di studio e di vita

Un'esperienza di studio, di pratica medica e di vita. Oltre quattromila chilometri e sette ore di areo, per raggiungere una terra sconosciuta, che ha saputo lasciare il segno nella 24enne Giuditta Pini, che tra ottobre e novembre è volata in Asia centrale per un "Exchange" con l'Università Milano-Bicocca polo San Gerardo di Monza. 



Al quinto anno degli studi medici la giovane, da pochi mesi residente a Cassago Brianza, si è trovata a vivere più precisamente ad Aktobe, una città di circa 370.000 abitanti del Kazakhstan occidentale. "Grazie a questa campagna scambi extra-UE ho avuto l'opportunità di conoscere uno che è forse fra i Paesi più sottovalutati al mondo, sia per la presenza di immense risorse naturali ancora ben poco sfruttate sia per la grande varietà di paesaggi presenti ma turisticamente poco conosciuti e visitati" ci ha raccontato. 


A sinistra un momento dell'intervista alla TV kazaka. A destra, la studentessa Giuditta Pini

"L'opportunità di partire per un'esperienza di tirocinio all'estero viene data agli studenti della nostra Università tramite un concorso annuale, che mette a disposizione diverse mete quali Stati Uniti, Brasile, Uganda, Nicaragua, Giappone e, new entry di quest'anno, appunto il Kazakistan. Come me, altri studenti ogni anno colgono al volo l'occasione di partecipare, sia per l'esperienza in campo medico sia per quella di vita" ha poi specificato.


La bandiera del Kazakistan, repubblica presidenziale, nata nel 1991 e da allora governata da Nazarbayev

Nei due mesi di soggiorno ad Aktobe, Giuditta ha avuto modo di fare pratica in due ospedali: quello di Oncologia Chirurgica e l'Ospedale dei bambini, dove ha frequentato i reparti di Urologia, Otorino e Maxilo-Facciale pediatrici. 



La moschea della città di Aktobe

"Per le prime settimane ero con altri colleghi italiani, mentre nell'ultimo mese sono rimasta da sola. È stato un tirocinio prettamente chirurgico, soprattutto a causa dell'imponente barriera linguistica che mi si è presentata: la popolazione kazaka è essenzialmente bi-lingue poiché quasi tutti parlano sia Russo che Kazako, ma veramente poche persone conoscono bene l'inglese. Stare in sala operatoria - ha raccontato - è stato un modo per ovviare a questo grande problema e mi è bastato infatti imparare in russo i fondamentali della terminologia chirurgica per riuscire ad avere sempre una buona intesa con gli altri dottori; ma è stato anche, e soprattutto, un modo per migliorare le mie capacità tecniche, aspetto che spesso e purtroppo in Italia viene sottovalutato".


La Pini (seconda da destra) nel reparto di chirurgia maxillo-facciale


A sinistra, Giuditta Pini con una studentessa kazaka

Diverse le impressioni raccolte dalla 24enne. A colpirla, in particolare, il sistema medico-educativo del Kazakhstan e lo studio di medicina per i giovani. Davvero tante le differenze notate con l'approccio italiano e degli altri Paesi all'avanguardia: "Assomiglia un po' al nostro di 40 anni fa, basato su un tipo di insegnamento molto pratico e ancora non così tanto teorico come il nostro attuale: noi al primo anno studiamo anatomia sui libri o su modelli plastici, loro dissezionando cadaveri. Durante i sei anni di studio noi abbiamo davvero poche occasioni di assistere il primo chirurgo in sala operatoria, i loro studenti sono abituati a farlo regolarmente. I nostri specializzandi si sognano di eseguire operazioni come primi chirurghi, per i loro è una cosa normalissima. Gli studenti Kazaki hanno inoltre la possibilità di eseguire operazioni sugli animali (conigli e maiali principalmente). Mi rendo conto che sembri una cosa molto cruda, - ha riferito Giuditta Pini - ma credo che per uno studente di medicina che sogna di diventare un chirurgo possa essere una cosa molto utile per acquisire autonomia prima di "fare pratica" sull'uomo; presso l'ospedale di oncologia c'era inoltre a disposizione di tutti un "centro di capacità tecniche" in cui potersi esercitare con simulatori di chirurgia laparoscopica, ecografi, manichini e strumentazione chirurgica su finti tessuti umani, sarebbe bello avere dei centri simili anche nei nostri ospedali".


