Sirtori: Maurizio Adamoli e il suo viaggio in Uzbekistan per il ciclo ''Viaggi e racconti''
Anche quest'anno è tornata, per la terza edizione, la rassegna "Viaggi e racconti" proposta della biblioteca del Comune di Sirtori. Un ciclo di tre serate per ascoltare dal vivo le testimonianze di chi, attraverso parole e immagini, racconta i suoi viaggi intorno al mondo.
Al centro Maurizio Adamoli
La parola è passata quindi a Maurizio Adamoli, che nel maggio dello scorso anno ha affrontato un viaggio con sua moglie in Uzbekistan.
Adamoli ha aperto il racconto mostrando alcune foto di Samarcanda, con alcuni dei suoi luoghi più celebri. Tra questi spiccavano la piazza principale con le due Madrase, ovvero le scuole coraniche, ora non più in funzione. Fino al 1991, l'Uzbekistan era sotto dominio sovietico, che non voleva la religione islamica, perciò da allora il paese è rimasto molto laico, anche se alcuni gruppi musulmani sono presenti ancora oggi. L'architettura uzbeka non è molto varia, ma le varie moschee e i palazzi si differenziano per le ceramiche, i cui motivi sono stati presi come spunto da alcuni famosi designer occidentali, anche italiani.
Dopo aver catturato l'attenzione del pubblico, Adamoli ha introdotto l'Uzbekistan con alcuni dati. Il paese dista circa sei ore dall'Italia e si trova in una posizione strategica, ovvero sulla Via della Seta; proprio a Samarcanda infatti, la via si divideva o verso la Cina o verso l'India. La superficie uzbeka poi, è più grande di quella italiana, ma la nostra popolazione è circa il doppip rispetto a quella dello stato asiatico.
Il viaggio dei coniugi Adamoli è iniziato a Khiva, la città più antica della Via della Seta e meglio conservata. Lì tutto è costruito con paglia e fango, materiali molto poveri, non ci sono marmi o rocce di alcun tipo. "Il minareto della moschea ci ha impressionato molto in effetti perché, nonostante i materiali, è alto ben 56 metri" ha spiegato Adamoli.
La seconda tappa è stata Bukhara, una città ricca di verde. Lì la cura degli spazi verdi (giardini, aiuole, cespugli, alberi) è quasi maniacale e tutta realizzata a mano. Gli attrezzi più tecnologici, infatti, lì non ci sono e sono spesso le donne a prendersi cura delle piante con le loro mani; in generale, Adamoli e la moglie spiegano come sia impressionante la pulizia degli spazi, sia interni che esterni e la cura dell'ambiente, sempre pulito e decorato. "La moschea di Bukhara - spiega Adamoli - è molto simile rispetto a quelle viste in precedenza, ma come mai le architetture variano poco? Noi, in Italia, abbiamo subito influenza da diverse parti: greca, romana, araba, germanica, celtica; loro, invece, erano solo musulmani, non hanno avuto influenze, perciò l'architettura è sempre molto simile e priva di stili diversi".
Il sindaco Davide Maggioni
Il viaggio in Uzbekistan ha compreso anche Tashkent, la capitale, che si raggiunge da Samarcanda con il treno veloce. Tashkent risente molto della dominazione sovietica, soprattutto nello stile, non è difficile, in effetti, trovare architetture quasi mostruose e uno stile rigoroso.
"Durante il viaggio ci piaceva andare per mercati, per scoprire la cultura e i prodotti locali. Lì tutto era fatto a mano: i vestiti, le calzature, le bambole, i piatti e le ceramiche" ha spiegato Adamoli.
Per quanto riguarda il cibo, il viaggiatore ha spiegato come gli uzbeki riuscissero a mangiare con soltanto due dollari. "Noi, quando spendevamo tanto, dovevamo sborsare al massimo cinque o sei euro" ha affermato. In Uzbekistan c'è poca carne, tantissima frutta, tantissima verdura e le zuppe sono molto buone. All'interno di un mercato, due donne pulivano le carote mettendole in una rete e scuotendola tirando un lato e poi l'altro; il pane, invece, di forma circolare e bucato nel centro con degli stampi, era sempre di un'unica tipologia, l'unica variazione era nella decorazione in superficie, ma, a detta di Adamoli, era molto buono.
Quello che più ha impressionato Adamoli e la moglie, però, è stata la cordialità della gente. "Sembravano gli italiani del fine guerra quando incontravano un americano" ha detto Adamoli, che ha poi aggiunto: "le persone si facevano fotografare e si avvicinavano curiose. Lì poi, per esempio, c'è ancora la tradizione, la domenica, di trovarsi tutti in piazza. Si tratta di un popolo molto conviviale".
Il pubblico ha apprezzato molto il racconto, ma anche le fotografie che hanno restituito almeno in parte le sensazioni descritte da Adamoli. I presenti inoltre, attratti dai paesaggi mostrati da Adamoli, si sono trattenuti a fine serata per guardare insieme altre foto del viaggiatore sull'Iran, un altro paese molto affascinante.
Alessandro Vergani