Sirtori: la carrozzeria Ghezzi trasformata in un teatro per la messa in scena di Novecento con "Scarlattine"
Strepitoso successo per la rappresentazione teatrale "Novecento", messa in scena nella serata di venerdì 23 aprile dalla nota ed affermata compagnia "Scarlattine Teatro".
Una location apparentemente insolita ha ospitato la complessa, profonda ed, a tratti, struggente e commovente rappresentazione di Stefano Panzeri; la carrozzeria "Ghezzi", a Sirtori, è stata infatti trasformata in un teatro essenziale, povero nell'ambientazione, ricco di riflessioni nella sublime interpretazione dei personaggi. Un singolo attore, Stefano Panzeri, a dar voce ai numerosi viaggiatori che Novecento, protagonista del celebre monologo di Alessandro Baricco, incontrerà sul transatlantico Virginian, diretto verso l'America, negli anni delle due guerre.

Stefano Panzeri
"Succedeva sempre che ad un certo punto uno alzava la testa e la vedeva. E' una cosa difficile da capire, voglio dire ... Ci stavamo in più di mille su quella nave, tra ricconi in viaggio, ed emigranti, e gente strana, e noi ... Eppure c'era sempre uno, uno solo, uno che per primo la vedeva ... Magari era lì che stava mangiando, o passeggiando, semplicemente sul ponte ... magari era lì che si stava aggiustando i pantaloni ... alzava la testa un attimo, buttava un occhio verso il mare ... e la vedeva. Allora si inchiodava, lì dov'era, gli partiva il cuore a mille e sempre, giuro, sempre, tutte le maledette volte, si girava verso di noi, verso la nave, verso tutti e gridava ... l'America!".
Il viaggio di Danny Boodman T.D.Lemon Novecento ha inizio, da neonato, sul grande transatlantico Virginian, piroscafo protetto e sicuro per Novecento, che egli non abbandonerà mai. Trovato da un marinaio, Danny Boodman, su una cassa dimenticata sulla nave, Novecento, chiamato così perchà© nato ad inizio secolo, muoverà i primi passi sul transatlantico che lo ospiterà tutta la vita, sospeso tra il suo pianoforte e l'oceano, quel mare che sovente impaurisce i passeggeri, pronti a salpare verso una nuova, ignota destinazione. Novecento si avvicina al pianoforte in seguito alla scomparsa del "padre adottivo" e, l'unicità delle melodie suonate e dei suoi accordi, vissuti intensamente, uno ad uno, lo porteranno ad essere acclamato dai passeggeri ospiti del Virginian.

La straordinaria dote di Novecento sta proprio nel fondersi con il suo pianoforte, assaporando in ogni nota, in ognuno degli ottantotto tasti, emozioni, sensazioni, immagini, visioni, odori, pensieri degli uomini a bordo della nave. Egli, mentre suona, guarda sempre dritto davanti a sà©, lo sguardo immobile, fisso e lontano, " Novecento viaggiava nel centro di Londra, in campagna, in montagna, dove la neve arrivava alta fino alla vita. Non era mai sceso da quella nave, eppure quelle cose lui le sapeva veramente. Potevo pensare che era matto? Ma nelle parole, negli occhi di qualcuno lui aveva visto veramente, lui sapeva leggere gli odori, la gente ..." . L'amico di Novecento, il trombettista Max Tooney, narratore dell'intensa storia del musicista, lo descrive così, siglando l'inizio di una vera e profonda amicizia che li accompagnerà uniti fino alla fine della vita.

Max si struggerà anche per l'amico, il suo amico più caro, spronandolo ad abbandonare il Virginian, suggerendogli che, al termine di quei gradini della scaletta della nave, " c'è l'America. Il mondo è là ". Novecento proverà ad affacciarsi ai primi tre gradini della vita, ma non lascerà mai il transatlantico, non si separerà dal suo pianoforte; morirà durante l'esplosione della nave. "Non è quel che vidi che mi fermò. E' quello che non vidi. Puoi capirlo, fratello? E' quel che non vidi. Lo cercai, ma non c'era; in quella sterminata città c'era tutto, tranne una fine. Quel che non vidi è dove finiva tutto quello, la fine del mondo. Ora, tu, pensa al pianoforte, i tasti iniziano, i tasti finiscono. Tu sai che sono ottantotto, su questo nessuno può fregarti, non sono infiniti loro. Tu sei infinito e dentro quei tasti infinita è la musica che puoi suonare. Loro sono ottantotto. Tu sei infinito. Questo a me piace, lo si può vivere, ma se tu, ma se io salgo su quella scaletta e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi di tasti che non finiscono mai ... e questa è la verità , che non finiscono mai, quella tastiera è infinita. Allora non c'è musica che puoi suonare. Tu sei seduto sul seggiolino sbagliato, quello è il pianoforte su cui suona Dio. Ma le vedevi le strade? Le vedevi le strade? Ce n'è a migliaia.

Stefano Panzeri con l'assessore di Brivio, Ugo Panzeri (a sinistra)
Come fate voi, laggiù, a sceglierne una, a scegliere una donna, una casa, una terra che sia vostra, un paesaggio da guardare. Tutto quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce e quanto ce n'è. Non avete mai paura voi di finire in mille pezzi solo a pensarla quell'enormità , solo a pensarla, a viverla ... Io sono nato su questa nave e qui il mondo passava, ma a mille per volta e di desideri ce ne erano anche qui, ma non più di quelli che ci potevano stare tra una prua e una poppa. SUONAVI LA TUA FELICITA' SU UNA TASTIERA CHE NON ERA INFINITA. IO HO IMPARATO COSI'. LA TERRA E' UNA NAVE TROPPO GRANDE PER ME, UN VIAGGIO TROPPO LUNGO, E' UNA DONNA TROPPO BELLA, E' UN PROFUMO TROPPO FORTE, E' UNA MUSICA CHE NON SO SUONARE. PERDONATEMI, MA IO NON SCENDERO'".

La musica lontana del pianoforte, leitmotiv di tutta la rappresentazione, va sfumando poco a poco, dissolvendosi nel silenzio finale. La debole luce che illumina lo strepitoso attore ed interprete Stefano Panzeri, si spegne. Non cala il sipario perchà© un sipario non c'è mai stato. Il pubblico numeroso ha partecipato senza filtri ad una grande rappresentazione, sedendo sulle modeste panche di legno, raggruppate le une accanto alle altre, ospiti del transatlantico Virginian e fedeli ascoltatori della struggente ed emozionante vicenda di Novecento.
Ilaria Bonfanti