Valaperta: don Marco ricorda il 25° di sacerdozio...in musica

Sono state tantissime le persone che sabato sera hanno affollato il salone parrocchiale dell'oratorio di Valaperta per ricordare insieme a don Marco Rapelli il suo venticinquesimo anniversario di ordinazione sacerdotale.
E per festeggiare un'occasione cosi importante, il vicario della comunità casatese ha regalato a tutti i presenti un grande concerto "La voce del pastore e del signor nessuno", insieme ai componenti delle sue band, in una serata organizzata dalla parrocchia di Valaperta.

Don Marco sul palco

"Il canto e la musica servono per esprimere col cuore ciò che con le sole parole non si può dire. In occasione del tuo anniversario, ti ringraziamo perché sei uomo della Parola che diffondi a piene mani e a voce calda. Ti ringraziamo perché sei anche uomo di parola e ci pungoli a carità e maturità e nel piacere dell'incontro ci infondi entusiasmo e serenità", ha voluto ricordare Angelo Galbusera, accogliendo don Marco e consegnandogli un piccolo regalo: una litografia di un dipinto dell'artista missagliese Gerry Scaccabarozzi presente in sala, con numerosi fedeli delle parrocchie casatesi, il parroco e prevosto della comunità pastorale don Antonio Bonacina e gli altri sacerdoti e religiose.

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Da Jannacci a Battiato, passando anche -a sorpresa- per De Andrè e Branduardi: in due ore di concerto don Marco ha reinterpretato e riattualizzato egregiamente i grandi "mostri sacri" della musica italiana, accompagnato da musicisti d'eccellenza. Artisti e stili forse lontani tra loro, ma legati da un filo rosso che lo stesso don Marco ha voluto spiegare al pubblico, incalzato dalle domande di Chiara Colombo della Banda dell'Ortica, nelle vesti di presentatrice.


"Perché Jannacci? Da piccolo mio papà mi faceva ascoltare i suoi dischi. Poi ho seguito le sue produzioni e mi è sempre piaciuto il modo surreale misto di ironia e malinconia con cui ha raccontato storie di personaggi strani, quelli che nel Vangelo sono gli ultimi, i poveri, i disgraziati, quelli senza grazia. Chi di noi non si sente spesso disgraziato? La bella notizia del Vangelo è questa. Le prime parole che Dio rivolge ad una ragazzina insignificante in un paesino insignificante sono "rallegrati Maria perché tu non sei disgraziata ma piena di grazia, dell'amore di Dio", ha spiegato don Marco, intonando alcune tra le più famose canzoni del medico milanese insieme alla Banda dell'Ortica, con Paolo Bramati alle tastiere, Alessandro Patanè alle chitarre e Stefano Colombani al sax.

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E se Jannacci "è la domanda", Battiato - cantato da don Marco insieme all'Equipaggio Sperimentale, con Alessandro Patanè alle chitarre, Ilaria Sironi al flauto e Paola Moltei, voce - "è la risposta". "La Crisi esistenziale e sociale dei personaggi di Jannacci ha risposta nel cammino interiore che ogni essere umano deve compiere. Battiato dice che l'evoluzione sociale non serve al popolo se non è preceduta da un'evoluzione di pensiero. Mi sento più Battiato o Jannacci? Io cerco di essere me stesso. Mi ritrovo nelle tematiche di entrambi. Battiato lo sento forse più mio per il cammino fatto nella mia vita".


Le domande di Chiara Colombo a don Marco, una piccola intervista nel concerto, hanno legato tra loro le canzoni rendendole scenario di attualità e anche della storia personale del sacerdote.
Se nella Rogoredo milanese, dove don Marco ha svolto il suo primo incarico pastorale, è ambientata la canzone di Jannacci "Andava per Rogoredo", altri brani sono stati occasione per una riflessione profonda e legata al mondo moderno. ""El Purtava i Scarp de Tennis" descrive la morte di un barbone tra l'indifferenza generale. Ai funerali di Jannacci venne letta una preghiera dei fedeli che recitava "l'an guarda' che'l pareva nisun...aiutaci signore a non guardare gli altri come fossero nessuno ma fa che impariamo ad accorgerci di quanto ognuno sia qualcuno. "Vengo anch'io. No tu no" fu scritta con una grande profondità di intenti. È la storia di una persona sempre respinta, anche al suo stesso funerale e che rappresenta l'umanità relegata ai margini della società".


Ancora, altri brani come "Centro di Gravità Permanente", "Lode all'Inviolato", "Tutto l'universo obbedisce all'amore", "E ti Vengo a cercare" , sono stati spunti per riflettere sulla vita sacerdotale. "Il prete cerca di aiutare le persone a rileggere le situazioni alla luce del Vangelo. Spesso si pensa a lui come ad un superuomo o un angelo. È un umano come tutti e quindi può capire le umane difficoltà". "Se non conosciamo Gesù, non capiamo chi è Dio. O si vive di amore, che è la legge che Dio ha impresso all'universo, oppure siamo fregati".



Poi, anche una sorpresa. Don Marco ha infatti chiamato sul palco i componenti di una neonata formazione musicale con cui ha eseguito ed eseguirà canzoni di De Andrè e Branduardi: Cesare Fumagalli, Valerio Piazza e Orazio Rizzo. "Siamo alla ricerca di un violino e di un basso", ha spiegato, cantando "L'infinitamente piccolo" e "Il sultano di babilonia e la prostituta".
A concludere la serata, un ricchissimo buffet, preparato dai volontari dell'oratorio di Valaperta, con l'attesissimo taglio della torta, prima di un'ultima domanda.


"Sei tu con i tuoi musicisti a relegarci questo concerto, anche se siamo noi a festeggiare te. Questa serata è anche occasione, attraverso la musica, per parlare un po' di te e dei tuoi venticinque anni di ordinazione. Perché sei diventato prete?", le parole di Chiara Colombo. "Prendo a prestito le parole di Petit, un funambolo che nel 1974 camminò su un filo teso tra le Torri Gemelle. Gli chiesero perché lo faceva e lui rispose "se vedo tre arance devo gettarle in aria, se vedo due torri, devo camminare sul filo". Così, quando chiedi a qualcuno perché ama una donna e non un'altra o se chiedi ad un bambino perché gioca a palla, la risposta è una sola, "amo lei perché appena l'ho vista mi sono innamorato, gioco a palla perché quando vedo una palla devo giocare. Perché preghi? Perché quando vedo Dio devo pregare. Perché sei un prete? Perché devo esserlo".
L. V.
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