Casatenovo: l’evoluzione genetica spiegata dalle migrazioni con UTE e Nostra Famiglia

Nuovo appuntamento con l'Università di Tutte le Età quello svoltosi martedì sera presso la sala consiliare del municipio di Casatenovo, dove l'associazione presieduta da Samuele Baio ha proposto un incontro sul tema biologico ed evolutivo. Nel ciclo di seminari che hanno visto come protagonista la ricerca nel campo della genetica, proposti nelle ultime settimane ogni martedì, il terzo di questi è stato dedicato proprio al ruolo delle migrazioni nell'evoluzione genetica delle popolazioni.

La dottoressa Manuela Sironi e Samuele Baio, presidente di UTE

Relatrice è stata la dottoressa Manuela Sironi dell'istituto Medea-La Nostra Famiglia di Bosisio, una laurea in biologia e un dottorato in medicina molecolare, che non ha solo spiegato le tappe dell'evoluzione umana che hanno comportato un'alterazione del patrimonio genetico di ciascuna popolazione vivente ed esistente in passato, ma ha soprattutto accompagnato il pubblico in un viaggio culturale, genetico e storico fornendogli gli strumenti di base per capire tutti i passaggi di questo percorso.

''La prima mappatura completa del genoma umano è stata effettuata solo recentemente, nel 2001" ha quindi spiegato la dottoressa Sironi. "E questo è stato fondamentale per la scienza perché ha permesso di avere tutto l'insieme delle informazioni genetiche che ci caratterizzano come esseri umani partendo da analisi su venti individui autonomi provenienti da diverse origini geografiche. Ciò che si è ottenuto in conclusione nel 2011 è quindi quello che in gergo è definito un riferimento, perché non corrisponde a un essere umano vivente ma serve invece come standard internazionale per operare dei confronti tra popolazioni e individui''.

L'esperta ha poi proseguito con la spiegazione di alcuni concetti chiave, quali la variabilità genetica (cioè la presenza frequente di una variante), l'allele (due forme possibili che la variante può assumere) e quindi da questi punti di partenza il calcolo della frequenza dell'allele in una popolazione, ovvero quanto è frequente la variante. Nella trasmissione da un individuo all'altro alcuni blocchi di varianti vengono trasmessi insieme nelle popolazioni e queste varianti si originano da mutazioni che in alcuni casi possono essere deleterie, dando vita a malattie genetiche, e in altri favorevoli, rendono quindi l'individuo più adatto a vivere nell'ambente e nel periodo in cui si trova.

''Dopo la prima pubblicazione del genoma umana, sono seguiti altri progetti internazionali per andare a caratterizzare la diversità genetica delle popolazioni, alcuni dei quali si sono focalizzati molto nell'ambito della genetica medica per confrontare la variabilità della popolazione sana con quella di altri soggetti con patologie. I risultati di queste ricerche negli anni ci hanno dimostrato che le popolazioni africane hanno un numero estremamente superiore di varianti rispetto a tutte le altre popolazioni e quindi mostrano la maggior diversità genetica di tutto il pianeta. Ma perché? La spiegazione risale a circa 200.000 anni fa, quando si è originato in Africa l'uomo anatomicamente moderno che da quel continente si è poi spostato fino all'Europa, al Centro asiatico, nell'Asia dell'Est e poi attraverso lo stresso di Bering verso le Americhe e infine in Oceania. Tale migrazione, avvenuta circa 60.000 anni fa è stato un processo seriale di colonizzazione del pianeta da parte di pochi individui uscenti dall'Africa e che quindi con loro hanno portato solo una piccola parte della diversità genetica della popolazione ancestrale africana, lasciando la gran parte della variabilità nella popolazione che non ha migrato. Studi successivi hanno poi dimostrato come la diversità genetica nelle popolazioni diminuisce all'aumentare della distanza dall'Africa, e si è infine giunti alla conclusione che i dati genetici rispecchiano i pattern di migrazione degli esseri umani anatomicamente moderni, quindi che la gran parte della diversità genetica è dovuta solo ed esclusivamente alla nostra storia evolutiva di popolamento seriale del pianeta. Un esempio lampante è la presenza di una minima percentuale di DNA Neanderthal nel patrimonio genetico delle popolazioni europee e asiatiche mentre non si riscontra in quelle africane e ciò è dato dall'incontro in Asia avvenuto tra le popolazioni uscenti dall'Africa 60.000 anni fa e individui di Neanderthal che hanno dato prole feconda nei millenni".

La relatrice ha poi fornito un dettaglio non trascurabile di questo processo di migrazione, poiché nell'uscita dall'Africa gli individui hanno portato con loro anche alcuni agenti infettivi, virus e patogeni che si sono distribuiti in tutto il mondo e che hanno contribuito all'adattamento o meno degli esseri umani nei diversi ambienti della Terra.


''Non esistono razze umane perché la variabilità genetica è condivisa dalla maggior parte della popolazione umana" ha proseguito l'esperta. "La nostra origine è così recente che non abbiamo ancora fatto in tempo a differenziarci. Nonostante il nostro corredo genetica dipenda dal nostro processo evolutivo la selezione naturale operata dall'ambiente ha comunque giocato un ruolo importante nell'adattamento dell'uomo, per esempio nel colore della pelle e nella resistenza di alcuni individui meglio di altri agli agenti infettivi. Paradossalmente il rischio di malattie infettive è aumentato con l'uscita dall'Africa perché la transizione alla società agricola, la pratica dell'allevamento, la vicinanza alle bestie e l'aumento delle dimensioni delle popolazioni hanno fatto crescere il rischio di trasmissione. Un esempio classico che testimonia ancora una volta questo legame stretto tra evoluzione genetica e migrazioni è la presenza diffusa del gene che favorisce la tolleranza al lattosio nelle popolazioni europee e asiatiche rispetto alle popolazioni africane, quest'ultime meno tolleranti a questo tipo di zucchero poiché le altre popolazioni hanno avuto un vantaggio selettivo più alto dato dalla nascita e diffusione dell'allevamento nella zona della Mezzaluna Fertile e nel continente europeo".

La dottoressa ha concluso con altri esempi per supportare l'idea di questo legame stretto e diretto tra corredo genetico e storia evolutiva, coinvolgendo il pubblico nella propria spiegazione e facendo nascere nei presenti la curiosità e l'interesse per questa tematica complessa e ancora da scoprire.
M.B.
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