Casatese: in Aula parla la donna accusata di violenza sessuale sulla sua ex fidanzata

Il tribunale di Lecco
Il "fattaccio" per come esposto dalla querelante - non costituitasi parte civile - si sarebbe consumato tra le mura del suo appartamento, in uno dei comuni della cintura casatese.
"L'ho conosciuta quando ha aperto un negozio accanto alla mia attività" ha esordito quest'oggi l'imputata, sottoponendosi ad esame dopo l'escussione degli ultimi due testimoni previsti e dunque un'anziana residente nel condominio scenario della supposta aggressione a fini sessuali ed uno degli operanti della stazione carabinieri di Cremella intervenuto sul posto. Rispondendo alle domande del PM Nicola Preteroti, quest'oggi in Aula in sostituzione della collega Silvia Zannini, l'esercente ha così raccontato la genesi della relazione avuto con la presunta persona offesa. Quest'ultima, rimasta a casa da sola dopo la partenza per qualche mese dell'ex marito, dovuto rientrare per ragioni di famiglia nel paese natio, le avrebbe chiesto di farle compagnia la sera. Il loro rapporto, durato poi un annetto, sarebbe stato originato da un semplice bacio, dimostrazione dell'interesse reciproco. All'idillio iniziale sarebbero però presto seguiti i trambusti, ingenerati anche dalle "interferenze" delle famiglie di entrambe le ragazze, contrarie alla loro frequentazione. La sera del 24 settembre - ha ricordato poi l'imputata, venendo all'oggetto del procedimento - avrebbe accompagnato un amico a comprare le sigarette, nelle vicinanze della casa dell'ormai ex compagna, con la quale aveva già "tagliato i ponti".
Ne avrebbe dunque approfittato per salire da lei e recuperare i propri abiti rimasti nell'appartamento: "ho trovato i vestiti sparsi nel corridoio" ha detto, riferendo di aver avuto difficoltà poi a guadagnare l'uscita in quanto la controparte avrebbe cercato di fermarla e di convincerla a riprendere la relazione. "Ha iniziato a fare la sclerata" ha asserito, tratteggiando l'amica come "molto possessiva". "Quello che era suo era suo" ha aggiunto, per dare tono alla propria affermazione. Null'altro, nella sua ricostruzione, sarebbe avvenuto quel giorno.
Nel porre le proprie domande, l'avvocato Massaro ha posto l'accento su due distinti aspetti: le minacce di querela che la propria assista avrebbe ricevuto dall'ex fidanzata, poi diventata una porno attrice ("diceva che me l'avrebbe fatta pagare perché la storia era finita") nonché i contatti tra le due successivi alla denuncia, con la presunta vittima che, a più riprese, avrebbe inviato messaggini all'imputata, assicurandole che non le sarebbe successo nulla. Ed invece si è trovata a giudizio, rischiando anche una condanna non propriamente leggera, visto l'infamante reato a cui è chiamata a rispondere.
A novembre, come anticipato, la chiusura del processo con il verdetto del collegio giudicante presieduto dal dottor Salvatore Catalano con a latere le colleghe Nora Lisa Passoni e Maria Chiara Arrighi.
A.M.