
Grazio Caliandr
La poesia lo ha accompagnato in tutta la sua vita. Con la lirica "Il tango delle parole", Grazio Caliandro di Cassago Brianza avrebbe dovuto partecipare anche al Festival di Sanremo.
"Alla fine ci ho rinunciato perché mi avevano chiesto un contributo troppo esoso" ci ha detto, mentre ci invitava a sedere sui divani della sala di casa sua a Cassago Brianza. In paese ci è arrivato all'età di diciannove anni nel 1960 dopo un viaggio dal suo luogo di nascita, Celie Messapica, in provincia di Brindisi.
"A farmi salire su quel treno non fu tanto il bisogno di lavorare come tanti miei coetanei quanto il senso di avventura" ha commentato. La meta prescelta fu Cassago Brianza dove già abitavano dei parenti pronti a ospitarlo e a dargli una mano nei primi tempi. Con il diploma della terza media serale, la sua passione per la poesia è maturata nel tempo libero lasciato dal lavoro.
"Prima sono stato operaio presso la Puricelli di Veduggio, poi all'Onofri di Cassago Brianza e infine alla tessitura. Un lavoro che mi permetteva anche di aiutare mio fratello nella sua attività da barbiere". E di coltivare, da autodidatta, la sua passione per la poesia
. "Tutto è nato dal giudizio di un professore di lettere, mio amico, che mi fece i complimenti dopo aver letto un mio scritto". Era la conferma che serviva a Grazio Caliandro per continuare a scrivere e non smettere più. "
Mi sono iscritto al circolo letterario Pickwick di Besana Brianza e anche a quello di Como Acarya con in quali ho organizzato e partecipato a vari concorsi poetici". Il suo primo libro lo ha intitolato "Echi del cuore" nel 1981 e altri ne sono seguiti: "Tenerezza", nel 1984 "Radiografia", nel 1986 "L'Angelo", nel 1989 "Gocce di infinito", nel 1990 "Proposte", nel 1994 "Canti di un naif", nel 1996 "Missione", nel 1999 "Soffi di Poesia", "Liturgia di sensazioni". In tutto ne ha all'attivo dodici e l'ultimo del 2016 lo ha chiamato "Voglia di cielo". Gli argomenti sono vari e riguardano il mondo che lo circonda in tutte le sue sfaccettature: i panorami, l'amore, il rapporto con Dio, la natura. Anche la terra dove è emigrato e la gente che lo ha accolto fanno capolino nelle sue raccolte.
"Mi è stato detto che nessun brianzolo canta la Brianza come me, affascinato soprattutto, dalle sue colline e dai laghi" ha detto, rivelando che una delle sue liriche l'ha intitolata proprio "Vecchia Brianza". Finire una poesia è una delle sue soddisfazioni maggiori perché riesce a
"dare un senso alla mia vita". La sua attività poetica è fatta di due fasi: all'ispirazione istantanea che può venire da una cosa qualunque,
"un oggetto o un'immagine", segue un lavoro di lima più approfondito e lungo alla ricerca delle parole che esprimono in pieno il significato ricercato. A volte gli è capitato anche di pensarci al lavoro o poco prima di dormire, a costo di rubare anche del tempo al sonno:
"devo buttare giù la base e poi posso anche andare a dormire. Ma prima devo tirar fuori quello che ho dentro" ha spiegato, aggiungendo che fa tutto senza computer o altri strumenti elettronici.
"Le scrivo tutte rigorosamente a mano" ci ha detto infatti, con un sorriso, senza dimenticare di ringraziare però, l'amico che gliele "traduce" tutte in formato elettronico. Uno dei temi che più lo appassionano fin dagli inizi è quello religioso perché
"la fede è una fonte di ispirazione continua. Le poesie diventano così un modo per ringraziare Dio e per avvicinarmi a Lui". Se i temi non cambiano, le forme poetiche sono molto differenti: nel corso degli anni Grazio Caliandro si è appassionato e ha sperimentato anche l'haiku di origine giapponese. Diretto e istantaneo con i suoi tre versi, cinque sillabe (o more) nel primo, sette nel secondo e cinque nel terzo.
C'è un ascensore/ dal piano terra in cielo:/ è la preghiera
Ammiro il cielo/immenso spazio vuoto/ colmo di Dio
I riferimenti letterari sono molteplici e spaziano tra alcuni grandi della poesia italiana e internazionale: Tagore, Turoldo, Quasimodo, Ungaretti e Montale. A affascinarlo è soprattutto, la poesia perché "è immediata e è fonte continua di ispirazione". Adesso come nel passato. "Per questo dico al giovane di non smettere di scrivere perché non fa danno né a te né all'altro e anzi, probabilmente, ti arricchisce interiormente". Di certo una convinzione non ha mai abbandonato Grazio Caliandro, cioè la capacità della poesia di "dare un senso a noi stessi così da sentirsi vivi". Per questo, ne è sicuro, "la poesia mi continuerà a accompagnare per il resto della vita".