"Officine di Costa Masnaga": in piazza per difendere il posto di lavoro



Un'altra illustre vittima della crisi. Si tratta della "Badoni" meglio conosciuta con lo storico marchio di "Costameccanica". La storica azienda metalmeccanica è infatti leader da quasi 100 anni nella produzione ingranaggi, rulli, giunte e accessori di elevate dimensioni dedicati alle imprese di siderurgia, energia, alimentari, gomma plastica, ferroviarie, marittime, ma anche al settore edile, funiviario, ecologico e del sollevamento.
La proprietà  ha messo in liquidazione l'azienda lo scorso 17 gennaio all'insaputa del sindacato e soprattutto dei 35 dipendenti di Costa Masnaga.

badoni.jpg



I dipendenti e i sindacati sono stati colpiti dalla notizia come un fulmine a ciel sereno, non ricevendo alcuna comunicazione formale dall'azienda. Secondo Mario Venini, segretario della Fiom Cgil, l'operazione cela una speculazione edilizia a danno della continuità  industriale: "Avevamo incontrato i vertici della Badoni alcuni giorni fa - spiega il sindacalista - ci era stato detto che l'azienda stava soffrendo per la crisi economica, ma la situazione non era particolarmente preoccupante. Prova ne è il fatto che nel 2009 l'azienda ha usato poche settimane di cassa integrazione e oggi la Badoni è un'azienda in salute con ordini sufficienti per arrivare alla fine dell'anno e continuare a lavorare senza problemi. In quell'incontro non ci era stato detto che l'azienda era già  in liquidazione dallo scorso 17 gennaio. Questa dimenticanza può essere collegata a una probabile speculazione edilizia sull'area, che si affaccia sulla Statale 36 e che quindi potrebbe fare gola a qualche gruppo commerciale. Questo comporterebbe la chiusura della fabbrica, con la perdita di posti di lavoro e di competenze industriali di rilievo".


La stessa ipotesi è stata ventilata anche dal sindaco Umberto Bonacina - presente al presidio dei lavoratori di questa mattina a cui hanno partecipato anche il segretario provinciale del PD Ercole Redaelli e il consigliere regionale PD Carlo Spreafico - che ha sottolineato la volontà  dell'amministrazione comunale di mantenere la destinazione industriale dell'area: "Questa azienda non ha mostrato segni di crisi e non si capisce per quale motivo sia stata messa in liquidazione. Dopo 8 mesi di trattative la proposta di una cordata è stata fatta saltare. Se l'ipotesi è quella di speculazione edilizia noi abbiamo già  detto che l'area è industriale e resterà  industriale, se qualcuno decidesse di fare il furbo pagherebbe le conseguenze con il prossimo Pgt".


Il futuro dei 35 lavoratori, come ha spiegato Enrico Civillini di Fim-Cisl, è ora in mano ad una presunta cordata di imprenditori lecchesi che potrebbero acquistare l'azienda. "Forse una proprietà  si è resa disponibile per un'eventuale vendita. L'11 marzo ci sarà  un incontro nella sede provinciale nel corso del quale vedremo il da farsi. Perdere l'alta professionalità  di questa azienda che si occupa di ingranaggi e meccanica di precisione sarebbe una grossa perdita". Nel frattempo proseguono le mobilitazioni: "Questa mattina abbiamo fatto due ore di presidio a Costa Masnaga e abbiamo raccolto circa un centinaio di firme" ha spiegato Civillini "forse organizzeremo un altro presidio venerdì mattina, al mercato di Oggiono per sensibilizzare l'opinione pubblica".
Nel frattempo, in attesa dell'incontro dell'11 marzo, solidarietà  ai lavoratori delle "Officine di Costa Masnaga" è stata espressa dal mondo politico.
"Rimane lo stupore" ha commentato il portavoce del PD costamasnaghese Stefano Augenti "di come un azienda che gode di ottima salute possa compiere una scelta così drammatica senza neanche avvisare i diretti interessati. La crisi economica non dev'essere infatti un ulteriore pretesto per continuare a fare profitti alle spese dei lavoratori e delle famiglie".

Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.