Quale lavoro e quale mondo

Molto interessante, come al solito, l'articolo del prof. Stefano Motta “FONDATA SUL LAVORO”, che richiamandosi al 1° Maggio appena trascorso espone alcune sue argute considerazioni.

Su quel “FONDATA SUL LAVORO” mi sono tornate alla mente, sempre sullo stesso tema, alcune mie valutazioni che avevo affidato ad uno scritto del 2007 da lavoratore in lotta ed ora invece pensionato che non rinuncia comunque a pensare. Qui alcuni mirati stralci :

“Ritorno col pensiero alla nostra preziosissima Costituzione che abbiamo da poco difeso da una smaniosa voglia di presunta modernità e da un libricino per studenti universitari leggo : “ Art.1 : L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro “ ; nelle note alla voce lavoro c’è scritto : “ valore fondamentale che qualifica la forma di Stato e che impone il perseguimento di una politica di difesa sociale attraverso la promozione e la tutela di ogni attività lavorativa “ ;  come  nell’introduzione al titolo III che regola i rapporti economici si legge : “….I rapporti di lavoro e di produzione non sono stati dal costituente abbandonati al libero gioco del mercato, in quanto la Costituzione impone allo Stato di assicurare il rispetto della libertà, della sicurezza e della dignità umana e la piena realizzazione del diritto al lavoro “.
“Art.35 : la Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni…”
“Art.41 : L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale od in modo di recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana….”; nelle note trovo :
“ Utilità sociale : ogni attività privata, sebbene finalizzata al perseguimento di un profitto personale, non può identificarsi con l’interesse esclusivo dell’imprenditore, ma deve realizzare , seppure indirettamente, interessi della società nel suo complesso. Nel disegno del legislatore costituente, lo sviluppo economico non è un fine, ma un mezzo per la realizzazione dei valori fondamentali della persona e dei doveri di solidarietà sociale. “
“ Art.42 : La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti od a privati. La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti. “; nelle note si legge : “ Funzione sociale : Il diritto di proprietà deve soddisfare contestualmente l’interesse individuale del suo titolare e l’interesse della collettività, con il quale l’esercizio del diritto potrebbe entrare in conflitto, in tal caso fra l’interesse privato e quello sociale, è quest’ultimo a prevalere.”
In definitiva ne conseguirebbe , sia per la norma che per lo spirito della nostra Costituzione, che occorre ricordarlo sempre, è la Magna Charta della nostra convivenza civile, che l’imprenditoria è legittimata pienamente non unicamente “pro-domo sua“ ( interesse privato ) ma in quanto anche finalizzata a scopi sociali ( posti di lavoro ).
Perciò se l’imprenditore prescindesse dai fini sociali, non sarebbe più legittimato socialmente anzi, se fosse solo mosso da intenzioni speculative particolari ( ad esempio lo “sfruttamento“ di marchi produttivi italiani per commercializzare sostanzialmente prodotti d’importazione oppure “svuotare” aziende per fare business immobiliare sulle aree dimesse …ecc., ecc…) finirebbe col diventare un vero e proprio “parassita sociale” e quindi andrebbe, Costituzione alla mano, contrastato sia dallo Stato che dalla Società Civile ( compreso il mondo dell’informazione ).....
Altra cosa sarebbe di un imprenditore che s’impegnasse realmente a fondo, anche e soprattutto in un contesto difficile di mercato, a coniugare giuste esigenze di profitto con l’altrettanto irrinunciabile funzione sociale d’impresa ( dare posti di lavoro ). A quest’ultimo non potrebbe non andare la stima e la riconoscenza di tutti.”

Come non misurare, allora e più ancora oggi, le stridenti contraddizioni tra il nostro dettato costituzionale ed il planetario mondo reale in cui ci ritroviamo a vivere. Contraddizioni che risultano ulteriormente amplificate da questa crisi pandemica che è, quindi, anche di sistema.
Soprattutto come non rilevare e denunciare da parte di tutti, intellettuali in primis in quanto “sentinelle” , una della sue massime distorsioni : l'aver reso più vantaggioso far soldi coi soldi ( “la dittatura di un'economia senza volto e senza uno scopo veramente umano”, come la definisce papa Francesco) invece che con il Lavoro ( la cosiddetta Economia reale).
Per farsi un'immediata idea a quale polveriera siamo tutti esposti e di come siamo ancora immersi in un sistema strutturalmente ingiusto basterebbe vedere questo eloquentissimo filmato del 2010 (ancora attualissimo, visto che nulla è “normativamente” cambiato), scomodo premio Oscar e non casualmente riproposto da poche nostre tv solo a orari notturni.

https://peertube.uno/videos/watch/128e16ec-e804-43c4-a1ee-ed56bf6379bd
Germano Bosisio
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