''Imberido in festa'' ospita il giornalista sportivo Nando Sanvito

Il giornalista Nando Sanvito
La manifestazione ''Imberido in festa'' si è conclusa con una partecipazione molto sentita e un'importante riflessione sul valore dello sport, data la presenza di diverse associazioni sportive nella frazione oggionese, che si rivolgono soprattutto ai giovani. Per loro in particolare è stata pensata la serata di venerdì 28 settembre: il giornalista Nando Sanvito ha mostrato delle videostorie di sport nel saloncino San Francesco, suscitando lo stupore e la riflessione di tutti i presenti. Da tre anni la comunità pastorale San Giovanni Battista lo rincorre per un intervento di qualità che aiuti a riscoprire la bellezza dello sport. "Dobbiamo vigilare perché questa grande ricchezza sia tutelata e non sfruttata per altri fini. Pensiamo soprattutto ai ragazzi, che devono capire l'importanza di fare attività sportiva in modo sano e con una giusta e leale competizione" ha spiegato il parroco don Maurizio in apertura di serata.
In effetti da tempo Sanvito persegue l'obiettivo di far conoscere tristi episodi sportivi in modo da evitare sempre più che lo sport sia autoreferenziale, idolatrato e rovinato per scopi sleali.
I filmati selezionati dal relatore hanno riguardato sia fatti recentemente accaduti, come il duplice attentato alla maratona di Boston di cinque anni fa, con oltre 300 feriti e 3 morti, sia episodi del secolo scorso. "La maratona di Boston è la più antica, basata su selezioni molto rigide. Le donne ne erano escluse ma nel 1967 Katherine Switzer si iscrisse con una sigla che non lasciava intendere che fosse una donna. Quando durante la gara ci si accorse di lei, i fotografi tentarono di stordirla con il flash e il direttore di gara cercò di riavere il numero di iscrizione indietro. Nel 1972 le donne vennero ammesse, dopo il lungo divieto dovuto al fatto che nel 1928, anno della prima olimpiade aperta alle donne, molte arrivarono stremate alla fine delle gare degli 800 metri, che non poterono più disputare. Frattanto anche alla maratona di New York 448 donne negli anni 80 riuscirono a iscriversi. Una di queste, Rosie Ruiz, andò sotto le tre ore a Boston, migliorandosi di 25 minuti rispetto al tempo registrato a New York sei mesi prima. Per fortuna poi si scoprì che si era trattato di una truffa, perché un ragazzo vide che era tra la folla ed era entrata in pista solo veso la fine. Tra l'altro aveva barato anche a New York: insomma, un esempio da non seguire assolutamente" ha raccontato Sanvito.

Al centro il parroco don Maurizio Mottadelli e accanto a lui Stefano Castagna, presidente dell'Asd San Giorgio Imberido

Anche l'Italia si è resa protagonista di simili episodi nel 1987 ai mondiali di atletica, che si disputarono per la prima volta a Roma. Giovanni Evangelisti, atleta del salto in lungo, non era più nella forma adeguata per vincere una medaglia, ma alcuni giudici italiani modificarono le misurazioni dei salti, già affidate all'elettronica. Venne quindi mosso un esposto che riuscì a dimostrare questa condotta sleale, facendo perdere la medaglia di bronzo a Evangelisti e bloccando la promozione del giudice corrotto a giudice internazionale, che sarebbe avvenuta di lì a poco.
"Alle olimpiadi del 1972 a Monaco un atleta tedesco del lancio del giavellotto ottenne la medaglia d'oro solo perché il giudice di gara era tedesco. Il primo posto sarebbe invece spettato a un sovietico, ma nonostante il brutto episodio di scorrettezza, i due atleti divennero amici, mostrando qual è il vero volto dello sport" ha continuato Sanvito.

Oltre a una serie di altri momenti poco felici di manipolazione dei risultati di gare olimpiche, il relatore ha voluto dedicare una parentesi al difficile argomento del doping: "i record nela corsa e nella staffetta dell'americana Florence Griffith sono tuttora imbattuti, dati il suo fisico fuori dal comune e la sua bravura. Tuttavia, in alcuni casi venne favorita con manipolazioni dei risultati ma soprattutto dal doping. Purtoppo fu un'arma a doppio taglio perché le procurò problemi di salute, al punto che si ritirò a 29 anni e morì a 39. Come lei, molte donne diventavano uomini per la grande quantità di testosterone presente nei farmaci che assumevano. Non parliamo poi della Cina, che mandava alle olimpiadi bambini dopati con farmaci usati nei campi di concentramento...".
Indimenticabili anche i momenti in cui le medaglie furono assegnate per scopi politici, come nel caso delle Farfalle della ginnastica ritmica che persero la medaglia a Pechino 2008 in favore delle cinesi, proprio perché la giuria era composta da cinesi. O quando Igor Cassina perse la medaglia per un errore della giuria. Per questi e altri motivi, Sanvito ha parlato di un progetto per azzerare tutti i record, così da cancellare simili episodi e sperare in un sport più pulito anche ad alti livelli.
"Per fortuna non tutto è malato. Anche grandi campioni come Lucchetta e Buffon hanno dichiarato che è più bello lottare che vincere, perché nell'esatto momento in cui si raggiunge un obiettivo, la tristezza di aver già gustato quell'attimo tanto atteso prevale sulla gioia. Quindi, è perfezionarsi moralmente ciò che più conta nello sport, non il risultato''.

Le ultime immagini mostrate da Sanvito hanno riguardato la tragedia aerea dei giocatori dello Zambia a Libreville nel 1993, dopo la quale sopravvisse solo il capitano. Poi egli diventò presidente federale e nel 2011 vinse la coppa d'Africa dopo 18 rigori, come 18 anni prima erano morti i suoi 18 compagni. "Storie come questa continuano a commuovere e aiutano a far capire che lo spirito alla base dello sport è bello, sano e utile a crescere. Genitori, vigilate sullo sport per mantenerlo vivo ed educativo. I ragazzi non devono entrare in questi meccanismi corrotti sin da giovanissimi, ma devono capire la grande risorsa che lo sport riserva loro: tirare fuori il meglio di sé dopo un percorso fatto di impegno e dedizione" ha concluso.

R.S.
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