L'istituto Bachelet ospita il nipote Vittorio. Un ricordo dell'impegno umano e politico

A sinistra Vittorio Bachelet
L'Istituto superiore di Oggiono è intitolato a Vittorio Bachelet, vicepresidente del CSM ucciso dalle Brigate Rosse il 12 febbraio 1980. A ricordarlo, di fronte agli alunni delle classi prime, è stato il nipote (nonchè omonimo) Vittorio Bachelet, ricercatore di Diritto Privato presso la Statale di Milano, che ha offerto un ritratto intimo di suo nonno, ripercorrendone le varie fasi della vita e della carriera politica e accademica. Pur non avendolo conosciuto direttamente, il nipote ha tratteggiato un racconto "capace di umanizzare, dare un volto alla figura a cui è intitolata la vostra scuola e che per voi può appartenere quasi a un passato remoto".
Accompagnando le foto al suo racconto, Vittorio Bachelet è stato capace di tracciare sia un ritratto personale del nonno e sia di offrire ai ragazzi e alle ragazze presenti le coordinate storico-politiche necessarie per inquadrarlo nella sua epoca. "Nato nel 1925, fin da giovane maturò una vera passione per il giornalismo e per la montagna" ha detto, ricordando anche i passi avanti e i successi ottenuti, proprio in quegli anni, in Italia: il voto alle donne e la Repubblica nel 1946, la Costituzione nel 1948. "Si sposò nel 1951 e la sua prima figlia, Maria Grazia, nacque nel 1952. A livello lavorativo invece, divenne professore di diritto amministrativo prima a Pavia, poi a Trieste, infine a Roma" ha ricordato, mettendo in luce anche l'ipegno politico che lo segnò profondamente per tutta la sua vita. "Militò nell'Azione Cattolica e nella Fuci, divenendo uno dei massimi dirigenti della prima organizzazione. Era iscritto alla Democrazia Cristiana, ammirando e appoggiando la linea di Aldo Moro".

Con lui condivideva l'esigenza riformatrice della società italiana, rendendolo, secondo le parole del nipote, un "rinnovatore mite, che seguiva metodi pacifici, a passo a passo, lenti ma profondi". Dopo essere stato candidato alle elezioni amministrative di Roma del 1976, nello stesso anno, Vittorio Bachelet fu eletto vicepresidente del CSM, Consiglio Superiore della Magistratura, "l'organo di autogoverno dei magistrati" ha spiegato il ricercatore agli studenti. "Gli diedero un compito importante e delicato soprattutto nel contesto degli anni '70 in Italia" ha continuato il nipote. "Il suo è stato chiamato il CSM del "rinnovamento" grazie alla partecipazione di più componenti progressisti".
Erano gli anni di Piombo e Vittorio Bachelet "era convinto che la lotta contro il terrorismo la si vincesse con la democrazia, e con la partecipazione della cittadinanza".

Vittorio Bachelet

Venne ucciso il 12 febbraio 1980 e l'episodio è stato narrato dall'intervista che la sua assistente Rosy Bindi aveva rilasciato alla trasmissione "Italiani"di Paolo Mieli, nonchè più di recente durante un incontro organizzato dal Comune di Casatenovo. Oltre alla visione di brevi spezzoni del video, il ricercatore ha voluto chiudere la sua presentazione della figura del nonno con alcune delle sue frasi come "nonostante tutte le difficoltà c'è la possibilità di un futuro migliore per la vita del nostro Paese e per la vita delle nostre Istituzioni", oppure "noi dobbiamo essere, in questa società inquieta e incerta, una forza di speranza e perciò una forza positiva capace di costruire nel presente per l'avvenire" o ancora "l'impegno politico non è altro che una dimensione del più generale e essenziale impegno a servizio dell'uomo".

Frasi capaci non solo di perpetuare il ricordo di Vittorio Bachelet ma anche di dare un senso al nome della scuola di Oggiono, come ha ricordato il nipote, rivolgendosi agli studenti delle classi prime. "Ci sono tante scuole e tante vie intitolate a Vittorio Bachelet. Ma è qualcosa di vuoto se non sarete voi giovani a riempire di contenuto, a dare vita a quello per cui mio nonno è morto. Qualcosa di attuale sempre e, in particolare, in tempi di crisi economica e politica come quello attuale".
A.P.
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