Lo staff medico in cui era inserita la studentessa cassaghese con il primario di oncologia chirurgica e uno specializzando

Insomma, un contesto più a misura di studente che ha saputo offrire alla 24enne un'occasione d'oro per poter imparare e provare "tutto quello che in Italia avrei fatto forse negli ultimi anni di specialistica", come ha lei stessa riferito con grande consapevolezza.


Da sinistra l'ospedale di oncologia e l'Università di medicina del Kazakhstan occidentale

Come studentessa kazaka, Giuditta ha potuto constatare le condizioni igienico-sanitarie del Kazakhstan, dove la popolazione muore ancora di tubercolosi ed Epatite B. Molto diffuse anche le malattie sessualmente trasmissibili e sono comuni l'epatite A e la E, trasmesse soprattutto da acqua e cibo contaminati. "Anche il tasso di prevenzione è piuttosto basso nella popolazione, a causa di un livello medio di istruzione e di ricchezza decisamente più bassi dei nostri. In Oncologia ho quindi avuto la possibilità di osservare numerosi casi di tumore all'ultimo stadio cioè già metastatizzati a distanza, casi che in Italia è piuttosto raro trovare" ha raccontato.


Il dormitorio universitario

La giornata tipo della studentessa cassaghese, durante la settimana, era prevalentemente dedicata alla pratica in ospedale, dal mattino presto fino a metà pomeriggio. In serata, invece, il rientro al dormitorio dell'università. "Nel fine settimana ho invece avuto la possibilità di fare attività extra e visitare la città insieme ad altri studenti kazaki, senza però riuscire a recarmi altrove a causa delle grandissime distanze: la città più vicina si trova a 500km e al di fuori del centro abitato il paesaggio è dominato dall'immensa vastità della steppa. In città ho visitato la bellissima moschea (la popolazione è per il 80% musulmana), la chiesa russo-ortodossa, il tipico mercato chiamato "bazar", il museo ed il memoriale dedicati all'eroina Alia-donna coraggiosa che combatté come cecchina durante la seconda guerra mondiale e attorno alla quale è nato un vero e proprio culto della personalità-, il bellissimo teatro Filarmonia, il caratteristico centro commerciale della città" ci ha detto, con tanto entusiasmo.


La Pini (a destra) durante un'esercitazione col simulatore di laparoscopica. Sotto un'ambulanza locale e viste delle steppe


Un'altra esperienza molto singolare è stata quella di poter registrare live un'intervista per un TV show mattutino kazako: "Mi sono state poste domande riguardo il sistema educativo medico italiano, l'organizzazione del nostro corso di studi in medicina, gli stili del nostro Paese e le mie aspirazioni per il futuro". Altra nota curiosa, e non di poca importanza, è il costo della vita, che risulta davvero basso per un europeo visto il cambio di moneta particolarmente favorevole (1 euro = 360 tengè kazaki). "Per rendere l'idea, - ci ha spiegato la 24enne - lo stipendio medio di uno specializzando Kazako si aggira attorno ai 150 euro al mese, e quello di un lavoratore è in media attorno ai 250".


Il teatro "Filarmonica" e una chiesa russo-ortodossa

"Sono davvero molto soddisfatta di questa occasione dove ho potuto fare sintesi fra momenti di studio, pratica medica e vita quotidiana in un paese euro-asiatico profondamente diverso dal nostro. Mi spiace solo di avere constatato nella società kazaka una netta disparità fra i sessi a sfavore della donna, oltre a fortissimi pregiudizi verso l'omosessualità. Il mio auspicio è ora di poter ripetere il prossimo anno questa esperienza di Exchange, nello stesso Kazakistan o anche in Brasile" ha detto Giuditta Pini.


A sinistra, immagine di un bazar, il mercato kazako. Sotto Besparmak, piatto tipico locale


Ai suoi coetanei, infine, la giovane studentessa di medicina lancia un messaggio chiaro e forte: "Suggerisco di non esitare nel cogliere le occasioni di viaggiare per il mondo, tanto più se le circostanze ti portano in Paesi così lontani e diversi dal Nostro, come in questo caso il Kazakistan. Se poi nelle occasioni di viaggio e di mobilità sociale si riescono ad unire le esperienze di vita quotidiana con quelle lavorative e professionali, l'arricchimento culturale e personale diventa cosa certa".
Simona Alagia
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