Bulciago, Sicor: protesta dei lavoratori dopo l'annuncio della chiusura. Sindacati, ''109 le famiglie a rischio, ci opporremo''
Presidio questo pomeriggio nel piazzale esterno della Sicor srl (Teva) dove, a due passi dalla SP342, i dipendenti hanno manifestato contro la decisione dell'azienda di chiudere il sito produttivo di Bulciago, specializzato nella produzone di principi attivi per farmaci utilizzati per la cura di diverse patologie.
Le immagini del presidio di oggi pomeriggio a Bulciago
Secondo quanto è emerso dalle ''voci'' dei lavoratori, la società non si era mai espressa sulla decisione di cessare l'attività in paese. La notizia della chiusura è stata comunicata ai dipendenti lo scorso martedì; convocati dall'azienda - si pensava per discutere sull'andamento attuale della produzione - hanno invece appreso la drammatica realtà.Decise a questo proposito sono state le voci dei sindacalisti Nicola Cesana (Cgil), e Celeste Sacchi (Uil). ''Dopo la decisione annunciata settimana scorsa da Sicor relativa alla chiusura dello stabilimento di Bulciago è evidente che noi abbiamo dovuto reagire. Oggi i dipendenti di tutti i turni hanno aderito allo sciopero di otto ore che abbiamo proclamato; in concomitanza con il presidio, alle ore 16 presso la sala mensa dell'azienda, è stato programmato un incontro in videoconferenza con le nostre Segreterie Nazionali, le RSU di tutti gli altri siti Sicor in Italia e la direzione aziendale. Un incontro il cui oggetto è quello ovviamente di chiedere risposte all'azienda sulla chiusura. Questa è la situazione odierna e l'intento nostro e dei lavoratori è quello di spingere la società a recedere dal proposito di chiudere lo stabilimento e soprattutto di smantellarlo, cioè di non consentire che prosegua l'attività produttiva magari esercitata da soggetti diversi da TEVA stessa'' ha spiegato Cesana.
''Il problema principale è proprio questo, perché nel caso in cui venisse chiusa e smantellata l'azienda ci sarebbero 109 famiglie che non avrebbero di che vivere. Se venisse messo in vendita, lo stabilimento potrebbe invece essere acquisito da una società terza, con la capacità e la voglia di investire in Italia. In questo modo i lavoratori avrebbero diritto ad un anno di cassa integrazione straordinaria che altrimenti fra tre mesi non spetterebbe loro e darebbe corpo ad una crisi sociale non indifferente. Cercheremo quindi di fare cambiare idea in tutti i modi all'azienda. Per quanto riguarda il ricollocamento dei dipendenti non è ancora stato comunicato nulla. Non hanno parlato né di numeri, nè è stato fornito alcun nominativo" ha continuato Celeste Sacchi.
Anche i rappresentanti RSU hanno espresso un parere analogo, allacciandosi alla decisione assunta da un'altra multinazionale, la Henkel, che ha recentemente annunciato la chisura del sito di Lomazzo, nel comasco. ''Noi pensiamo che due aziende sane come loro avrebbero potuto aspettare tranquillamente un altro momento per la chiusura. La Sicor esiste da cinquant'anni e fino a domenica scorsa noi dipendenti abbiamo continuato a lavorare su triplo turno, 7 giorni su 7, senza interruzioni per le feste e nemmeno durante il periodo Covid-19. Lasciare tutte queste persone, alcune delle quali monoreddito, in questa situazione difficile è davvero una pugnalata alle spalle'' ha raccontato Stefano Rizzi.
La speranza dei lavoratori e di chi li rappresenta è quella di riuscire ad accedere alla cassa integrazione, o di usufruire in altri casi dell'accompagnamento alla pensione, aspettando la riforma sugli ammortizzatori sociali. Questo sito, quello di Bulciago, alla fine dell'anno precedente avrebbe chiesto ai dipendenti di proseguire la produzione a ciclo continuo il 28, 29 e 30 dicembre, perché il lavoro era tanto. ''Questo sito è riuscito a superare il 100% delle attese e ha fatto meglio di tante altre sedi TEVA in Italia, ma la risposta che abbiamo ottenuto è stata la chiusura'' hanno raccontato i dipendenti.
In tantissimi hanno manifestato il proprio disorientamento davanti alla drammatica notizia, e non si sono tirati indietro nel raccontare la loro esperienza. ''Io lavoro per Sicor dal 1997. All'inizio, dopo la comunicazione inaspettata, lo sgomento è rimasto dipinto sulle nostre facce; non ci è rimasta né la forza, né la voglia di fare rumore perché è qualcosa che ti abbatte in una maniera devastante, e che credo possa provare solo chi lo vive in prima persona. Dal punto di vista mentale soprattutto è stato sconvolgente, perché abbiamo subito pensato a come poter mantenere la nostra famiglia senza uno stipendio. È un evento che toglie cinque anni di vita, perché inaspettato e allo stesso tempo devastante. Pensando inoltre che oggi come oggi non esiste più quella facilità di anni fa, di trovare un altro posto di lavoro, soprattutto all'età di 55/56 anni, quando sei vecchio ma non abbastanza. È dura ma cercheremo di tirare più in là possibile" ha parlato Claudio Fossati, uno dei dipendenti del sito bulciaghese.
Come supporto ai lavoratori, oltre a tutti i rappresentanti sindacali, erano presenti anche un gruppo di ex lavoratrici della Voss di Osnago e della Henkel di Lomazzo, con questi ultimi nella medesima situazione dei colleghi bulciaghesi. ''Stanno licenziando anche da noi in modo repentino, la comunicazione è arrivata l'11 febbraio e a giugno hanno intenzione di chiudere i battenti. Capiamo bene cosa si prova e cosa passa nella mente di chi riceve notizie di questo carico giunte come un fulmine a ciel sereno e ovviamente siamo solidali come loro lo sono stati questa mattina a venire a supportarci a casa nostra. È diventato difficile lavorare e dare un futuro ai nostri figli a 55 anni appena compiuti e guardare in faccia la famiglia la sera con il pensiero che il giorno dopo non ci sarà più il posto di lavoro è davvero svilente" ha dichiarato Roberto Bambace.
Ora non resta che attendere lo sviluppo della trattativa e l'eventuale risposta che darà l'azienda a questa decisa protesta della forza lavoro.
Mari.T.