Casatenovo: la tattica della Grande Guerra illustrata dall'esperto avv.Giovanni Parigi

"Qual è la lezione fondamentale della Grande Guerra? Che la misura del successo militare non è quello che è funzionato in passato ma ciò che funziona oggi".
È stato un vero e proprio viaggio nel pensiero strategico e nelle innovazioni tattiche della prima guerra mondiale a caratterizzare il secondo incontro del ciclo "Riflessioni sulla Grande Guerra: 1915-1918" organizzato dall'Università Per Tutte le Età - con il patrocinio della Provincia di Lecco e la collaborazione del comune di Casatenovo, del Gruppo Alpini casatesi, della comunità pastorale di Casatenovo, dell'associazione Sentieri e Cascine, della Fiera di Rogoredo, dell'I.P.S. G. Fumagalli e della Pro Loco.

Da sinistra Samuele Baio (presidente dell'Università per tutte le età) e l'ospite, avvocato Giovanni Parigi

Inaugurata ad inizio febbraio con la storia del soldato Rabito, portata in scena da Stefano Panzeri, l'iniziativa ha ospitato per il secondo incontro l'avvocato Giovanni Parigi. Ufficiale di complemento nel 3° Reggimento Alpini, membro della Riserva Selezionata dell'Esercito Italiano, più volte in Iraq e Libano con incarichi di Political Advisor, Cultural Advisor e Tribal Affairs officer e anche Political Advisor per il comando NATO Rapid Deployable Corps - Italy (NRDC-ITA) - questi solo alcuni dei suoi incarichi - , l'avvocato Parigi è oggi professore a contratto di Cultura Araba dell'Università Statale di Milano, oltre che appassionato di storia militare e socio della Società Italiana di Storia Militare.


"Sono appassionato, più che erudito"
, ha esordito Parigi, accolto sul palco dell'oratorio di Galgiana dal presidente dell'Università per Tutte le Età Samuele Baio, che ha poi ringraziato e salutato tutti i presenti. "Grazie al sindaco Filippo Galbiati, al presidente della Pro Loco Rosa Adele Galbiati e a tutti gli alpini", le sue parole. Presenti, oltre a numerosi cittadini, anche rappresentanti delle associazioni casatesi e tantissime penne nere, con il capogruppo Dino Pirovano.
Un pubblico variegato, di appassionati e neofiti, a cui l'avvocato Parigi si è rivolto con semplicità e chiarezza, destando curiosità ed interesse su tattica, innovazione e strategia, "cioè l'arte o la scienza con cui vincono le guerre", della Grande Guerra.


"La prima guerra mondiale è totale: non sono coinvolti sono gli eserciti ma anche l'economia, la società. Pensiamo al ruolo della donna, che inizia a lavorare nelle fabbriche per vuoto di manodopera, ma anche alle nuove tecnologie che vengono sviluppate", ha spiegato Parigi. Dall'Europa fino all'Africa e al Medio Oriente, il conflitto è stato combattuto da diverse potenze, ognuna con obiettivi politici strategici ben precisi. "L'Italia, in particolare, era divisa tra chi voleva intervenire e chi no. L'idea di base era quella di terminare il Risorgimento e prendere le terre irredente, oltre ad affermarsi come media potenza", ha spiegato Parigi, illustrando poi, tramite l'utilizzo di slide e illustrazioni, le manovre degli eserciti. "Si cercava la manovra e la grande battaglia, in un continuo attaccare ed attaccare nonostante fosse chiaro che costava perdite enormi. Tutte le offensive erano incastrate tra loro per fare più pressione sul nemico, mentre era poco adottata la difesa elastica: si stava in prima linea e da li non ci si muoveva".


Dalla battaglia di Sedan a quelle di Kaiserschlacht, Tannenberg, Verdun, Passchendaele fino all'Isonzo, al Piave dove combattono anche le truppe italiane: Parigi ha spiegato le manovre degli eserciti europei, tra strategia e tattica, tra tradizioni e innovazione. Un'analisi storica e precisa, ma anche chiara e comprensibile dei diversi aspetti della grande guerra, con le diverse nuove tecnologie che hanno caratterizzato quegli anni. "I sommergibili, ad esempio. I tedeschi all'inizio della guerra ne avevano una ventina e ne costruirono 300. Erano lunghi 60 metri, con una trentina di uomini e batteria a gas. Anche le uniformi subirono una trasformazione radicale: i francesi iniziarono con una casacca blu e dei pantaloni rossi, che però erano molto visibili. Ci si adattò con uniformi più pratiche, mimetiche, elmetti in acciaio e armi a ripetizioni, non più semplici fucili. I carri armati erano primitivi e inaffidabili: su 400 utilizzati dagli inglesi, dopo 4 giorni solo 6 erano rimasti operativi. Erano usati per sfondare reticoli e sparare, fecero la differenza sulla Marna ma non erano armi risolutive. Grande innovazione ci fu anche nel campo dell'aeronautica: i primi ad usare gli aerei in guerra furono gli italiani, poi nacquero i bombardieri strategici e i piloti specializzati. Il gas permise vantaggi tattici ma non vittorie: era inaffidabile con i cambi di vento".


Dalle innovazioni tecniche a quelle che coinvolgono direttamente strategia e tattica. "Non si concentra più il fuoco per ore su una sola posizione con l'idea di distruggerlo. Il fuoco è rapido, dura una mezz'oretta, è molto concentrato su un punto con l'obiettivo di disorganizzarlo. L'idea dell'epoca erano manovre rigide, con spostamenti già programmati ad ogni ora, di modo che l'artiglieria sapesse ad ogni ora dove doveva sparare".
Altra grande novità furono le truppe d'assalto. "Invece dei grandi attacchi in massa si passò agli attacchi concentrati, con l'artiglieria e pochi soldati che si avvicinano per attaccare. Ci fu anche una decentralizzazione: l'obiettivo era deciso dai generali ma sul terreno anche i tenenti potevano decidere cosa fare. L'idea divenne quella di attaccare prima che il nemico si organizzi, approfittando del caos. Non più un attacco lineare in massa, ma profondo e puntuale", ha spiegato Parigi prima di concludere, accolto dagli applausi.


L'appuntamento con il prossimo incontro sarà per il 6 marzo, sempre alle 20.30 presso l'oratorio di Galgiana: il prof. Alessandro Ghezzi presenterà "La battaglia di Caporetto e le sue conseguenze sociali".
Laura Vergani
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