La moltenese Elena Taffuri racconta la vita a Lanzarote, mutata dopo l'arrivo del Covid

Come si vive alle Canarie ai tempi del Coronavirus? Ce lo racconta Elena Taffuri, trentenne originaria di Molteno che da qualche tempo si è trasferita a Lanzarote. Un sogno divenuto realtà per la giovane che insieme al suo fidanzato ha aperto un'attività per turisti nell'incantevole scenario dell'isola spagnola. Poi è arrivato il Covid-19 a stravolgere la quotidianità di tutti, compresa quella di Elena che in un suo scritto inviatoci quest'oggi, ci racconta la difficile situazione che stanno vivendo le Canarie, ''in ginocchio'' senza il turismo a sostenere l'economia locale.

Elena Taffuri

Sono nata a Lecco, sono laureata in scienze motorie, ho trent'anni e da due vivo a Lanzarote con il mio fidanzato, dove abbiamo aperto un'attività per i turisti. Li accompagnamo a spasso tra vulcani, grotte, cactus e spiagge battute dal sole e dal vento ma mai ci siamo sentiti davvero isolati. Tante conoscenze, tanti progetti, il costume da bagno e la crema solare nello zaino tutto l'anno.
Poi lo tsunami del Coronavirus è arrivato anche da noi, poche ore dopo aver stravolto le vite dei nostri parenti e amici in Italia. Il surf camp in programma a metà marzo annullato, i venti ragazzi italiani che dovevano partecipare bloccati a casa con la promessa di ritrovarci a emergenza finita, chissà quando, l'affitto della bellissima villa con piscina che doveva ospitare il gruppo, disdetto. La stagione estiva è in forte dubbio, guardiamo timidi al prossimo autunno.
E così in un amen ci troviamo nella stessa identica condizione italiana, chiusi in casa con licenza giusto di uscire a fare la spesa. Stesse scene anche nei supermercati, all'inizio della crisi presi d'assalto dai turisti e dalla gente del posto. Qui l'acqua è stato il bene più ricercato, più delle mascherine nemmeno pervenute. Poi sono spariti i turisti e siamo rimasti soli, chiusi nel nostro residence a lanciare sfuggenti cenni di mano ai pochi vicini di casa rimasti, mentre i gatti numerosi hanno preso sempre più possesso degli spazi comuni e delle verande abbandonate.
Ed è qui che, per la prima volta, ho provato la sensazione di isolamento. Un isolamento profondo, che trascende la sensazione fisica di lontananza. Con la testa ai genitori anziani, a fratelli e ai nipotini, gli occhi alle immagini di città deserte e al saliscendi delle curve di contagi e alle bare che sfilano per le vie, l'isolamento è rapidamente scivolato in un amaro naufragare in un oceano mai così ampio. Dopo il naufragio l'impotenza: vorremmo capire di più cosa sta succedendo "a casa", essere vicini ai nostri cari per poter essere in qualche modo di aiuto e provare e prendere il controllo di una situazione che controllabile non è. Non ci resta che pregarli di non vedersi l'un l'altro e di rispettare rigorosamente ogni limitazione imposta dal governo italiano.
Attualmente sull'isola ci sono circa 70 persone positive. Confidiamo che la chiusura totale verso l'esterno ci permetta quanto prima di spegnere il focolaio e tornare quanto meno a fare le nostre passeggiate per provare a svagarci un po' in attesa che tornino i turisti. Nel frattempo il governo di Madrid ha adottato misure simili a quelle italiane come i 600 € a sostegno delle partite iva e una indennità di disoccupazione per i lavoratori dipendenti. In Italia si parla già di crisi economica per moltissime aziende e imprese ma qui, senza il turismo, non c'è futuro per nessuno, spagnoli e stranieri.

Elena Taffuri - Lanzarotescape

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