Nibionno, viaggio nel sociale: Kairos, CODIC, La Rosa sono le comunità che accolgono minori, donne disagiate e disabili

Seppur piccolo per superficie e numero di abitanti, Nibionno è un comune particolarmente attivo nella sfera sociale. Lo dimostra la presenza di tre comunità che operano nell'accoglienza di minori, disabili e donne in difficoltà. Una realtà non semplice, ma al tempo stesso preziosa per l'intero territorio, alla quale abbiamo voluto dedicare questo approfondimento, proponendo una sorta di ''viaggio'' virtuale all'interno della comunità Kairos di Tabiago, del CODIC di Cibrone e del centro La Rosa di Gaggio.

COMUNITA' PER MINORI KAIROS
Appena superata la curva a destra per uscire dalla frazione di Nibionno, Tabiago, in direzione di Cibrone, sulla sinistra si affaccia Kairos, la comunità terapeutica per minori di neuropsichiatria.

Parte dello staff che opera presso la comunità Kairos

Sociofobia, traumi famigliari, aggressività e stress sono solo alcuni delle problematiche che gli utenti della comunità provano ad affrontare e a risolvere con le figure professionali messe a disposizione dall'organo gestore, la Cooperativa L'Arcobaleno di Lecco. "Alcuni riprenderanno una vita "normale" mentre altri saranno facilitati a gestire nel corso della vita gli aspetti patologici" ci ha detto Cristina Riva, responsabile salute mentale. Per raggiungere questo obbiettivo, gli utenti di Kairos affrontano settimanalmente trenta ore di neuropsichiatria e venticinque di psicoterapia con educatori e tecnici della riabilitazione con attività terapeutiche, artistiche e sportive. Nella struttura dove fino al 2016, per vent'anni, era insediato il centro "Isidoro Meschi" per persone affette dall'AIDS, risiedono attualmente dieci ragazzi, cinque maschi e cinque femmine, tra i quattordici e i diciotto anni che, allontanati dalla famiglia con un provvedimento del Tribunale, hanno bisogno di ricostruire equilibri interni e relazioni interpersonali.

La maggior parte proviene dal lecchese e dalla Valtellina ma alcuni arrivano da Varese e da Monza, a testimonianza dell'importanza di una struttura simile non solo per il territorio provinciale ma anche di tutta la Regione. "Qui in provincia di Lecco è la prima realtà di questo tipo e rappresenta un deciso passo avanti rispetto al passato, dando la possibilità ai ragazzi di rimanere vicini al territorio e alla famiglia senza costringerli a rompere relazioni" ha continuato la responsabile che ha spiegato come le spese delle rette siano suddivise tra Regione Lombardia e famigliari. Il coinvolgimento degli affetti più cari dei ragazzi però, non riguarda solo gli aspetti finanziari ma abbraccia una dimensione a 360° perché, altrimenti, "è un lavoro fatto a metà" secondo la responsabile Riva. "Sarà il contesto famigliare infatti, a riaccogliere e aiutare questi ragazzi dopo la permanenza, in media di circa un anno, in questa struttura".

Un lavoro tanto più necessario, soprattutto negli ultimi anni, visto che proprio nelle famiglie nascono e si strutturano alcune delle situazioni più problematiche per il giovane e l'adolescente: "nel gergo tecnico lo chiamiamo "nutrimento narcisistico" e si manifesta nell'iperinvestimento affettivo dei genitori nei confronti di un bambino piccolo, tale da lasciarlo inerme di fronte a difficoltà e frustrazioni della vita" è stata l'analisi della responsabile salute mentale che ha puntato il dito anche contro i messaggi contradditori degli adulti e le situazioni di conflittualità famigliare.

Vista la complessità e la specificità di ogni situazione, l'intervento offerto presso la comunità Kairos è di tipo personalizzato, da declinare a seconda del contesto sociale e famigliare di riferimento del minore con la possibilità anche di coinvolgere dei mediatori culturali. Per tutti, l'obbiettivo è il reinserimento attivo nella vita sociale e di tutti i giorni, attraverso il sostegno scolastico per chi frequenta la scuola e lavorativo.

L'inaugurazione della comunità Kairos nel 2016

Solo così, attraverso lezioni private, accompagnamento alle attività della scuola media di Costa Masnaga, tirocinii o corsi in preparazione dell'esame di stato, c'è la possibilità di fare del periodo nella comunità terapeutica di Kairos solo una fase, per quanto tormentata, della vita di un utente.

CODIC - CASA MARIA DELLE GRAZIE
A Nibionno, lungo via Nazario Sauro nella frazione Cibrone si trova una piazza minuscola su cui si affaccia un unico cancello. E' la piazzetta Adele Bonolis, "serva di Dio" recita la targa istallata nel novembre 2013. Si chiamava così la professoressa che, spinta dalla sua profonda fede cattolica, decise di fondare proprio a Cibrone nel 1972 il CODIC (Casa Orientamento Dimesse Istituti Correzionari) Casa Maria delle Grazie.

La sede del CODIC di Nibionno

Allora come oggi la sua sede si trova nella struttura appena oltre il cancello, immersa nel giardino e nella vegetazione del grande giardino che la circonda. "Ci occupiamo esclusivamente di donne con ritardo e malattie mentali che arrivano qui su richiesta dei Servizi territoriali o dei privati, magari anche dopo periodi trascorsi in carcere" ha spiegato la direttrice Franca Gallace che al CODIC ha iniziato a lavorarci fin dalla fondazione.

