Fu l'artefice del risanamento del lungolago di Malgrate, la mano dietro la matita che disegnò le nuove linee di quella sponda. La fece letteralmente risplendere, tra il 2007 e il 2015, attraverso un intervento durato otto anni e diviso in quattro lotti. Grazie a quel progetto, l'architetto e paesaggista Stefano Santambrogio con studio a Valaperta di Casatenovo, in via Resistenza, è stato premiato con una menzione d'onore dalla Triennale di Milano, nell'ambito del prestigioso premio ''Medaglia d'oro''.

Il lungolago di Malgrate dopo l'intervento dello Studio Santambrogio
Gli Oscar dell'architettura italiana, per farla breve. Casatese di adozione, con un pezzo di sé e della sua professione inevitabilmente legato al lago di Lecco ed in particolare al Comune di Malgrate, ha ottenuto la menzione d'onore nella categoria infrastrutture ed è stato chiamato a ritirare il premio venerdì 12 ottobre direttamente dalle mani del presidente della Triennale, un certo Stefano Boeri.
L’architetto Santambrogio riceve il premio da Stefano Boeri e Federica Galloni del MiBACT
Seppur l'architetto Santambrogio ci abbia riferito di non essere particolarmente avvezzo alle luci dei riflettori, si è detto comunque molto compiaciuto del fatto che la sua opera sia stata scelta tra i circa 350 progetti presi in considerazione dalla giuria. ''Mi fa veramente piacere perché è uno tra i premi di architettura più importanti'' ha commentato. ''Nel mio caso ho avuto un advisor, i responsabili della rivista Paysage, una testata di settore. Mi hanno sostanzialmente segnalato al premio della Triennale ed è stato poi scelto tra quasi 400 progetti visionati dalla commissione. L'architettura è per definizione un artificio. Nei miei lavori il protagonista è il paesaggio. Ho rimodellato sponde, fatto entrare acqua dove non c'era. Ho fatto in qualche modo rivivere quel paesaggio, che diventa esperienza inedita. Mi auguro che queste occasioni, questi premi, servano a far conoscere alle persone come certe modalità di intervento sul territorio possano essere utili proprio per questi motivi''.

L'architetto Santambrogio durante la cerimonia di intitolazione del lungolago all'ex sindaco Gianni Codega
Personaggi del calibro di Federica Galloni, della direzione generale arte e architettura contemporanee e periferie urbane del MiBACT, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, Alberto Ferlenga, responsabile di settore architettura, territorio e paesaggio della Triennale, Massimo Carmassi, architetto e vincitore della V edizione della ''Medaglia d'Oro'', Ilaria Valente, preside della facoltà di architettura del Politecnico di Milano e Manuel Blanco, ''alterego'' spagnolo della dottoressa Valente. Tutte personalità parecchio rilevanti nel settore che hanno trovato delle potenzialità indiscutibili nel progetto dell'architetto Santambrogio, per come è stato in grado di rivoluzionare l'aspetto del lungolago malgratese.
In questa galleria riportiamo alcune immagini scattate da Leccoonline.com nel 2015, al termine dei lavori
Di seguito invece, il testo di come è stato introdotto il lavoro dell'architetto Stefano Santambrogio alla giuria del Premio Medaglia d'Oro della Triennale di Milano:
Le sponde ribassate e i terrazzamenti inerbiti, modellano l'originario profilo costiero creando una nuova cornice al paesaggio lacuale. I nuovi ''innesti'' sulla striscia di territorio tra la sponda e il fronte edificato esistente, sono stati concepiti per far emergere il paesaggio.
L'imponenza dei monti, data dalla loro particolare vicinanza, lo specchio d'acqua su cui si riflettono, hanno portato a concepire ogni elemento in funzione della percezione di questa realtà naturale, ma anche antropizzata con lo skyline della città di Lecco. I terrazzamenti inerbiti, le superfici d'acqua, quelle pavimentate... divengono parte di questo scenario, nel tentativo di esaltarne la presenza. In questa direzione occorre leggere gli accorgimenti adottati per togliere gli ostacoli alla percezione diretta del paesaggio, creando una particolare relazione tra terra e acqua.
La maggior parte dei perimetri sono stati liberati dalle protezioni verticali mediante bordi d'acqua e fioriere ribassate, elementi che potessero fornire un impedimento al superamento volontario. Elementi che però si sublimano nell'insieme compositivo, marginalizzando tale preoccupazione.
Il progetto è stato plasmato dal desiderio di far vivere un'esperienza inedita e profonda del luogo. Percorrendo i terrazzamenti, la muratura attenua i rumori provenienti dalla strada costiera e ne occlude la vista, selezionando in tal modo la percezione visiva e intensificando la presenza del solo paesaggio naturale. Lo specchio d'acqua nella parte centrale dell'intervento, è stato concepito come l'elemento cardine della composizione dei terrazzamenti. Qui il lago ''entra'' sino a lambire il percorso pedonale. Lo specchiarsi delle montagne ne moltiplica la presenza, generando una nuova esperienza percettiva.
A.S.