Monticello: candidata al ''Premio Strega'', la scrittrice Paola Cereda è ospite in biblioteca

"Raccontare qualcosa significa innanzitutto viverlo in prima persona per poi provare a trasmetterlo in modo più consapevole". Sono le parole pronunciate dalla psicologa e scrittrice brianzola Paola Cereda che nel pomeriggio di sabato 23 febbraio ha avuto l'occasione di presentare e leggere al pubblico alcuni passi tratti dai suoi cinque romanzi.

Paola Cereda

"Scrivere e viaggiare" è infatti stato il titolo dell'iniziativa ospitata all'interno della biblioteca di Monticello dove a partire dalle ore 16 la scrittrice, di origini veduggesi, ha coinvolto i cittadini presenti in un viaggio di sensazioni, emozioni ed espressioni per raccontare in modo avvincente il filo conduttore che lega i suoi libri.
Il pomeriggio si è aperto con una breve introduzione da parte del sindaco di Monticello, Luca Rigamonti, che ha ringraziato l'autrice per il suo intervento e i musici che hanno preso parte all'evento accompagnando la lettura con musica popolare dal vivo: Paola Luffarelli, alla chitarra e voce, e Saro Calandi, alla fisarmonica, i quali hanno intervallato i racconti della scrittrice per coinvolgere concretamente il pubblico nel viaggio attraverso i mondi contenuti nei libri della giornata.


"Ho deciso di accompagnarvi in questo viaggio attraverso i miei cinque romanzi perché una delle cose importanti quando si scrive è cercare di coinvolgere il più possibile i propri lettori per rendere l'esperienza della scrittura sempre nuova e stimolante. Il mestiere della scrittrice consiste soprattutto nel leggere tanto e in modo variegato e nell'imparare a scrivere con tutti i sensi, che nel mio caso è qualcosa che ho allenato negli anni grazie alla possibilità che ho avuto di viaggiare. Quando mi sono laureata in psicanalisi ho presentato una tesi sull'umorismo focalizzata sul ruolo del paesaggio perché entrare in un contesto per me ha sempre avuto un valore speciale per le persone, i luoghi e le relazioni che vi si possono incontrare. Ecco perché sviluppare una sensibilità attenta a tutti i sensi e le dimensioni per me è stato fondamentale per costruire le avventure e i personaggi che animano le mie storie".

Paola Cereda, il papà Martino, il sindaco Luca Rigamonti e l'assessore alla cultura Maria Grazia Scaccabarozzi

L'autrice ha poi introdotto il suo primo romanzo, scritto ormai dieci anni fa: ''Della vita di Alfredo''. Raccontando aneddoti e vicende legate alla stesura del libro, Paola Cereda ha sottolineato l'importanza dello studio della storia e della geografia di un paesaggio che si intende raccontare, anche nel caso in cui, come accade nel secondo libro, l'ambientazione è puramente inventata o si richiama a luoghi esistenti che evocano sensazioni e riflessioni famigliari a chi scrive. Il passo importante, però, per poter costruire una storia che sappia emozionare anche chi legge è riuscire a legare il piano delle proprie esperienze personali con quello delle storie degli altri ed è quello che all'autrice è riuscito di fare grazie ai viaggi e alle esperienze che l'hanno messa in contatto con realtà profondamente diverse, ad esempio quella del circo.

Altro elemento importante per la scrittura di Paola Cereda è sicuramente poi la presenza di espressioni dialettali che tentano di avvicinare il linguaggio al lettore e che conferiscono quelle sfumature al racconto che con il semplice uso dell'italiano rischierebbero di andare perse. "Il dialetto è vita, è colore ed è radice ed è per questo che compare in tutti i miei romanzi, tranne uno, quello in cui si narra di un'isola senza nome che nella mia immaginazione sorge al largo della costa toscana. Su quest'isola a dettare le regole è proprio il vento, e questo elemento naturale è ciò che governa l'andamento della vita e di ogni singola giornata per i suoi abitanti" ha spiegato l'autrice riferendosi al romanzo uscito nel 2015 intitolato "Se chiedi al vento di restare". Gli altri presentati nel corso del pomeriggio sono stati "Confessioni audaci di un ballerino di liscio" pubblicato nel 2017, "Le tre notti dell'abbondanza" pubblicato nel 2015 e "Quella metà di noi" che rappresenta l'ultimo lavoro della scrittrice pubblicato quest'anno, opera candidata peraltro al prestigioso Premio Strega.

La scrittrice, anche e soprattutto grazie al suo passato nel mondo del teatro, è riuscita a trasmettere al pubblico le immagini vive dei racconti dei suoi romanzi e l'ha accompagnato nel suo viaggio in cinque diverse regioni italiane attraversando le storie dei suoi personaggi e delle loro relazioni.
Applausi sinceri hanno quindi coronato il finale dell'intervento dell'autrice che si è detta soddisfatta e felice di aver potuto condividere con un pubblico "familiare" i suoi lavori riuscendo, per la vicinanza con il comune di origine, a sentirsi praticamente a casa.
Martina Besana
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