Era partita come ragazzina dell'oratorio e come volontaria per poi far diventare l'attività presso il centro di Cibrone il suo impegno e la sua missione della vita: "seppur da laica, senza una vocazione non riesci a restarci così tanto tempo. Sono arrivata senza una motivazione particolare ma presto mi sono sentita ispirata e ho deciso di rispondere affermativamente a questa chiamata per accompagnare, supportare, stare vicino e al fondo ridare dignità a persone malate o con problemi psichici" ha ricordato. "All'inizio arrivavano persone con indumenti sporchi e anche sanguinanti, ma passo a passo si riusciva a istaurare un rapporto di fiducia, riconoscendo le potenzialità di ciascuno".

L'intitolazione della piazzetta ad Adele Bonolis nel 2013

Per le trentaquattro donne attualmente presenti presso l'istituto, la giornata è organizzata infatti, secondo i due pilastri dell'insegnamento di Adele Bonolis: valorizzazione del lavoro e ricostruzione dell'equilibrio spirituale interno. "Dopo la sveglia e l'assistenza mattutina garantita dal personale OSS e ASA della struttura, ogni utente affronta laboratori ergo-terapici oppure prende parte al progetto della lavanderia" ha continuato la direttrice, specificando come ognuna delle donne presenti al CODIC riesca a dare una mano nella gestione della casa "secondo le sue aspirazioni e qualità". Inizialmente nascoste e protette dalla "corazza" che le utenti hanno sviluppato nel corso degli anni, sono proprio le qualità e le capacità delle donne a emergere col passare del tempo durante la loro permanenza al CODIC.

Parte dello staff che opera presso la struttura

Come dimostrano le prime utenti che potranno partecipare in autunno al progetto di residenzialità leggera e assistita negli appartamenti distaccati dalla struttura principale del CODIC. "Per coloro che hanno già costruito un rapporto di fiducia con il personale del CODIC, saranno garantiti maggiori spazi di autonomia in un ambiente tutto sommato tutelato" ha precisato la direttrice, precisando come lo scopo principale del CODIC sia di offrire supporto alle utenti. "Possono muoversi liberamente e partecipare alle attività del paese, incontrando anche ragazzi e ragazze delle scuole e dell'oratorio" ha concluso infatti, la direttrice prima di accompagnarci in una visita negli spazi della struttura.

CENTRO LA ROSA ONLUS
Da Tabiago e Cibrone il viaggio alla scoperta delle tre comunità che hanno sede nel comune di Nibionno deve virare verso Gaggio. E' in questa frazione di Nibionno che si trova il Centro La Rosa ONLUS che, fondato da Colombo Carla e da Giovenzana Francesco nel 1988 come Associazione di genitori e amici dei portatori di handicap, si è trasformato nel corso degli anni.


La sede del centro La Rosa in località Gaggio

"Prima era un'associazione per animare esclusivamente il tempo libero di ragazzi e ragazze disabili poi all'aumentare delle richieste, è cresciuta anche l'associazione, declinando in modo diverso la stessa missione" ha ricordato Andrea Proserpio, attuale direttore della fondazione Centro La Rosa ONLUS. Dal 1988 tante cose sono cambiate, a partire dalla sede dell'associazione: prima nella sala prove adiacente alla casa parrocchiale a Tabiago, poi in un altro spazio parrocchiale e infine, dal 1998 nell'attuale sede, in un edificio di proprietà comunale messo a disposizione vicino al centro sportivo della frazione di Gaggio. "Siamo un servizio diurno per disabili a cui fanno riferimento una quindicina di comuni del circondario per un totale, attualmente, di ventinove utenti dai diciotto ai sessantacinque anni" ha continuato il direttore, spiegando come il rapporto da 1:1 a 1:5 tra personale e utenti permetta di offrire un trattamento personalizzato per ogni persona presente al centro.

"L'obbiettivo è stimolare le capacità residue di ciascuno a seconda dello stato e delle condizioni di ognuno dei disabili presenti" ha continuato il direttore di una realtà privata che collabora attivamente e continuamente con le istituzioni pubbliche. Le attività degli utenti del Centro La Rosa si svolgono all'interno della struttura di Gaggio ma anche fuori: "accompagnano il personale a fare la spesa e a nuotare in piscina, a giocare alle bocce o a suonare e cantare in un coro misto tra utenti e volontari".

Per entrare nel Centro La Rosa la procedura è complessa e scandita da una serie di passaggi obbligati: la richiesta della famiglia ai servizi sociali del comune di riferimento e poi l'inserimento nella lista d'attesa provinciale per entrare nel circuito dei cosiddetti Centri Diurni Disabili. "A partire dai diciotto anni un disabile può entrare nel centro la Rosa, aiutando sia le famiglie i cui componenti lavorano sia lo stesso ragazzo o ragazza disabile che può uscire, in questo modo, dall'isolamento o da una vita relazione spesso ristretta alla famiglia" ha spiegato il direttore, sottolineando come il Centro La Rosa fornisca, in rete con l'Ospedale di Lecco, con i medici di base e i servizi sociali, anche supporto sanitario. In particolare, per i disabili è attivo il progetto ENEA con percorsi diversificati dedicati alle cure dei pazienti disabili gravi, dei pazienti fragili e dei pazienti adulti con grave ritardo mentale cui si sovrappongono problemi psicopatologici.


Un'immagine di repertorio dei volontari e referenti del centro con alcuni sindaci dell'oggionese
in occasione dell'inaugurazione di un mezzo per il trasporto disabili

Per offrire questo e altri servizi, il Centro La Rosa può contare su una rete di una sessantina di volontari che si alternano, dando una mano, secondo le loro possibilità, alle attività del centro come il servizio di trasporto per gli utenti del Centro La Rosa.

Servizio a cura di Alessandro Pirovano
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