Monticello: dalla laurea in infermieristica anticipata, al servizio in ospedale a Lecco. Il racconto della 27enne Valentina Mauri

Valentina Mauri
In un periodo così difficile come quello che stiamo vivendo, avere il coraggio di mettersi in gioco, ponendosi completamente al servizio degli altri, è un atto di sacrificio importante.
Valentina Mauri è un esempio di tutto questo. Appena laureata in infermieristica si è subito messa alla ricerca di un'occasione concreta per offrire le proprie competenze nell'emergenza sanitaria in atto.
Classe 1993 e residente a Monticello, Valentina ha dimostrato grande coraggio, anticipando la propria laurea per potersi mettere subito al lavoro in questo momento in cui c'è tanto bisogno. ''Prima di intraprendere il corso di laurea in infermieristica ci ho pensato molto. Dopo aver concluso il liceo scientifico infatti, non avevo molta voglia di rimettermi a studiare e tra i tanti corsi professionalizzanti avevo scelto quello per diventare operatore socio sanitario. Nel percorso di formazione mi sono innamorata dell'ambiente ospedaliero, ma sono rimasta delusa dalla considerazione della mia professione che spesso veniva vista come un mero ausilio alle altre'' ci ha raccontato. ''Le competenze di oss non mi soddisfacevano: sentivo il bisogno di chiudere il cerchio dopo aver capito che quello che volevo era vivere in un ambiente sanitario dove lavorare in prima linea. Per poter quindi dare di più ho deciso di iscrivermi al corso di scienze infermieristiche: un percorso intenso e a volte pesante, ma che ho portato fino alla fine. Certo, non avrei mai pensato di laurearmi nella mia stanza, di fronte ad un pc e ad una webcam''.
Quando a Valentina è stato detto che avrebbe potuto laurearsi in anticipo per poter sostenere il servizio sanitario nazionale in questo momento di crisi era l'inizio di marzo e ne è rimasta spiazzata. ''In un primo momento ero spaventata perché non ero sicura di riuscire a concludere la mia tesi in meno della metà del tempo, buttandomi immediatamente non solo nel mondo ospedaliero, ma in una vera e propria pandemia. Nonostante questo ho deciso di prendere il coraggio fra le mani e di immergermi completamente nel lavoro per poter essere in grado di fare tutto quello che potevo in questa emergenza'' ha proseguito la monticellese.
L'esame di laurea e l'abilitazione alla professione infermieristica normalmente avvengono in due fasi distinte: la prima prevede una prova di settantacinque minuti nei quali al candidato/a viene sottoposto un caso clinico sul quale vengono poste delle domande. Se a queste viene data la risposta corretta, in un secondo giorno si svolge la discussione e la proclamazione della laurea in aula magna nella sede dell'Università Bicocca a Monza. Se tutto fosse stato regolare, Valentina avrebbe svolto il suo esame di stato il 2 aprile e la discussione qualche giorno più tardi.
Data la situazione sanitaria in cui versa il paese invece, la monticellese come tanti altri studenti di infermieristica di tutta italia hanno ricevuto una vera e propria chiamata al sevizio che li ha posti nelle condizioni di dover accelerare il lavoro di preparazione della propria laurea. Valentina stessa ha dovuto concludere la tesi una decina di giorni prima della discussione.
''L'11 marzo la mia laurea si è svolta in maniera un po' differente; oltre alle modalità che mi hanno permesso di laurearmi da casa, l'esame di stato e la discussione si sono svolti nella stessa sessione, quindi dopo circa un'ora dall'essermi collegata, ero già laureata e pronta per entrare in servizio. Nella mia tesi sono andata ad indagare quali sono gli interventi nel bambino per prevenire il sovrappeso e l'obesità, scoprendo che gli interventi migliori sono quelli di prevenzione ed educazione alimentare oltre che nell'ambito della vita attiva".
