Merateonline: 17 anni di orgoglio e passione, fatiche e sacrifici per offrire alla città e al suo territorio un’informazione libera e gratuita

Alberico Fumagalli
Orgoglio e passione. Non trovo binomio diverso e migliore per definire i 17 anni di vita di Merateonline che cadono oggi. Negli anni successivi sarebbero nati Casateonline e Leccoonline, ma è il primogenito che ha determinato un cambio di vita traumatico ed entusiasmante in coloro che l'hanno concepito e poi sostenuto dal 1 giugno 2000, giorno e notte, spendendo energie e denaro senza obiettivi di tornaconto se con quello di pensare e sperare di essere utili alla città e ai suoi cittadini che a noi piace definire lettori.
Perché questa avventura, che mi auguro sia lungi dal giungere alla conclusione, si è aggiunta al lavoro che i suoi fondatori svolgevano e svolgono ancora in via principale - eccezione fatta per chi scrive che ormai 70enne si è rifugiato nella valle dei consunti - per fare quadrare il bilancio familiare. Poi però, siccome il giornale è consultabile gratuitamente e la pubblicità ha al suo tavolo tantissimi commensali, si è dato fondo al portafoglio dei risparmi per alimentare la creatura. C'è chi spende in auto, orologi, vestiti o donne. Noi l'abbiamo fatto per la voglia matta di fare informazione, di aiutare a capire, a valutare e anche a dissentire. E' bello, bellissimo essere gli unici padroni di se stessi e non avere referenti politici, economici o finanziari. E' entusiasmante rispondere solo alla propria idea, al personale convincimento, scrivere quello che si pensa e non quello che ti è ordinato. C'è costata questa scelta : denunce penali, cause civili promosse da magistrati, carabinieri, politici di provincia, dirigenti scolastici, poliziotti locali, addirittura ministri. Brambilla e due colleghi si sono beccati anche il carcere, sia pure con la sospensione della pena, per avere usato strumenti di ascolto in uso in tutte le redazioni giornalistiche del mondo. Ma si sa che la sentenza vale solo per l'imputato del momento e non è estensibile in automatico a tutti i contemporanei fruitori. A distanza ormai di 10 anni mi viene da ridire quando ricordo che, mentre i carabinieri di Merate - armati - perquisivano la nostra redazione alla ricerca di una radioricevente subito consegnata, nel palazzo di fronte e faccia - faccia con la finestra dell'abitazione del comandante della Compagnia, faceva la sua bella e sfrontata figura sui tetti di altra testata giornalistica un'antennona in grado di captare anche i segnali dallo spazio. Ma si sa: si vede quello che si vuole vedere e non quello che ti si presenta davanti sfacciatamente.
E' acqua passata, che ci è costata, ma che ci ha permesso di conoscere ed avere l'assistenza legale gratuita di Antonio di Pietro che capì che tipo di ragazzi eravamo e che la divisa talvolta veste meno di uno costume da bagno.
Ne abbiamo raccontate di storie e vicende. Abbiamo commentato, documentato, criticato e anche, quando se ne è presentata l'occasione, apertamente elogiato. Abbiamo fatto conoscere personaggi positivi, intrallazzatori, dipendenti pubblici reticenti o prepotenti oltre che incompetenti. Ricordo che un ex sindaco di Merate arrivò ad accusare Merateonline di avergli fatto perdere l'elezione a Presidente della Provincia coinvolgendo nell'insuccesso anche il suo delfino alla carico di sindaco di Merate. Non gli era riuscito di capire che erano stati i suoi comportamenti politico/amministrativi ad averlo affossato e non chi ne aveva riferito suo giornale. Non bisogna mai confondere la causa con l'effetto.
Ricordo, un esempio per tutti, la grande battaglia di Brambilla - che sui problemi complessi ha un acume non ripetibile e difficilmente riscontrabile in altri - per la tutela dell'Ospedale di Merate e la mia inchiesta sul villaggio realizzato nel sud della Sardegna da un pool di vip di Merate e dintorni in violazione delle norme fiscali o quella di politici o militari locali, anche tramite prestanomi, per ottenere dalla variante generale di Piano Regolatore con motivazioni risibili la possibilità di edificare a fini meramente speculativi. Si è scritto non per cambiare il mondo, ma per rispetto verso se stessi e coloro che ci leggevano, consapevoli che non si offriva loro una rivista di gossip.


Che ci rimane di questi 17 anni di sangue, sudore e polvere da sparo?
Ci rimane che abbiamo vissuto, - Claudio Brambilla, Luisa Biella ed io che abbiamo fondato questo giornale e tutti coloro, Saba Viscardi, Alice Mandelli e Gloria Crippa in primis, ma anche Daniele De Salvo e Fabrizio Alfano, primissimi collaboratori - una bella fase della nostra maturità e che abbiamo attratto giovani curiosi e intelligenti che si sono avvicinati al giornale e vi hanno messo il loro mattoncino personale che ha costituito anche la loro crescita intellettuale.
Ci rimane che abbiamo coltivato e consumato quel bel diritto che è la libertà di espressione, sempre pronti a chiedere scusa e a dare atto, senza mai censurare le opinioni contrarie. Ci siamo fatti dei nemici, ma anche tanti e più estimatori. Credo che la bilancia sia in positivo. Il bilancio non del tutto. Essere corretti nei riguardi di chi lavora per te è giusto ed etico, ma schiantante se il prodotto è gratuito. E ora che io ho lasciato Merate per rifugiarmi nel lontano Sud, immagino lo sia di più. Mi chiedo come Claudio Brambilla riesca da solo a reggere l'impatto di tre testate giornalistiche telematiche. Se qualche volta gli vedete ciondolare la testa non fateci caso. Sono le notizie che rimbalzano e i problemi che premono.
In 17 anni non abbiamo mai chiesto un aiuto, anche minimo, ai lettori. Può essere che diventi necessario. Non so come reagiranno. Magari non se ne farà nulla, ma sarebbe bello, molto bello, ricevere un diffuso riscontro per far si che questa ricorrenza si ripeta nel tempo e una nuova generazione di giovani audaci prenda il posto dei vecchi fondatori per ricalcarne le orme quando diventano ombre.
Alberico Fumagalli
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