Missaglia: 45mila€ di credito da recuperare dalla Duomo. Il Comune si insinua nel passivo fallimentare

Immagine di repertorio
Il Comune di Missaglia ha deciso di insinuarsi nel passivo fallimentare della Duomo Gpa, la concessionaria che nel 2016 si era aggiudicata il servizio di accertamento e riscossione dell'imposta comunale sulla pubblicità, dei diritti sulle pubbliche affissioni e del canone per l'occupazione di spazi e aree pubbliche.
Attraverso una recente deliberazione, la giunta Crippa ha deciso di tentare questa possibilità nella speranza di recuperare i 45mila euro circa di credito che l'ente missagliese vanta nei confronti della società, dichiarata fallita dal tribunale civile di Milano a febbraio di quest'anno. La Duomo Gpa risulta infatti debitrice del Comune di Missaglia per omesso versamento del canone concessorio per un importo piuttosto elevato, che al momento non è ancora stato possibile recuperare, nonostante i solleciti e i piani di rientro accettati.
Venuta a conoscenza del fallimento della srl e della fissazione della data della prima udienza per l'ammissione al passivo dei crediti - in programma il 18 dicembre 2018 presso il palazzo di giustizia di Milano - l'amministrazione comunale di Missaglia si è mossa per presentare ricorso entro i termini stabiliti. La Duomo Gpa dopo il fallimento è stata infatti ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria; il Ministero dello Sviluppo Economico il 23 maggio scorso ha nominato commissario straordinario la dott.ssa Elisabetta Brugnoni, mentre il tribunale di Milano ha affidato l'incarico di giudice delegato al dottor Sergio Rossetti.
Una condizione che il Comune di Missaglia condivide con altre amministrazioni del territorio e non solo, che affidatesi alla Duomo Gpa, attendono dopo anni di incassare quanto spetta loro per il servizio erogato. Nel caso dell'ente missagliese, ogni tentativo messo in atto sino ad oggi si è rivelato inutile. Tra la fine del 2017 e l'inizio dell'anno successivo l'ufficio tributi si era attivato per il recupero della somma tramite ingiunzione di pagamento, senza però introitare nulla. Per questa ragione nell'insinuarsi al passivo della società, il Comune chiede la corresponsione di 48.787,75 euro, vale a dire le somme relative al canone concessorio, sommate alle spese di notifica, all'ingiunzione fiscale, al rimborso dei costi fissi di gestione, oltre che di registrazione all'Agenzia delle entrate.
G. C.
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