Valentina non si aspettava che la sua laurea si sarebbe svolta in questo modo; avrebbe voluto che il giorno della sua discussione ci fossero dei festeggiamenti e tanta gioia; purtroppo non è stato così. "Quando mi sono laureata, l'unica cosa che ho percepito è stata la freddezza della situazione, anche il semplice stringere le mani ai professori che compongono la commissione non è stato possibile, anche il semplice applauso dei miei amici e compagni di corso, non c'è stato. Ma tutti i festeggiamenti sono solo rimandati, troverò l'occasione non solo per festeggiare il mio traguardo, ma anche per festeggiare l'uscita da questa situazione, la vittoria sul virus'' ha continuato la giovane infermiera.
Valentina si è sentita soddisfatta del suo lavoro, soprattutto perchè non appena ricevuta la chiamata, si è prontamente messa a disposizione dell'emergenza. ''Noi infermieri che ci troviamo in questa situazione siamo come dei solfati a cui hanno insegnato solo la teoria su come si spara, ma che ora si trovano in prima fila a combattere contro un enorme carro armato. È proprio questo quello che mi spaventa: il fatto che i miei tirocini li ho conclusi due anni fa ed ho paura di aver perso a la manualità e le capacita per affrontare questa situazione".
Valentina nei giorni successivi alla nostra prima intervista telefonica ha partecipato ad un concorso aperto dall'Azienda socio sanitaria territoriale (ASST) di Lecco dopo l'iscrizione all'albo degli infermieri ed è entrata a far parte dello staff dell'Ospedale Manzoni, nei reparti Covid-19. ''La ricerca non è stata difficile perché l'ASST della nostra provincia cercava infermieri e mi hanno chiesto di partecipare al concorso indetto per questa emergenza. Da lì a due giorni mi hanno contattata, per poi procedere alla visita e agli esami pre assuntivi. Dopo queste visite ci hanno insegnato come utilizzare i dispositivi di protezione individuale: per prendere contatto con un paziente ci si deve bardare con i calzari, tipo i copri-scarpe, il camice, la cuffia e sopra la cuffia vanno indossati gli occhiali uno schermo protettivo, due paia di guanti e mascherina del tipo FFP2 ricoperta poi con una mascherina chirurgica. Dopo aver appreso queste nozioni di base, ho cominciato a lavorare a fine marzo".
Valentina ci ha raccontato che l'approccio alla sua professione è stato migliore rispetto a quello che si aspettava. "Tutto ciò che avevo imparato in tirocinio era ancora in me, nelle mie mani, come quando si impara ad andare in bicicletta. La cosa più difficile che ho dovuto affrontare è stato l'ambito organizzativo del reparto poichè, data la situazione, è necessario prendere tutte le misure di sicurezza utili per proteggere se stessi e gli altri. L'organizzazione trova le sue radici nel rapporto di fiducia tra gli infermieri che lavorano insieme''.
Valentina si considera fortunata dato che ha trovato delle persone comprensive in ospedale che per qualsiasi cosa sono disponibili ad aiutarla: navigando tutti insieme in un mare in tempesta è giusto che ci si aiuti a vicenda per poterne uscire tutti sani e salvi.
I primi turni di Valentina sono stati chiaramente pieni di timori e paure, preoccupazioni che si sono un po' sopite con il passare del tempo. ''Sono sempre riuscita a gestirmi e mi sono sorpresa di me stessa: dopo i primi turni nei quali ho affiancato un infermiere con esperienza, sono riuscita a conquistare progressivamente autonomia, imparando ad affrontare le difficoltà del caso. Sino ad ora sono anche stata fortunata per il fatto di non aver ancora visto alcun paziente perdere la vita davanti ai miei occhi. Purtroppo morire qui, in un letto di ospedale in quarantena, fa si che questa drammatica esperienza la si debba affrontare da soli, senza nessuno dei propri cari a fianco'' ha concluso.
Valentina è comunque molto felice di aver preso servizio in ospedale, di aver affrontato questa corsa per poter rendersi utile in questi giorni nei quali vi è tanto bisogno. Tutti coloro che come lei, si mettono al servizio degli altri con tutte le loro forze e con le proprie competenze meritano un grande e sentito ringraziamento per lo spirito di sacrificio che oggi, più che in tutti gli altri giorni, stanno mettendo in ogni loro respiro.
Giovanni Pennati
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