Molteno, Sandridea: in Appello riformata la sentenza di condanna per ''falso''
Assolti perchè il fatto non sussiste. E' stata riformata dalla Corte di Appello di Milano la sentenza di condanna nei confronti di Daniele e Alessandro Tornaghi, Alberto e Pietro Cattaneo, Giuseppe e Marta Monciotti nonché della commercialista lecchese Maria Venturini.
Una vicenda giudiziaria che era scaturita dalla "guerra" interna alla Sandridea srl, "controllante" - tra le altre - della Sandrigarden spa, nota impresa di Molteno specializzata nella produzione di tosaerba e affini, ammessa due anni fa al concordato preventivo.
Falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico era il reato ascritto ai tre soci senior della "holding", ai loro figli nonché soci "junior" e alla professionista lecchese, in relazione a dichiarazioni sottoscritte al cospetto del notaio Massimo Stefani in data 28.12.2009 al fine - stando al quadro accusatorio e a quanto emerso in sede dibattimentale a Lecco - di "arginare" il dr. Agostoni, fondatore della srl e storico amministratore unico della stessa pronto a sottoscrivere un aumento di capitale che gli avrebbe permesso di acquisire la maggioranza della "casa madre".
In primo grado in tribunale a Lecco il giudice Maria Chiara Arrighi aveva sentenziato la condanna dei sette a nove mesi, seppur con la concessione della sospensione condizionale; una pena leggermente più aspra di quanto chiesto dal sostituto procuratore Silvia Zannini (sette mesi), titolare del fascicolo penale. Era stata stabilita inoltre una provvisionale immediatamente esecutiva di 50.000 euro nei confronti della parte civile - la signora Giovanna Lorentz e le sue due figlie quali eredi del ragionier Livio Agostoni - in attesa della quantificazione, in sede civile, del danno patito dalla stessa.
Sempre in primo grado era stata disposta invece l'assoluzione degli imputati - perché il fatto non è più previsto come reato - dall'accusa di falsità in scrittura privata. All'origine di questa accusa, una supposta "alterazione" del libro giornale e dei mastrini del 2008 allo scopo di attestare l'avvenuto passaggio del credito vantato sull'impresa dai padri ai figli dando così la possibilità a quest'ultimi di utilizzare quel tesoretto (oltre un milione di euro) per la sottoscrizione "per compensazione" del già citato aumento di capitale che altrimenti gli avrebbe costretti a metter mano al portafogli o a "soccombere" al "ribelle" Agostoni, già revocato - per dissidi - dalla carica di "numero uno".
I sette imputati hanno presentato ricorso in Appello e in secondo grado sono stati assolti perchè il fatto non sussiste, nonostante l'intrevenuta prescrizione. Una sentenza che non è stata appellata dalle querelanti, che hanno restituito la provvisionale di 50.000 euro disposta in primo grado dal giudice Arrighi.
Una vicenda giudiziaria che era scaturita dalla "guerra" interna alla Sandridea srl, "controllante" - tra le altre - della Sandrigarden spa, nota impresa di Molteno specializzata nella produzione di tosaerba e affini, ammessa due anni fa al concordato preventivo.
Falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico era il reato ascritto ai tre soci senior della "holding", ai loro figli nonché soci "junior" e alla professionista lecchese, in relazione a dichiarazioni sottoscritte al cospetto del notaio Massimo Stefani in data 28.12.2009 al fine - stando al quadro accusatorio e a quanto emerso in sede dibattimentale a Lecco - di "arginare" il dr. Agostoni, fondatore della srl e storico amministratore unico della stessa pronto a sottoscrivere un aumento di capitale che gli avrebbe permesso di acquisire la maggioranza della "casa madre".
In primo grado in tribunale a Lecco il giudice Maria Chiara Arrighi aveva sentenziato la condanna dei sette a nove mesi, seppur con la concessione della sospensione condizionale; una pena leggermente più aspra di quanto chiesto dal sostituto procuratore Silvia Zannini (sette mesi), titolare del fascicolo penale. Era stata stabilita inoltre una provvisionale immediatamente esecutiva di 50.000 euro nei confronti della parte civile - la signora Giovanna Lorentz e le sue due figlie quali eredi del ragionier Livio Agostoni - in attesa della quantificazione, in sede civile, del danno patito dalla stessa.
Sempre in primo grado era stata disposta invece l'assoluzione degli imputati - perché il fatto non è più previsto come reato - dall'accusa di falsità in scrittura privata. All'origine di questa accusa, una supposta "alterazione" del libro giornale e dei mastrini del 2008 allo scopo di attestare l'avvenuto passaggio del credito vantato sull'impresa dai padri ai figli dando così la possibilità a quest'ultimi di utilizzare quel tesoretto (oltre un milione di euro) per la sottoscrizione "per compensazione" del già citato aumento di capitale che altrimenti gli avrebbe costretti a metter mano al portafogli o a "soccombere" al "ribelle" Agostoni, già revocato - per dissidi - dalla carica di "numero uno".
I sette imputati hanno presentato ricorso in Appello e in secondo grado sono stati assolti perchè il fatto non sussiste, nonostante l'intrevenuta prescrizione. Una sentenza che non è stata appellata dalle querelanti, che hanno restituito la provvisionale di 50.000 euro disposta in primo grado dal giudice Arrighi.
