Al Riesame Vismara si oppone al sequestro di 640mila€ per omessi versamenti nel 2016

Il salumificio Vismara di Casatenovo
A tale atto - rivolto inizialmente all'amministratore Lucio Ferrarini e in seconda battuta direttamente alla spa - e al connesso sequestro si è però opposta l'azienda, presentando ricorso al tribunale del Riesame, riunitosi lunedì mattina presso il palazzo di giustizia lecchese. Al collegio (presidente Enrico Manzi, a latere le colleghe Nora Lisa Passoni e Martina Beggio), la difesa rappresentata dall'avvocato Riatti ha ricordato come nel periodo in contestazione l'azienda fosse già in crisi di liquidità, specificando come a suo avviso il decreto penale non preveda la confisca obbligatoria. Di diverso parere il pubblico ministero che ha fornito un'interpretazione diversa, avvalendosi anche di giurisprudenza in materia, rilevando inoltre come la società versasse in condizioni difficili da tempo e non soltanto nel periodo di riferimento.
Non resta dunque che attendere il responso del Riesame che a fine novembre aveva rigettato la proposta di sequestro preventivo per equivalente reiterata dalla Procura della Repubblica di Lecco, a carico dell'amministratore Lucio Ferrarini. In quel caso l'oggetto della contestazione era il medesimo: omesso versamento delle ritenute previdenziali dei lavoratori del sito produttivo di Cascina Sant'Anna, in riferimento però al 2017 (con la cifra che avrebbe dovuto essere pagata entro l'anno successivo). A cambiare le carte in tavola e dunque a far propendere il Gip per il no alla richiesta di "congerlare" la cifra in questione è la domanda di concordato in bianco presentata il 26 luglio 2018 da Vismara, senza allegare però il piano poi protocollato a febbraio 2019 e ammesso dal tribunale di Reggio Emilia nel mese di aprile. Incassato il niet del dottor Salvatore era stato il PM ad appellare la decisone al Riesame dove il legale dell'indagato - in quel caso Lucio Ferrarini, quale legale rappresentante della società - aveva evidenziato come gli effetti del concordato - e dunque il blocco dei pagamenti per non avvantaggiare alcuni creditori rispetto ad altri - retroagiscono al momento della presentazione della domanda. Di diversa visione il pubblico ministero secondo il quale entro la scadenza, il debito avrebbe dovuto essere saldato, in mancanza - fino al febbraio 2019 - di un piano dei pagamenti.
Se la versione della difesa ha sino ad oggi prevalso, il dr. Del Grosso non si è dato per vinto, presentando il ricorso per Cassazione. In questo caso se ne saprà di più nei prossimi mesi, non appena da Roma giungerà il responso atteso.
G. C.